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Cultura | 24 marzo | 19:17

(IL VIDEO) La “Kuksneea”, neve dal sapore antico raccontata da Mario Rigoni Stern, è tornata sull’Altipiano dei Sette Comuni

Sull’Altipiano dei Sette Comuni oggi ha fatto capolino la kuksneea, la neve di aprile (che ormai è alle porte). È la neve del cuculo, ma è anche un’esortazione dal passato per tornare a osservare con la dovuta attenzione gli elementi paesaggistici che ci circondano, i fenomeni atmosferici e i comportamenti degli animali

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Ho tante nevi nella memoria: nevi di slavine, nevi di alte quote, nevi di montagne albanesi, di steppe russe, di lande polacche. Ma non di queste intendo parlare; dirò di come le nevi un tempo venivano indicate dalle mie parti: nevi dai più nomi, nevi d’antan, non considerate nei bollettini delle stazioni di sport invernali”.

 

Inizia così il capitolo Nevi, raccolto nel libro di Mario Rigoni Stern Sentieri sotto la neve dove lo scrittore asiaghese racconta, appunto, le diverse tipologie di neve e il modo in cui venivano chiamate/classificate sul suo Altipiano dei Sette Comuni. Con i cambiamenti climatici, ovviamente questa classificazione trova sempre meno riscontro nel carattere variabile delle precipitazioni odierne. Tuttavia, in qualche occasione, è ancora possibile associare quei nomi dal sapore lontano agli attuali fenomeni meteorologici.

 

Proprio sull’Altipiano dei Sette Comuni oggi ha fatto capolino la kuksneea, la neve di aprile (che ormai è alle porte).

 

Rigoni Stern la descrive così: “Non è sempre presente, ma non è nemmeno rara. Sui prati che incominciano a inverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma molto, perché prima ancora del sole la terra in amore la fa sciogliere. Come la swalbalasneea è la neve della rondine, la kuksneea è la neve del cuculo perché è lui, il gioioso uccello risvegliatore del bosco, che qualche volta la chiama per divertirsi quando si sfalda dai rami delle conifere: per lui che viene dall’Africa, questa cosa bianca e soffice e fredda è rara e curiosa”.

 

La neve del cuculo può essere interpretata come un’esortazione dal passato per tornare a osservare con la dovuta attenzione gli elementi paesaggistici che ci circondano, i fenomeni atmosferici e i comportamenti degli animali. Solo così, forse, abbiamo possibilità di costruire un rapporto consapevole con il territorio che abitiamo. Consapevole e, se possibile, rispettoso.

 

Il video è stato girato in Val Frenzela (Altipiano dei Sette Comuni) da Gianna Marcolongo

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