Processo Rigopiano, ultimo atto. Il pg in Cassazione chiede di ''annullare le assoluzioni dei dirigenti della Regione''
Domani è attesa la sentenza che dovrebbe mettere la parola fine a questo lungo e complicato processo per fare chiarezza su quanto accadde il 18 gennaio quando 120mila tonnellate di neve, ghiaccio e detriti spazzarono via il Resort Fardindola di Rigopiano. Le operazioni di soccorso partirono in netto ritardo e alla fine si contarono 29 vittime

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Quello di Rigopiano è stato uno tra i fatti di cronaca nera più cupi degli ultimi decenni. Il 18 gennaio del 2017, ben 120 mila tonnellate di neve, ghiaccio e detriti investirono e distrussero il resort di Farindola. In quei giorni l’Abruzzo veniva investito da una delle ondate di maltempo più severe degli ultimi anni. Paesi, borghi e strutture risultavano completamente isolate a causa della eccezionale quantità di neve che stava cadendo ormai da giorni in tutta la regione. Ad aggravare ancora di più uno scenario già critico di suo si aggiunse il terremoto, che creò una situazione di disagio ancora più eclatante, soprattutto in virtù degli ultimi avvenimenti accaduti nemmeno due anni prima con il terremoto di Amatrice e poi di Castelluccio di Norcia.
A Rigopiano sopravvissero solamente 11 persone, mentre le restanti 29 rimasero uccise anche a causa dei ritardi nei soccorsi, che inizialmente non presero in considerazione le richieste di aiuto arrivate prima da Giampiero Parete (sopravvissuto alla valanga) e poi di Quintino Marcella, datore di lavoro di Parete e avvisato da quest’ultimo proprio perché le sue richieste non venivano prese sul serio. Solo alle 18:57 un volontario della Protezione Civile riceverà per errore la chiamata di Quintino Marcella e la prenderà in considerazione attivando la macchina dei soccorsi.
I primi soccorritori raggiungeranno soltanto all’alba del 19 di gennaio l’hotel, trovando d’innanzi a loro solamente un mucchio di neve e macerie. Le operazioni di recupero termineranno il 25 di gennaio con il bilancio di 29 vittime e 11 sopravvissuti.
IL PROCESSO
Di 30 imputati in 29 hanno scelto il rito abbreviato nel processo, tra questi: rappresentanti della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola, alcuni rappresentanti dell’hotel Rigopiano e ben 7 prefettizi accusati di depistaggio attraverso un fascicolo che successivamente è stato riunito al procedimento madre. L’accusa si era focalizzata in particolare sulle responsabilità dei dirigenti comunali e della provincia, in particolare nella gestione dell’emergenza e della viabilità. Anche sui permessi urbanistici, visto che l’albergo non sarebbe dovuto essere costruito in quel luogo e che l’Abruzzo era privo della carta valanghe. Documento che verrà firmato solamente l’anno successivo alla tragedia.
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO A FEBBRAIO 2023, 25 ASSOLTI
Il 23 febbraio del 2023 la sentenza di primo grado ha visto assolte ben 25 persone e soltanto 5 persone condannate. Tra le assoluzioni figurano quelle dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e quella dell’ex Presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, è stato invece condannato a 2 anni e 8 mesi.
SENTENZA DI APPELLO A FEBBRAIO 2024
Il 14 febbraio del 2024 arriva la sentenza di appello che sostanzialmente non vede grandi sconvolgimenti, anche se le condanne diventano 8 e le assoluzioni 22. Condannati Francesco Provolo, ex Prefetto di Pescara, Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola e Lorenzo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura di Pescara. Confermata anche la condanna al sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta.
OGGI IL PROCESSO IN CASSAZIONE, DOMANI LA SENTENZA
Oggi è iniziato il processo in Cassazione e domani dovrebbe arrivare la parola fine su questa annosa vicenda giudiziaria. Il pg della Cassazione ha richiesto di annullare le assoluzioni per i dirigenti della regione Abruzzo. Le motivazioni sono da ritrovare nel fatto che il 17 gennaio 2017 il pericolo valanghe era di livello 4 e venne comunicato anche alla prefettura. ''Il grande assente in questo processo è il profilo di responsabilità degli esponenti della protezione civile della Regione in relazione alla pianificazione'' ha detto il pg davanti ai supremi giudici della sesta sezione penale, con presidente Giorgio Fidelbo.
Inoltre è stato specificato che: “Le linee guida indicavano come il rischio valanghivo interessasse soltanto il 6% dei comuni dell'Abruzzo e tra questi c'era Farindola. L'ordinanza di sgombero dell'Hotel Rigopiano avrebbe evitato la tragedia”. E’ stato infine richiesto un appello bis per l’ex prefetto su altre accuse. Per domani è prevista la sentenza finale, e i familiari delle vittime sono in trepidante attesa richiedendo a gran voce “giustizia”.