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Cultura | 13 giugno | 06:00

Pineta DUX sul monte Giano in omaggio a Mussolini: bisogna rimuoverla o è necessario mantenerla come monito per le generazioni future?

Ancora si staglia leggibile, sul monte Giano, la scritta DUX: una composizione arborea, retaggio del Ventennio fascista, sopravvissuta a incendi e proposte di cancellazione (anche se la X inizia a sfumare). Una domanda alimenta il dibattito: è corretto rimuovere un elemento paesaggistico figlio di un periodo storico bieco, oppure, al contrario, è necessario mantenerlo come monito per le generazioni che verranno?

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ancora si staglia leggibile, sul monte Giano, la scritta DUX: una composizione arborea, retaggio del Ventennio fascista, sopravvissuta a incendi e proposte di cancellazione (anche se la X inizia a sfumare). È particolarmente distinguibile in inverno, esaltata per contrasto dalla neve.

 

All’epoca c’era la necessità di rimboschire un versante brullo per porre argine alle numerose frane che minacciavano il paese di Antrodoco. Così, nel 1939, la Scuola Allievi Guardie Forestali di Cittaducale pensò saldare alle necessità pratiche un omaggio a Benito Mussolini.

 

La “pineta-barriera” fu quindi disposta sul versante nord-ovest in modo da comporre la scritta DUX: ha un’estensione di otto ettari e conta circa 20.000 alberi (pini neri). La scritta è stata dichiarata patrimonio artistico e monumento naturale e nel 2004, dopo anni di mancata manutenzione, è stata restaurata.

Il Giano è una montagna dell'Appennino centrale alta 1.820 metri. “Ai piedi del monte Giano – si legge nel sito Appennino.tv – si trovano le gole di Antrodoco, che hanno segnato in tempi più recenti il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli. Sono state teatro di diverse battaglie nella storia e tra queste è da ricordare quella risorgimentale del 1821, quando l’esercito austriaco ebbe la meglio sugli insorti napoletani guidati dal generale Guglielmo Pepe”.

 

Pare che in giornate particolarmente terse, il monte e la scritta che lo rende facilmente identificabile siano visibili addirittura da Roma. Negli anni Cinquanta venne effettuato un ulteriore intervento finalizzato a creare un bosco rettangolare sotto il termine latino, così da renderlo meno evidente.

Ma a rischiare di eliminare irrimediabilmente la scritta dal monte è stato, nel 2017, un vasto incendio a quanto pare di origine colposa o dolosa. Alcuni mesi dopo circa 200 volontari, chiamati a raccolta da CasaPound Italia, hanno tentato di rimediare ai danni piantando 1000 pini.

 

Un’iniziativa di palese carattere propagandistico, che tuttavia stimola un quesito che lascio aperto per dare vita a un’eventuale discussione: al di là delle funzionalità di carattere idrogeologico, è corretto rimuovere un elemento paesaggistico figlio di un periodo storico bieco, oppure, al contrario, è necessario mantenerlo, magari con una seria operazione di ripristino, come monito per le generazioni che verranno?

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