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Attualità | 30 dicembre | 19:00

Dall'addio al celibato alle escursioni, un maxi gatto delle nevi per "un'avventura alla scoperta dell'Appennino". Fino a quale punto si può vendere il "prodotto montagna"?

Il gatto delle nevi è stato predisposto, con cabina chiusa e riscaldata, per ospitare fino a 15 persone. La sensibilità del potenziale turista sembra orientarsi verso un ritorno alla naturalità e alla semplicità mentre il prodotto e la comunicazione appaiono concentrati a sviluppare altre direzioni

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Un'avventura alla scoperta dell'Appennino Tosco Emiliano con il gatto delle nevi". La stazione sciistica di Doganaccia 2000 (Cutigliano) punta sulle snow experience e trasforma il mezzo per preparare le piste in una proposta per attrarre i turisti. Ecco che il battipista viene riconvertito per eventi, escursioni e manifestazioni. 

 

E qualcuno ha approfittato di questa opportunità per organizzare pure un addio al celibato. Il gatto delle nevi, infatti, è stato predisposto, con cabina chiusa e riscaldata, per ospitare fino a 15 persone

 

"Un imponente mezzo cingolato capace di muoversi agilmente negli ambienti innevati montani", viene spiegato. "Un’esperienza in gruppo verso il passo della Croce Arcana, con panorami a 1669 metri di altitudine, con possibilità di sostare per l’aperitivo o per la cena al Rifugio, nel versante emiliano dell’Appennino".

 

E' così costante l'evoluzione del turismo in montagna, una proposta che diventa sempre più di massa e che vira sulle attività sempre più commerciali e standardizzate, con il rischio di snaturare la propria vocazione. Se diversificare, aumentare i servizi e restare competitivi su un mercato sempre più agguerrito è fondamentale per mantenere la sostenibilità, economica, sociale e ambientale, sempre più spesso ci si scontra con esperienze e iniziative poco coerenti.

 

La sensibilità del potenziale turista sembra orientarsi verso un ritorno alla naturalità e alla semplicità mentre il prodotto e la comunicazione appaiono concentrati a sviluppare altre direzioni.

 

In questi anni c'è una tendenza, infatti, sempre più spiccata all’omologazione da parte delle destinazioni con una rincorsa alle mode tra cene all'interno delle cabinoviepanchine giganti, l'animazione turistica più vicina a quella della riviera e proposte che attingono a modelli facilmente replicabili.

 

Poca fantasia, tanto fatturato. Un atteggiamento legittimo ma resta da valutare se poi effettivamente sostenibile sul lungo periodo.

 

Il turista, e la redditività a ogni costo, sembra così arrivare sempre prima rispetto all'identità e al carattere di un territorio, che si adatta alle esigenze del momento senza un piano turistico e senza rispondere a una domanda: fino a quale punto si può vendere il "prodotto montagna"? 

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