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Cultura | 08 marzo | 13:00

In montagna è sempre tutto "bello", "fantastico", "mozzafiato"? Leggere Giovanna Zangrandi è un antidoto contro la banalizzazione dei rilievi

In un panorama culturale proiettato verso la semplificazione, l'aggettivo "bello" trova un terreno fertile per proliferare assieme ai suoi più diretti sinonimi (fantastico, magnifico, stupendo, mozzafiato, ...). I libri di Giovanna Zangrandi riportano tuttavia i contesti montani a una loro opportuna pluralità, aiutando a percepire le diverse sfumature che caratterizzano le Terre alte e le società che le abitano

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

In un panorama culturale proiettato verso la semplificazione, l'aggettivo "bello" trova un terreno fertile per proliferare assieme ai suoi più diretti sinonimi (fantastico, magnifico, stupendo, mozzafiato, ...).

Il bello ha il merito/demerito di livellare i valori: così la complessità sociale e ambientale dei nostri rilievi spesso si esaurisce in questo aggettivo a cui io stesso mi aggrappo quando non trovo le parole giuste per descrivere le suggestioni che possono sorgere dall'osservazione di un "bel" paesaggio.

Questo è uno dei motivi per cui trovo importante leggere i libri di Giovanna Zangrandi. Le sue pagine, infatti, riportano i contesti montani a una loro opportuna pluralità.

Una pluralità non sempre gradevole, una pluralità dal sapore agrodolce, dove il nostro desiderio di arricchirci tra valli e vette con momenti di poesia e tranquillità spesso incontra esistenze difficili. Una pluralità ruvida e saggia, ma allo stesso tempo delicata come una mano che porta i segni del tempo.

Dopo la Seconda guerra mondiale - racconta Giuseppe Mendicino nella prefazione de Il campo rosso - "Giovanna Zangrandi desidera restare tra le montagne della sua Resistenza, e così, nel 1946, si lancia nell'avventura di costruire, con una squadra di pochi manovali e muratori, un rifugio alpino e di condurlo in proprio".

Il Campo Rosso ci parla di questo rifugio e della sua realizzazione. È da un anno disponibile una nuova edizione del libro a cura di Giuseppe Mendicino per la collana Personaggi del Club Alpino Italiano.

Non è una lettura semplice, ma è necessaria per tornare a percepire le diverse sfumature che caratterizzano i territori montani e le società che li abitano; per riuscire a vivere i rilievi con maggior consapevolezza.

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