Mauro Corona: “Il 21 maggio gli alberi cantano. Stradivari tagliava gli abeti di risonanza quella notte". Ma è vero? Voce all'esperto
Spesso è necessario uscire dall’alone di leggenda che avvolge alcune dinamiche naturali per osservarle dall’esterno, con sguardo più consapevole e aderente ai meccanismi antropico-naturali che nel tempo hanno contribuito a disegnare il volto paesaggistico delle nostre montagne

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Il 21 maggio, dopo la mezzanotte, tutti gli alberi della terra emettono leggere vibrazioni. In pratica prendono a cantare. Stradivari lo sapeva e tagliava gli abeti di risonanza quella notte. Ecco perché la voce dei suoi violini è inimitabile. Perché in una notte di maggio gli alberi cantano. E si possono sentire”.
Parole suggestive, quelle utilizzate dallo scrittore Mauro Corona sui suoi canali social, che saldano alla storia liutaia un'aura poetica. Ed è una poesia dolce e allo stesso tempo autorevole, almeno in apparenza, perché prende corpo da quello che viene descritto come un fenomeno naturale: “Tutti gli alberi della terra emettono leggere vibrazioni”.
È la natura che si fa poesia, quindi, e lo sguardo attento dello scrittore, proprio come la cassa armonica di un violino, propaga nella società una dinamica che i più non conoscono o che fanno fatica a percepire.
E così, pure noi ignari di questa dinamica, ci siamo incuriositi e abbiamo deciso di approfondire l’argomento, ponendo alcune domande a Mauro Bernabei, ricercatore del CNR, Istituto di Bioeconomia di San Michele all’Adige (TN) ed esperto di datazione di antichi strumenti musicali in legno. E in questa piccola indagine, abbiamo preso la consapevolezza che tra le suggestioni poetiche a volte è facile trovare delle incongruenze con la storia e con la concretezza dei processi lavorativi (in questo caso relativi alla gestione forestale).

Che cosa si intende per "legno di risonanza"?
Per legno di risonanza si intende un particolare legno di abete rosso contraddistinto dalle seguenti caratteristiche generali: bassa densità (massa volumica), assenza di difetti e anelli regolari. È ricavato da piante spesso cresciute in alta quota, talvolta con la presenza di “indentature” (piccole irregolarità negli anelli di accrescimento) che spesso sono apprezzate dai liutai. Queste caratteristiche sono tuttavia spesso variabili e la definizione di legno di risonanza può risultare sfuggente.
I violini di Stradivari hanno caratteristiche diverse da quelli di altri liutai storici? Cosa li rende così preziosi e conosciuti in tutto il mondo?
Sugli strumenti di Stradivari esistono una miriade di miti e segreti, svelati o da svelare, tanto che ogni mese escono articoli al riguardo. In pratica, sono degli ottimi strumenti, ben costruiti, intorno ai quali è stato creato però un alone di leggenda. Ad oggi non mi risulta che il loro pregio sia da attribuire al legno, alla vernice, alla stagionatura, alla tecnica costruttiva... forse è un insieme di tutto questo. Tempo fa venne organizzato un esperimento scientifico in cui è stato fatto ascoltare il suono di vari strumenti, tra cui degli Stradivari, a degli esperti… e i migliori non risultarono essere gli Stradivari!
È plausibile pensare che il taglio di questi alberi avvenisse solo in una notte, quella del 21 di maggio, la notte in cui gli alberi di tutto il mondo "emettono vibrazioni"?
Non è assolutamente documentato da nessuno studioso che il legno emetta vibrazioni in tutto il mondo in un giorno specifico, basti pensare alle differenze di stagione tra i due emisferi! Ed è altrettanto poco probabile che un singolo giorno venisse scelto da Stradivari per il taglio del legno di risonanza, a fine maggio poi, con le piante che riprendono l’attività vegetativa! Possiamo tranquillamente inserire anche questa tra le infinite leggende che contribuiscono al successo degli strumenti di Stradivari.
Anche il fatto che fosse Stradivari in persona a recarsi ogni volta nella foresta di Paneveggio per scegliere le singole piante e, come sostiene Corona, l’esatta data del taglio, è probabilmente una leggenda.
“I liutai della Cremona del XVII e XVIII secolo appartenevano a una piccola comunità”, sostiene un interessante articolo del New York Times in cui proprio Bernabei è stato intervistato, “ed è probabile che molti di loro acquistassero i legni dagli stessi commercianti”.
Inoltre, come si legge in un articolo pubblicato su Sherwood da uno storico gestore della Foresta di Paneveggio, Giuliano Zugliani: “Risulta importante sottolineare che il legname di risonanza non è frutto di un particolare trattamento selvicolturale, ma viene ricavato dai tagli ordinari. Tale gestione prevede l'utilizzazione dei lotti migliori nel periodo freddo, a fine autunno o inizio inverno, quando la pianta è già in riposo vegetativo, meno ricca di liquidi e quindi meno suscettibile all'attacco di funghi e di insetti che ne provocherebbero un deterioramento […]. Alcune volte per il taglio delle piante migliori si attende la fase di luna calante del solstizio d'inverno; queste piante vengono abbattute con la cima verso valle e lasciate intere con i rami per alcuni giorni, per far sì che i liquidi, che la pianta ha ancora in circolo, vengano richiamati nei rami e nel cimale dai processi ancora attivi nell'apparato fogliare. Questo legno è chiamato "Mundholz" e ritenuto di qualità ancor migliore”.
Insomma, l’interpretazione di Mauro Corona - soprattutto considerato il grande seguito che può vantare lo scrittore sui social - ha indubbiamente la capacità evidenziare lo stretto e antico legame tra uomini e boschi ma, allo stesso tempo, è spesso necessario uscire dall’alone di leggenda che avvolge alcune dinamiche per osservarle dall’esterno, con sguardo più consapevole e aderente ai meccanismi antropico-naturali che nel tempo hanno contribuito a disegnare il volto paesaggistico delle nostre montagne.