Contenuto sponsorizzato
Alpinismo | 24 ottobre | 08:20

Scalava e dipingeva le ciminiere delle fabbriche per finanziarsi le spedizioni. Jerzy Kukuczka, il secondo alpinista a toccare la vetta di tutti i 14 ottomila

"Capitava di perdere due giorni solo per poter trovare qualcosa a dieci rupie in meno". Era l’alpinismo di chi voleva svincolarsi dalle maglie troppo strette della società, per salire sul tetto del mondo ed ammirare orizzonti privi di frenesia e caligine

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Jerzy Kukuczka è morto in ottobre. Il 24. Trentacinque anni fa. Fu il secondo uomo al mondo a toccare la vetta di tutti i 14 ottomila. Per realizzare l’obiettivo gli bastarono otto anni: pochi, pochissimi, considerando che a Reinhold Messner ne furono necessari sedici.

 

Solo nel 1985 ne scalò tre: Dhaulagiri e Cho Oyu e Nanga Parbat. Raggiunse molte vette attraverso itinerari ancora vergini, altre (quattro) durante la stagione invernale. 

A fermare la sua ricerca verticale fu una vecchia corda: lo tradì, spezzandosi, mentre stava disegnando una nuova linea sul Lhotse, il suo primo ottomila. 

 

Kukuczka è ritenuto uno degli alpinisti più forti di sempre, ma il talento, in quel periodo, non era garanzia di sponsorizzazioni e finanziamenti. La Polonia degli anni Settanta/Ottanta non navigava certo in acque tranquille dal punto di vista economico. E così gli alpinisti si dovevano reinventare in “scalatori di città”: al fine di racimolare la somma necessaria per organizzare una spedizione, scalavano le ciminiere delle fabbriche e le dipingevano

Organizzando le spedizioni "capitava di perdere due giorni solo per poter trovare qualcosa a dieci rupie in meno", spiegherà più avanti lo stesso Kukuczka nel libro “Il mio mondo verticale”. 

 

Era un alpinismo povero, ma affamato di sogni e disposto a rinunce e sacrifici pur di realizzarli. 

Era l’alpinismo di chi voleva svincolarsi dalle maglie troppo strette della società, per salire sul tetto del mondo e ammirare orizzonti privi di frenesia e caligine. Era un alpinismo umile. Era un alpinismo libero.

 

Foto: archivio Jerzy Kukuczka

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Cultura
| 21 gennaio | 08:15
Durante il discorso di insediamento, ha promesso che il monte Denali (con i suoi 6190 metri d'altezza il più alto del Paese) tornerà a chiamarsi come stabilito nel 1917. Ecco i motivi
Idee
| 21 gennaio | 06:00
Promosso dal gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano e giunto nel 2025 alla quarta edizione, il premio chiede alle sezioni CAI di segnalare figure emblematiche nel preservare saperi e tradizioni dei paesi montani
Ambiente
| 20 gennaio | 19:19
 Specialmente tra la dorsale abruzzese e quella umbro marchigiana abbiam vissuto dei valori termici davvero molto bassi, con temperature che a 2000 metri hanno sfiorato anche i -12°C. Nel video siamo sul Vettore (Parco Nazionale dei Monti Sibillini immortalato da Paoloantonio D’Ettorre)
Contenuto sponsorizzato