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Cultura | 28 dicembre | 18:00

"Ogni uomo caricava fino a 90 chili di ghiaccio": l'incredibile storia degli "uomini della neve" delle Alpi Apuane

Geo ha dedicato un documentario agli "uomini della neve" del ventunesimo secolo, un gruppo di volontari che da oltre vent'anni rievoca una storia straordinaria che ha per protagonisti gli abitanti di Cardoso, in Alta Versilia, che all'inizio dell'estate si spingevano fino all'omonimo passo, compiendo un dislivello di quasi 1.500 metri, per recuperare il ghiaccio necessario ai gelatai della Versilia e ai benestanti villeggianti della costa

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il Passo degli Uomini della Neve, a oltre mille e seicento metri sul livello del mare, è una fessura nel massiccio della Pania della Croce, una delle cime più belle delle Alpi Apuane, in provincia di Lucca. Lì il sentiero numero 7 del CAI lascia passare a malapena una persona per volta: il passaggio è davvero angusto ("L’intaglio è così stretto, che per infilarcisi occorre inclinare il corpo appoggiandosi alla parete destra" scrive Piero Ichino in un bel racconto di un'ascesa alla Pania della Croce da Cardoso) e deve il suo nome agli uomini che ogni anno, arrivando dall'Alta Versilia, lo attraversavano ed entravano da lì in Garfagnana per raggiungere la cavità conosciuta come "buca della neve". Ai piedi del vallone dell'inferno, sotto la cima della Pania, si andava a recuperare ghiaccio da vendere a valle.

 

La particolare conformazione della buca, che è sempre protetta dai raggi solari, fa sì infatti che conservi più a lungo la neve. Il 26 dicembre, GEO, su Raitre, ha dedicato uno splendido documentario di mezz'ora, firmato da Guido Berti agli "uomini della neve" delle Apuane. I protagonisti sono gli uomini della neve del ventunesimo secolo, un gruppo di volontari che da oltre vent'anni rievoca una storia straordinaria che ha per protagonisti gli abitanti di Cardoso - una frazione del comune di Stazzema (LU), in Alta Versilia, a meno di trecento metri sul livello del mare - che all'inizio dell'estate si spingevano fin lassù, compiendo un dislivello di quasi 1.500 metri, per recuperare il ghiaccio necessario ai gelatai della Versilia e ai benestanti villeggianti che già a fine Ottocento e inizio Novecento sceglievano di passare l'estate in quest'area della costa toscana.

 

Gli Uomini della neve raccontati da Guido Berti sono nati su spinta di Francesco Felici, un passato da ricercatore esperto in Sviluppo rurale, che dopo svariate pubblicazioni accademiche ha scelto di passare a concrete azioni per ridurre l’abbandono, avviando un'azienda agricola a Cardoso, “Fatti col Pennato”. È la sua voce narrante ad accompagnare il documentario, a spiegare com'è nata la volontà di far rivivere un'azione identitaria per la comunità contadina che viveva a Cardoso e nelle frazioni montane oltre il paese oggi non più abitate, come quella di Collemezzana, da cui ha origine anche la sua famiglia. Ogni anno, racconta nel documentario, sono anche una ventina le persone che lo accompagnano nella rievocazione, tra loro anche ragazzi che vivono l'esperienza come un vero "rito di passaggio", che comporta una notte fuori, in gruppo, dormendo in un rifugio attrezzato a mezza montagna e quindi la partenza all'alba verso la buca.

In passato, invece, gli uomini della neve erano per lo più boscaioli o pastori, uomini che conoscevano tutti i segreti di queste montagne e nella buona stagione rispondevano alle esigenze di chi stava a valle. E se nel documentario vediamo gli uomini delle neve tagliare il ghiaccio con il pennato e metterlo in sacchetti di plastica, per il trasporto a valle, in passato "ghiaccio e neve venivano caricati sulle spalle in grandi gerle di vimini, coperte di sacchi di juta" racconta ancora Ichino.

 

Nell'estate del 2022, quella in cui è stato girato il documentario, venno portati a Cardoso circa 150 chili di ghiaccio, utilizzati per il gelato alla fragola in occasione di un tradizionale momento di ritrovo paesano presso la chiesa di San Leonardo, poco fuori dal paese.

 

In passato, ogni uomo delle neve caricava fino a 90 chili di ghiaccio, una massa incredibile che ha ispitato il pittore viareggino Giorgio Michetti, che ha disegnato il logo degli Uomini della neve, lo stesso "stampigliato" nella targa posta sul Passo: rappresenta un uomo che trasporta un grande fiocco di neve sulle spalle. "Avevo chiesto che fosse rappresentata la fatica della salita, ma Michetti - spiega Felici nel documentario - mi ha bloccato: il ghiaccio voi lo portate solo in discesa". Ed è questo che ha rappresentato: la discesa della neve conservata dalla montagna verso valle, a giugno; una storia lunga oltre un secolo che solo i cambiamento climatici possono mettere in discussione. A inizio giugno del 2024, dopo uno degli inverni più avari di precipiazioni sulle Apuane, gli uomini della neve hanno lasciato questo messaggio sul proprio profilo Facebook: "il 2 Giugno abbiamo raschiato il fondo della buca, in tutti questi anni non si era mai vista vuota ad inizio giugno".

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