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Attualità | 23 dicembre | 17:45

Sci elettrici: dispositivo rischioso senza un percorso educativo? Come aumentare la consapevolezza dei territori montani?

Se le nuove tecnologie possono aprire un territorio a un numero maggiore di persone, l’assenza di una coscienza collettiva – che va dall’attenzione per le caratteristiche socio-ambientali fino alla conoscenza di ipotetici pericoli – può risultare rischiosa

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

È necessario tornare sulla questione “sci elettrici” per aggiungere un’ulteriore tassello all’interessante mosaico di riflessioni che si sta andando a comporre in queste ore.

 

L’appunto è arrivato a commento di un articolo pubblicato ieri e, nello specifico, al seguente passaggio:

 

“Sono convinto – scrivevo – che l'utilizzo di tali dispositivi debba essere accompagnato a un doveroso percorso educativo (come d'altronde avviene per scialpinismo o ciclismo privi di assistenza elettrica) in modo che vengano adoperati con la necessaria consapevolezza. Spesso le tecnologie arrivano senza il libretto di istruzioni. Questo è il cuore del problema. È quindi necessario avviare o potenziare i percorsi formativi affinché i territori vengano vissuti con cognizione di causa (anche per alleggerire il lavoro del soccorso alpino). Il problema credo dunque non sia il mezzo, ma il suo uso inappropriato, che non dipende dal fatto che sia elettrico o meno”.

 

“Purtroppo saranno proprio il percorso educativo e, di conseguenza, la consapevolezza che verranno a mancare”, hanno commentato diversi lettori. È una precisazione di assoluto rilievo, che non dev’essere trascurata.

 

Se le nuove tecnologie possono infatti aprire un territorio a un numero maggiore di persone, l’assenza di una coscienza collettiva – che va dall’attenzione per le caratteristiche socio-ambientali fino alla conoscenza di ipotetici pericoli – può risultare rischiosa.

 

Alle considerazioni sugli sci elettrici, bisogna dunque aggiungerne una di respiro più ampio, che si traduce in una domanda a cui non è semplice trovare una risposta, ma che sicuramente nei prossimi anni verrà riproposta con un'insistenza crescente perché il numero dei frequentatori delle terre alte sta aumentando (anche a prescindere dei dispositivi elettrici): come possiamo implementare i percorsi formativi affinché aumenti l’auspicata consapevolezza, e in quali sedi?

 

Iniziare a parlare discuterne potrebbe già essere passo significativo.

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