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Alpinismo | 05 febbraio | 06:00

Cervino accessibile a tutti grazie alla realtà virtuale: ma è davvero un bene?

L'EDITORIALE. Al Museo dei Trasporti di Lucerna (Svizzera), indossando occhiali VR è possibile scalare virtualmente il monte Cervino. “A rendere possibile l’impresa – informa il sito Innovando.it – l’utilizzo di una tecnologia 3D e 4D all’avanguardia, grazie a cui il team degli X Studios della Florida ha trasformato le riprese del drone in un’esperienza di arrampicata realistica e interattiva, rendendo il Cervino accessibile a tutti”, ma rendendo le montagne accessibili a tutti con esperienze omologanti, perché guidate da logiche fisse, da codici informatici predefiniti, si sottrae all’arrampicata la sua componente interpretativa, l’unica in grado di far dialogare il corpo con il contesto che lo circonda

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Gli orizzonti alpinistici rischiano di farsi sempre più brevi e circoscritti. Un tempo si andava in falesia per allenarsi alla montagna. Per questo motivo, molte pareti venivano chiamate "palestre di roccia", perché appunto permettevano (specialmente d'inverno) di affinare le proprie abilità alpinistiche. Oggi si va in palestra (una palestra vera, costruita artificialmente in una sala) per allenarsi alla falesia, ma in alcuni casi si va in palestra, per allenarsi alla palestra. Ciò che rappresentava un mezzo si è col tempo trasformato nel fine. 

 

Si può essere più o meno amanti del pannello e delle prese artificiali, ma è necessario sottolineare che l'evoluzione a cui la disciplina sta andando incontro non disturba quando evita di lasciarsi ingolosire dalla rincorsa al gigantismo di cui è spesso intrisa la nostra cultura. Con grande frequenza – anche grazie (o a causa) dell’incremento dei praticanti – vengono infatti realizzati centri per l’arrampicata sempre più grandi, ospitati in capannoni che evocano la dimensione industriale che sta acquisendo la disciplina.

In ogni caso, questo sviluppo a scala ridotta non fa altro che rispecchiare gli orizzonti di interesse delle singole sensibilità.

Lascia invece perplessi il progressivo slancio verso il mondo virtuale. Dinamica sociale dilagante che, a quanto pare, è arrivata a lambire i confini della scalata.

Al Museo dei Trasporti di Lucerna (Svizzera), indossando occhiali VR è possibile scalare virtualmente il monte Cervino. “Un’esperienza unica, che soltanto in pochissimi riescono a vivere realmente, diventa adesso alla portata di tutti grazie al team Red Bull Svizzera”, informa il sito Innovando.it. Dotati di occhiali, imbragatura e proiettati in un universo sonoro che si impegna a ricreare l’atmosfera delle alte quote, i fruitori di questa esperienza possono “vivere” alcuni passaggi di quella che è forse una delle scalate più ambite sulle Alpi.

 

“A rendere possibile l’impresa – prosegue Innovando.it – l’utilizzo di una tecnologia 3D e 4D all’avanguardia, grazie a cui il team degli X Studios della Florida ha trasformato le riprese del drone in un’esperienza di arrampicata realistica e interattiva, rendendo il Cervino accessibile a tutti”.

 

“Rendendo il Cervino accessibile a tutti”. Sottolineo questo passaggio perché evoca, in poche parole, il nocciolo della riflessione. Rendendo le montagne accessibili a tutti con esperienze omologanti, perché guidate da logiche fisse, da codici informatici predefiniti, si sottrae infatti all’arrampicata la sua componente interpretativa, l’unica in grado di far dialogare il corpo con il contesto che lo circonda. Si vanno così a forgiare esperienze uniformi e ripetibili da tutti nella stessa misura.

 

“Non esistono proprie montagne, si sa, esistono però proprie esperienze. Sulle montagne possono salirci molti altri, ma nessuno potrà mai invadere le esperienze che sono e rimangono nostre”. Così scriveva Walter Bonatti quando ancora gli occhiali riparavano solo dal sole.

 

 

 

 

 

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Un post condiviso da Julia Lyubova | Mountaineering tips | training | inspiration (@juliainthealps)

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