"Detesto essere chiamata 'montanara'". Le etichette stonano in Italia dove montagne, coste e pianure spesso danno vita a realtà meticce
L'editoriale / È ancora viva la tendenza di applicare etichette statiche a personalità ibride e dinamiche. In un mondo in costante movimento, i cui attuali assetti sociali sono il risultato di un costante flusso migratorio, come si fa a definire con precisione il carattere identitario di una persona?

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Ho un’amica, nata e cresciuta in Carnia, che detesta essere chiamata “montanara” nonostante sia molto legata al suo territorio e alle dinamiche che lo caratterizzano. È un termine troppo generico - dice - che spesso suggerisce un’idea stereotipata e omologante di chi abita le terre alte.
“Riduce la pluralità umana che contraddistingue questi territori - afferma -, appiattisce i nostri interessi, le traiettorie delle nostre vite che spesso si intrecciano, per motivi familiari o lavorativi, a molte realtà della pianura. Così come c’è tanta gente che, nata in pianura, sale quassù e magari ci rimane fino alla fine dei suoi giorni. Qui non siamo tutti uguali,... e per fortuna!”.
Sono tornato su queste considerazioni qualche giorno fa, dopo aver sentito un signore proclamare, con assoluta certezza, che la montagna è scritta nel suo DNA, quasi a sostenere un’influenza genetica nelle propensioni culturali. Questa convinzione è figlia di una concezione antropologica fortunatamente superata. Inoltre, analizzando il proprio DNA, è facile scoprire origini lontane rispetto ai territori dove siamo nati e cresciuti: tirarlo in ballo rischia quindi di rivelarsi un’arma a doppio taglio.
Tuttavia è ancora viva la tendenza di applicare etichette statiche a personalità ibride e dinamiche. In un mondo in costante movimento, i cui attuali assetti sociali sono il risultato di un costante flusso migratorio, come si fa a definire con precisione il carattere identitario di una persona?
Il territorio può sicuramente influenzare le nostre attitudini, ma ognuno ha un personale modo di interpretarlo, perché singolari sono le nostre esperienze di vita. Una dinamica, questa, estremamente affascinante, perché capace di offrire un aspetto policromo all’umanità.
“Le etichette”, ha aggiunto il marito delle mia amica, “non fanno altro che provocare conflitti. Ma oggi abbiamo bisogno di collaborare, soprattutto in una nazione come l’Italia, dove montagne, coste e pianure spesso danno vita a realtà meticce”.
“La differenza la fanno il comportamento, le conoscenze e la consapevolezza, non la residenza (o il DNA, viene spontaneo aggiungere)”, mi ripete spesso una signora di Asiago. Come darle torto?