Neve portata coi camion, un sindaco sul piede di guerra e tante domande senza risposta: la "tempesta perfetta" si abbatte sul biathlon francese
Proprio nei giorni in cui la Coppa del mondo di biathlon arriva in Francia, il sindaco di Annecy ha annunciato che l'amministrazione non sosterrà più (economicamente e logisticamente) l'evento che ogni anno porta il grande biathlon sulle Alpi francesi a Le Grand-Bornand: alla base di questa decisione, motivazioni legate alla (scarsa) sostenibilità ambientale. Il direttore generale di Protect Our Winters France, Antoine Pin: "Gli inverni stanno cambiando, e deve cambiare per forza anche il business degli sport invernali. Le Olimpiadi in arrivo? Siamo preoccupati"

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Partiamo dalla notizia, che pur non essendo del tutto sorprendente, lascia comunque il segno.
Un po’ come quando si realizza una promessa che è rimasta nell'aria per molto tempo, quando qualcosa di annunciato da sempre alla fine diventa concreto: da un lato te lo aspettavi, dall’altro l’effettiva realizzazione ha un impatto emotivo più forte di quanto avresti mai immaginato.
Siamo in Francia: il comune di Annecy tramite il suo sindaco François Astorg, uno che evidentemente non vuole essere ambientalista solo a parole, ha annunciato che non sosterrà più la tappa di Coppa del Mondo di biathlon a Le Grand-Bornand per il periodo 2026-2030. Cosa significa in termini concreti, lo ha spiegato lui stesso con una lunga intervista a Libération: verranno interrotti un finanziamento da 100.000 euro l'anno, il supporto logistico e la promozione dell'evento.
Una decisione motivata da "preoccupazioni legate al cambiamento climatico" e dalla "necessità di ripensare gli eventi in località di media montagna per adattarsi al riscaldamento globale". Nonostante l'importanza e il non trascurabile impatto economico che l'evento ha sul "suo" territorio comunale insomma, Astorg ha voluto privilegiare la necessità di sviluppare modelli più sostenibili per il futuro delle montagne.
Wow. Ma come siamo arrivati a questo punto? E come si mettono le cose da qui al 2030, anno in cui proprio Le Grand-Bornand ospiterà le gare di biathlon delle Olimpiadi Invernali delle Alpi Francesi?

MONTAGNA
Annecy è un luogo incantevole: si trova a fondo valle, a circa 400 metri di altitudine, è una città circondata dalle montagne e che si affaccia sul lago, meraviglioso, che porta il suo nome.
Un comune da circa 130 mila abitanti che fonda la sua notorietà su turismo ed eventi, in particolare eventi sportivi: l’Alta Savoia è a tutti gli effetti la culla del grande biathlon transalpino.
Partendo in macchina da Annecy, dopo circa 40 minuti di strade in salita e tornanti, si arriva a Le Grand-Bornand, una piccola cittadina intorno a quota 1.000 di altitudine che fa da ideale base di partenza per tutto il vasto comprensorio sciistico circostante: è qui che si danno battaglia in pista e al poligono i migliori biatleti del mondo, nelle gare internazionali ospitate da quella che oggi in Francia è l’unica struttura di biathlon con “licenza A”, cioè con i requisiti tecnici e logistici per poter ospitare gare di Coppa del mondo, Mondiali ed Olimpiadi.
Cosa significa organizzare la tappa di Coppa del Mondo? Beh, per Le Grand-Bornand significa ospitare 6 gare in 4 giorni, con oltre 300 atleti di 30 nazioni diverse protagonisti. E soprattutto, un giro, complessivamente, da 60.000 spettatori in tribuna e lungo il percorso.
Insomma, un indotto economico sul territorio di primo livello, anche perché poi c’è da contare “l’effetto televisivo” assicurato dalla potenza mediatica di uno sport, il biathlon, che anno dopo anno si sta avvicinando al gradino più alto degli sport invernali maggiormente seguiti in Europa, ed è trasmesso in 45 Paesi di tutto il mondo.
La Francia poi del biathlon è una vera e propria corazzata, l’unica alternativa credibile allo stra-dominio della Norvegia nel settore maschile e la nazione leader assoluta nel femminile.
E allora qual è il problema?

ECCOLI I PROBLEMI: CLIMA, NEVE, SOLDI
L’ultima edizione della Coppa del mondo disputata a Le Grand-Bornand nel dicembre 2022 è stato un mezzo disastro logistico e sportivo, cominciato qualche giorno prima con una lunga fila di camion carichi di 24.000 metri cubi di neve artificiale portata allo stadio già a fine novembre, conservata “così così” sulla pista e poi oggetto di infinite polemiche tra atleti e addetti ai lavori durante i giorni di gare.
Una condizione di neve talmente assurda da provocare gare “folli” in cui si vedeva tutto tranne che sci di fondo, con gli atleti a “pattinare” a vuoto sulle piste di neve marcia ormai ridotta quasi ad acqua nonostante i tentativi con tutte le sostanze possibili immaginabili di mantenerla "praticabile": e di conseguenza con risultati talmente strani da essere
Una situazione che evidentemente non ha avuto ricadute solo tecniche e che ha accentuato il dibattito che ruota, in maniera sempre più insistente, negli uffici di chi prende le decisioni del futuro degli sport invernali: in uno contesto mondiale di crisi climatica in cui le temperature aumentano e le nevicate sono sempre di meno si può ancora pensare, nel 2024, di investire risorse e "visioni" in strutture e sedi di gara di sport invernali a 1.000 metri di quota?
Annecy ha detto un "no" forte e chiaro, cambiando direzione nei suoi investimenti e mettendo a questo punto non poco in difficoltà il comitato organizzatore di Le Grand-Bornand in vista dei prossimi appuntamenti con orizzonte Olimpiadi 2030.
Se non altro, per la tappa di Coppa del mondo 2024 che si disputerà in terra francese proprio in questi giorni (tra il 19 e il 22 dicembre) non ci sono problemi particolari all'orizzonte: qualche giorno fa è arrivato il "via libera" dell'Ibu, l'organizzazione internazionale, che ha verificato le condizioni dell'impianto (in versione ben più invernale che nel passato, fortunatamente) e decretato che lo spettacolo può continuare.
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"IMPATTO MOSTRUOSO, E NESSUN COINVOLGIMENTO DELLA CITTADINANZA"
Ma i punti di domanda restano tanti, anzi tantissimi, sul fronte della sostenibilità ambientale. Antoine Pin, direttore generale di Protect Our Winters France, è uno che sulle Alpi francesi è nato e cresciuto: la sua voce, mentre parla a L'Altramontagna, è carica di preoccupazione.
"La Coppa del Mondo di biathlon a Le Grand-Bornand - racconta Antoine - è un grande evento, certo. Ed è stato sostenuto economicamente e logisticamente dalla città di Annecy per molti anni. Ma col tempo le cose cambiano, e sta emergendo una realtà dei fatti sempre più stringente: organizzare competizioni di questo calibro a questa altitudine, in questo periodo dell'anno, è sempre più complicato. Manca neve, le temperature sono sempre più alte. E l'impatto ambientale di un evento così è pesante, soprattutto a causa delle emissioni di anidride carbonica legate ai trasporti".
Una situazione che gli organizzatori, secondo le associazioni ambientaliste e l'amministrazione, stanno affrontando senza centrare il punto. "Sono state introdotte alcune novità nei trasporti, come i bus navetta gratuiti per chi raggiunge Annecy in treno, ma queste misure sono ancora ampiamente insufficienti. Nei prossimi giorni solo il 5% del pubblico utilizzerà quei bus gratuiti, mentre circa l'80% dei trasporti avverrà ancora in auto. Parliamo di numeri enormi: 60.000 persone con un servizio di mobilità che fa acqua da tutte le parti, non compatibile con quelli che dovrebbero essere gli obiettivi climatici e ambientali di questo tipo di appuntamenti".
Insomma, forse tutto sommato la scelta del sindaco Astorg di togliere il supporto della sua amministrazione non è del tutto infondata: "Sono d'accordo con lui - prosegue Pin - sul fatto che le risorse e il sostegno delle casse pubbliche dovrebbero essere riservati solo ad eventi che operino in linea con una visione sostenibile e rispettosa del territorio. Insomma, questa presa di posizione di Annecy può essere di stimolo per gli organizzatori e spingerli a dimostrare una vera ambizione climatica e ad adottare soluzioni reali a problemi enormi. Sì, l'impatto economico è significativo e porta benefici: ma non possiamo ignorare l'impatto ambientale, il rispetto che va garantito agli ecosistemi e alle comunità locali coinvolte".
"La neve artificiale è spesso presentata come una soluzione, ma è una soluzione temporanea che comporta grandi costi ambientali e idrici. La domanda fondamentale è: i cittadini sono d'accordo con questo utilizzo dell'acqua, risorsa fondamentale del loro territorio? Se c'è un consenso chiaro, allora si può considerare. Ma dobbiamo pensare anche ad altri strumenti e a come adattarci a un clima che cambia: la neve artificiale se fa troppo caldo non serve comunque a nulla. Gli inverni stanno cambiando, e deve cambiare per forza anche il business degli sport invernali. Per quanto si possa è evidente che c'è una quota, intesa come altitudine, al di sotto della quale sarà sempre più difficile sostenere competizioni sulla neve".
E nel 2030 la sfida sarà ancora più grande. Sotto tutti i punti di vista. "Se sono preoccupato per l'arrivo delle Olimpiadi invernali? Sì, lo sono. La situazione politica del governo di Parigi estremamente instabile non ha aiutato, in questi mesi: non c'è ancora un ministro dello sport, non c'è ancora un vero e proprio comitato organizzatore francese. E la decisione di ospitare i Giochi è stata calata dall'alto senza coinvolgere in alcun modo le comunità locali. Le Olimpiadi potrebbero essere una grande opportunità per innovare, per mettere la sostenibilità e l'ambiente al centro dell'agenda di sviluppo del Paese. Non per frenare il progresso, ma per accompagnare i cambiamenti a cui stiamo assistendo: e invece queste Olimpiadi per ora sono un'entità senza volto che sta ignorando il parere e la sensibilità delle comunità locali. Con il rischio molto concreto che verranno ripetuti gli stessi errori del passato".
"Abbiamo già visto cosa è successo con Milano-Cortina: il tempo vola, le idee rischiano di rimanere tali. È tempo di agire".