Contenuto sponsorizzato
Sport | 16 luglio | 18:00

Vi è mai capitato di perdervi tra “le montagne di casa”? In alcune circostanze può rivelarsi un'opportunità per ritrovarsi

A volte può essere importante perdersi, in montagna come nella vita di tutti i giorni: ma ancora più importante è ritrovarsi, arricchiti di una nuova consapevolezza

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Vi è mai capitato di perdervi tra “le montagne di casa”? Quelle di cui credete di conoscere ogni piega, ogni solco, ogni cambio di pendenza?

 

A me è successo sabato scorso, durante un giro in bicicletta che in sé non doveva contenere elementi di novità, se non quello di connettere due salite che avevo già percorso in passato: quella che porta sul monte Novegno e quella che sale sul monte Summano (Prealpi vicentine). Nulla di apparentemente originale, quindi.

 

Tutto si stava svolgendo regolare, come da programma. Senonché, dopo un paio di chilometri dall'inizio della salita, forse distratto dai pensieri o molto più realisticamente a causa della giornata calda e afosa, mi sono sorpreso a pedalare su una strada inedita che prima ha iniziato a stringersi, poi a scrollarsi di dosso l’asfalto e infine a impennarsi all’inverosimile, in uno sfasciume di pietre e terra (probabilmente smossa dalle recenti piogge).

 

Che fare? Andare avanti caricandomi per lunghi tratti la bicicletta in spalla, o tornare indietro alla ricerca di un terreno più agile e conosciuto?

 

Avevo diverso tempo a disposizione, la borraccia era piena e il cibo non mancava: ho deciso di proseguire. Inutile edulcorare la narrazione: è stato un patimento. I boschi sempre più fitti, le pendenze in costante crescita, il fondo malfermo, un’afa che sembrava provenire dalle viscere della terra. Inghiottito dalla montagna, sono riemerso sulla strada principale dopo tre chilometri. “La fontana!”, ho mormorato con la bocca socchiusa, alla vista in lontananza di una contrada familiare. Con la testa sotto il getto fresco, le riflessioni sono tornate a fluire. Un benefico torpore ha invaso il corpo e, all’ombra di un sorbo, mi sono seduto per pranzare.

 

In quello stato di profondo benessere – il benessere che accompagna gli sforzi fisici – ho pensato che alla fine perdersi, quando il terreno non si presenta particolarmente pericoloso, può anche rivelarsi un modo per ritrovarsi: offre nuove prospettive a contesti familiari; proietta nel solco di quel desiderio di avventura e curiosità da cui tutto nasce, ma che non di rado – adagiati sulla confortevole sicurezza di esperienze che già conosciamo – tende a dissolversi negli anni.

 

A volte credo sia importante perdersi, in montagna come nella vita di tutti i giorni: ma ancora più importante è ritrovarsi, arricchiti di una nuova consapevolezza.

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Cultura
| 21 gennaio | 08:15
Durante il discorso di insediamento, ha promesso che il monte Denali (con i suoi 6190 metri d'altezza il più alto del Paese) tornerà a chiamarsi come stabilito nel 1917. Ecco i motivi
Idee
| 21 gennaio | 06:00
Promosso dal gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano e giunto nel 2025 alla quarta edizione, il premio chiede alle sezioni CAI di segnalare figure emblematiche nel preservare saperi e tradizioni dei paesi montani
Ambiente
| 20 gennaio | 19:19
 Specialmente tra la dorsale abruzzese e quella umbro marchigiana abbiam vissuto dei valori termici davvero molto bassi, con temperature che a 2000 metri hanno sfiorato anche i -12°C. Nel video siamo sul Vettore (Parco Nazionale dei Monti Sibillini immortalato da Paoloantonio D’Ettorre)
Contenuto sponsorizzato