70 anni fa la spedizione italiana sul K2 (1954-2024). Alla scoperta della determinante (e dimenticata) figura di Vittorio Lombardi
Il 31 luglio 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il determinante aiuto di Walter Bonatti e dello hunza pakistano Mahdi, mettevano piede per la prima volta nella storia sulla vetta del K2. Essenziale per il successo dell'avventura italiana in Pakistan fu Vittorio Lombardi, amico stretto di Ardito Desio, che fu ad un tempo tesoriere del Cai nazionale a Milano e capofila (in incognito) dei finanziatori della spedizione

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“In fondo ad un prato incolto, c’era una villa in un pauroso abbandono. Ma pur in tanta distruzione e abbandono la fabbrica conservava una solenne e amara dignità di regina spodestata e sola, come una bella donna ferita. Era come se avessi visto sul bordo della strada una bella donna in fin di vita. Il bisogno di venirle in aiuto fu più forte di me”.

Vi sono uomini che, più di altri, sanno tenere saldamente unite la passione per l’arte e quella per la montagna. Fra questi, Vittorio Lombardi (Inzino, 14 luglio 1893 - Modena, 27 giugno 1957), di cui sono le parole riportate in apertura: parole che egli stesso aveva riferito all’amico Dino Buzzati e che, per il suo tramite, sono giunte a noi.
Rientrando a Milano, dove abitava, Lombardi nella tarda estate del 1953 passò dinanzi alla villa Cordellina di Montecchio Maggiore (Vicenza), un gioiello affrescato dal Tiepolo allora in stato di abbandono: ne colse il valore e, avendo a disposizione capitali adeguati, intese acquistarla e restaurarla per donarle nuova vita.

Il suo mecenatismo in quello stesso periodo si stava orientando anche verso il mondo della montagna. Ricco industriale, egli era anche consigliere del Cai nazionale. Grande amico di Ardito Desio, fu proprio Lombardi a garantire al celebre geologo, di fronte al voltafaccia del governo italiano, i finanziamenti necessari al perfezionamento della spedizione italiana al K2 prevista per l’estate del 1954.

Egli anticipò i suoi capitali credendo fortemente nell’impresa capeggiata da Desio, millantando l’esistenza di una cordata di imprenditori che, a suo dire, avevano iniziato a contribuire di tasca propria al fine di favorire la spedizione. Ciò provocò davvero un desiderio diffuso in seno all’alta borghesia italiana dell’epoca di sostenere il progetto di Ardito Desio, rendendolo in tal modo possibile.
Grazie al mecenatismo di Vittorio Lombardi, pertanto, la spedizione italiana poté partire alla volta del Pakistan, consapevole di doversi giocare al meglio quell’opportunità. Nel 1953, anno in cui Hillary e Tenzing Norgay avevano raggiunto per la prima volta nella storia la vetta dell’Everest, gli americani avevano tentato la vetta inviolata del K2, senza riuscire nell’impresa, ma ottenendo nuovamente dal governo pakistano i diritti di scalata per il 1955. Il 1954 era invece l’anno degli italiani e nessuno avrebbe voluto perdere quell’occasione propizia.

Quando il 31 luglio Compagnoni e Lacedelli, con l’aiuto determinante di Bonatti e Mahdi, misero piede sulla sommità del K2, il capospedizione Desio non ebbe dubbi. Pochi giorni dopo, da Skardu, fece inviare in Italia un telegramma con cui comunicare il clamoroso successo. Non lo spedì né al Presidente della Repubblica, né al Presidente del Consiglio. Bensì all’amico Vittorio Lombardi, del cui aiuto determinante non si era dimenticato.

Fu quest’ultimo, dal “campo base arretrato” di Milano, com’era solito definirlo, ad alzare la cornetta del telefono per riferire la notizia all’amico Dino Buzzati, che attraverso le pagine del Corriere della Sera rese nota l’impresa all’Italia e al mondo intero.


Bibliografia essenziale di riferimento
A. Savio, L. Trevisan, Vittorio Lombardi mecenate illuminato e tesoriere della conquista italiana del K2, Cierre ed., Sommacampagna 2014.