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Sport | 15 novembre | 13:30

Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra le acque di Barcis e del Cellina

Un rilassante anello intorno al Lago di Barcis, ai piedi friulani dell’Alpago, abbinato all’esplorazione della profonda Forra del Cellina

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’autunno, con i suoi colori e i suoi silenzi, è la stagione ideale per scoprire quei territori delle nostre Alpi che spesso – e a torto – sono solo lo sfondo di un rapido passaggio in auto, diretti a mete più in quota e più celebri, dove mettersi alla prova con percorsi lunghi e impegnativi. Magari, passando, guardiamo con una certa sufficienza, con un sorriso quasi di compatimento, quelle persone che in piena estate affollano i parcheggi e i ristori di fondovalle. Ed ecco che, invece, anche questi luoghi, nel cuore dell’autunno, quando la montagna inizia ad assopirsi aspettando l’inverno e in giro si vedono pochi turisti ed escursionisti, si lasciano scoprire regalando intense emozioni. Uno di questi luoghi, e tra gli angoli più affascinanti del Friuli – Venezia Giulia, è il Lago di Barcis. Incastonato nel cuore della Val Cellina, e circondato da montagne che sembrano proteggere questa gemma, il bacino artificiale di Barcis non è solo uno specchio d’acqua di grande fascino, ma anche una porta d’accesso a percorsi naturalistici che svelano un’inaspettata biodiversità.

 

Intorno al lago
Parto dal paese di Barcis, affacciato sulla sponda settentrionale del lago a 409 metri di quota. Questo piccolo borgo compare in un documento già nel XII secolo, anche se le sue origini sono più antiche. Nel corso dei secoli, Barcis si è sviluppato come centro per il commercio del legname e dei prodotti legati alla montagna, diventando il cuore pulsante di una comunità rurale legata a queste terre. Inizio l’escursione seguendo l’anello che corre tutto intorno al lago, in senso antiorario. Il percorso è comodo, ben segnalato e costeggia gran parte delle rive, permettendo di ammirare le caratteristiche tonalità smeraldo delle acque e le montagne che vi si riflettono. In autunno, la luce radente del mattino illumina il paesaggio in modo particolare, creando un effetto che rende il cammino ancora più suggestivo. I colori caldi delle foglie si rispecchiano nell’acqua, e l’aria è fresca, ma ancora mite, perfetta per una camminata rilassante. Mentre avanzo lungo la ciclopedonale, i rumori del paese si dissolvono rapidamente. La quiete del lago è interrotta solo dal volo di qualche uccello acquatico e dal fruscio delle foglie che cadono. Il percorso si inoltra tra i boschi e lascia intravedere scorci meravigliosi sulla superficie del lago e, verso ovest, sui monti d’Alpago, che in questa stagione sembrano un quadro dipinto da mani esperte. Raggiungo in breve la passerella in località Fontane, che mi porta sulla sponda opposta del lago, da dove seguo la strada e e poi il Sentiero degli Alpini, che corre parallelo alla rotabile, ma più vicino al lago. Supero l’antico ponte in pietra che supera la forra del torrente Caltea, poi attraverso gli ampi prati della località Vallata, e ancora boschi di faggio e latifoglie, con lo sguardo che si posa, verso nord, sulla dorsale del Resettum. Torno sulla strada e in discesa raggiungo il nuovo ponte, che evito seguendo, a destra, la breve breve galleria che sbocca proprio sulla diga in calcestruzzo. Lo sbarramento artificiale venne costruito tra il 1952 e il 1954 per lo sfruttamento delle acque del Cellina, ma serve anche per la gestione degli acquedotti e per l’irrigazione in pianura. Camminando sulla diga, mi affaccio sulla profonda gola del torrente Cellina, che mi attrae irresistibilmente: mi bastano pochi passi per raggiungere l’inizio della seconda parte della mia escursione di oggi, il Sentiero del Dint.


Il Lago di Barcis e la sua diga, con l’inizio della Forra del Cellina, visti dal primo belvedere del Sentiero del Dint. © Alessio Battistella

Sopra acque impetuose
Questo itinerario è più impegnativo rispetto all’anello del lago, ma ripaga ogni passo con panorami intensi e scorci naturali unici. Il sentiero prende avvio poco prima di raggiungere, provenendo dalla diga, la località di Ponte Antoi, e si addentra subito in un fitto bosco di faggi. La salita è costante, ma mai troppo ripida, e il sentiero è ben tracciato, rendendo l’escursione accessibile anche a chi non è abituato a percorsi particolarmente impegnativi. Lungo il cammino, alcuni pannelli esplicativi raccontano la storia geologica della Forra del Cellina, la gola profonda scavata nei millenni dal torrente Cellina, oggi riserva naturale. Dopo pochi minuti di salita, raggiungo il primo belvedere, un balcone naturale sospeso sopra la gola. Da qui lo sguardo abbraccia la diga, il lago e la valle sottostante, in uno scenario dove natura e ingegno umano sembrano convivere in armonia. Il silenzio è interrotto solo dal mormorio del torrente, che scorre lento e nascosto tra le rocce. Una volta, la Forra del Cellina era attraversata dalla vecchia strada che collegava i paesi della valle, che oggi, chiusa al traffico, ha ritrovato il suo aspetto originario e selvaggio. Proseguo lungo il sentiero, che alterna brevi tratti pianeggianti a saliscendi, accompagnato dai profumi del bosco autunnale, che sembra quasi vivere una seconda primavera, una stagione di passaggio che esprime una bellezza silenziosa e potente. Arrivato al secondo belvedere, mi fermo a osservare la gola più da vicino. Qui il torrente Cellina, con la sua forza millenaria, ha scavato solchi profondi, modellando il paesaggio in modo sorprendente. La roccia, levigata dall’acqua, è segnata da venature che raccontano la storia antica di questa terra, fatta di movimenti tettonici e trasformazioni lente, impercettibili all’occhio umano, ma visibili nei segni lasciati dalle ere geologiche. Il contrasto tra le rocce grigie, le acque verdi e le chiome dorate degli alberi che si affacciano sulla gola crea un’immagine di rara suggestione. Il sentiero si inoltra di nuovo nel bosco, portandomi al terzo e ultimo belvedere, da cui si scorge anche il piccolo borgo di Andreis. Il sentiero comincia ora a scendere, portandomi in breve su una strada asfaltata, che seguo verso ovest prima in salita, poi in discesa, tornando a Ponte Antoi. Sono passate diverse ore dalla mia partenza, e mentre supero il terrapieno che chiude a oriente il lago, per tornare a Barcis, il sole che sta per calare tinge il lago di riflessi dorati, e in questa luce il paesaggio sembra ancora più magico.

 

IL PERCORSO
Regione: Friuli – Venezia Giulia
Partenza e arrivo: Barcis (409 m)
Accesso: da Pordenone si procede per Montereale Valcellina, risalendo poi la Val Cellina fino a Barcis
Dislivello: 400 m
Durata: 3 h e 30 min/4 h
Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: dal Lago di Barcis, verso est, il Monte Raut, il Monte Castello e le ultime propaggini della dorsale del Resettum. © Lamberto Zannotti

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