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Cultura | 30 marzo | 11:00

Dalla "Madonna che scappa" (VIDEO) alla Passione di Erto: ricorrenze pasquali tra Alpi e Appennini

Diverse processioni pasquali ogni anno vengono organizzate tra Alpi e Appennini. Il fine ultimo di queste celebrazioni è forse quello di rinsaldare il senso di appartenenza a una comunità. I legami, sfibrati dalle incombenze quotidiane, si riallacciano per qualche giorno, o anche solo per qualche ora. In un presente a trazione individualista ciò è importante perché, a prescindere dal credo, permette di respirare un sentimento di collettività

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La "Madonna che scappa in piazza" è una ricorrenza pasquale che di anno in anno si ripete nella città di Sulmona (Abruzzo). Il rito rappresenta l'incontro tra la Madonna e il Cristo risorto. La statua vestita a lutto si trasforma durante la corsa, abbandonando il manto scuro e risplendendo di un verde che sa di speranza.

 

“Lentamente la statua della Vergine - si legge nel sito abruzzoturismo.it - viene portata verso la piazza muovendosi su passi cadenzati fino a che nei pressi del fontanone, la fontana al centro della piazza, intravede il Figlio risorto. Inizia qui la corsa: ‘Pronti, a polso, via…’ sono gli ultimi ordini quasi gridati dalla guida ai confratelli, che sollevano la statua dalle spalle e cominciano a correre facendo cadere il manto nero del lutto che lascia il posto al verde della veste, il colore della primavera, foriera di lieti auspici mentre un volo di colombi si libra nel cielo accompagnato da scoppi di mortaretti. E si sente allora tutta la commozione che si leva dalla piazza gremita e festante...”

 

 

 

 

 

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A Barrea (1 060 metri), nel Parco Nazionale d'Abruzzo, il sabato santo sulle sponde dell'omonimo lago di svolge la rievocazione delle ultime ore della vita di Cristo. La Sacra Passione vivente di Barrea viene interpretata da circa 200 attori e figuranti, tutti del luogo. 

 

"La Sacra rievocazione riesce sempre a commuovere e stupire il notevole pubblico presente, stimato intorno alle 3.500 unità - si legge ancora nel sito abruzzoturismo.it -, rendendo possibile rivivere, dall’ingresso in Gerusalemme alla crocifissione, tutti i momenti della passione e morte di Gesù. Ogni edizione è diversa dalle precedenti, poiché di anno in anno si aggiungono scene, si arricchiscono e realizzano nuovi costumi, si migliorano gli effetti speciali e i dialoghi".

 

Processioni analoghe prendono vita in diverse località montane, da Alpi ad Appennini. È sufficiente pensare alla Passione di Erto, che si fa risalire addirittura al 1600, quando gli abitanti del paese, scampati a un’epidemia di peste, fecero il voto di celebrare ogni anno, la sera del Venerdì Santo, la Passione e Morte di Gesù Cristo in croce, con una processione in costume che si sviluppa tra le vie del paese. Negli anni Cinquanta dello scorso secolo venne istituito ad Erto il “Comitato Pro Venerdì Santo” con l’obiettivo di preservare il tradizionale evento sacro. Evento che, anche in questo caso, ogni anno attira migliaia di visitatori.

 

Spostandosi in Svizzera si incontra un'altra rappresentante della Passione, quella di Mendrisio (quest’anno fermata dal maltempo), comune del Canton Ticino dove il giovedì e il venerdì che precedono Pasqua si svolgono le "Processioni della Settimana Santa". L'origine di queste ricorrenze è difficile da collocare nella storia. Probabilmente nascono in epoca medioevale. In ogni caso, è del 1798 la regolamentazione dei cortei che vale ancora oggi. Nel 2019 le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio sono state inserite nell'elenco dei patrimoni immateriali dell'umanità UNESCO.

 

Questi sono solo alcuni esempi. Il corpo liquido delle tradizioni, che acquisisce la forma dell'evoluzione sociale e dei sentimenti popolari, in certe circostanze nel tempo rischia di irrigidirsi "regolamentandosi". Ma il fine ultimo di queste celebrazioni, che è forse quello di rinsaldare il senso di appartenenza a una comunità, rimane vivo. I legami, sfibrati dalle incombenze quotidiane, si riallacciano per qualche giorno, o anche solo per qualche ora. In un presente a trazione individualista ciò è importante perché, a prescindere dal credo, permette di respirare un sentimento di collettività.

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