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Attualità | 28 febbraio | 20:06

Stanze panoramiche, già collaudate nel 2020 da Rodriguez e Moser. Il turismo del “mordi e selfie” salverà la montagna?

Vale la pena chiedersi se la montagna abbia un valore intrinseco o se acquisti valore solo attraverso la realizzazione di strutture analoghe alle stanze panoramiche, come panchine giganti o ponti tibetani. Abbiamo bisogno, in altre parole, di essere guidati da queste istallazioni per lasciarci suggestionare dai territori alpini?

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La proposta delle stanze panoramiche "riduce le nostre cime a luoghi del turismo luxury, accessibili per un selfie o un aperitivo in alta quota. Le conseguenze di questa filosofia, secondo cui tutto può essere trasformato in turismo, non rende onore a quel patrimonio naturale e storico che le nostre alture ci consegnano".

 

Così Cristina Guarda, consigliera della regione Veneto, commentava un mese fa il progetto di legge (approvato ieri, qui l'articolo) volto a permettere la realizzazione di stanze panoramiche di vetro e legno, anche ad alta quota, sopra i 1600 metri di altitudine. Soglia, questa, dove sinora le norme urbanistiche ammettevano solo la presenza di bivacchi, rifugi e malghe.

 

Ma siamo davvero convinti che il turismo del “mordi e selfie”, come l’ha definito sarcasticamente la stessa Guarda, porti dei reali benefici alla montagna e ai suoi abitanti? E siamo sicuri che questa modalità turistica non sia pensata per una ristretta élite?

 

Le Dolomiti possono già fare vanto di una stanza panoramica, la Starlight Room Dolomites istallata a Col Gallina: il sito informa che il prezzo, 700,00 euro, comprende il trasporto, la cena, il pernottamento e la colazione. Non proprio una cifra accessibile a tutti, ma per i più facoltosi evidentemente è una spesa che vale la pena affrontare per diventare, per qualche ora, soggetto di una cornice fotografica: le stanze panoramiche possono infatti rappresentare il set ideale per alimentare i propri canali social. Proprio come hanno fatto Cecilia Rodriguez e Ignazio Moser, nel 2020, per festeggiare il loro terzo anniversario.

 

 

 

 

 

 

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La legge in questione ha fissato un tetto di massimo due strutture panoramiche per comune montano. In Veneto i comuni montani sono 86, il che vuol dire che se tutti decidessero di usufruire di questa possibilità, le stanze panoramiche realizzate entro i confini della regione sarebbero 172. Non è detto che tutti i comuni decidano di avvalersi di questa concessione, così come non è detto che il prezzo delle stanze risulti sempre inaccessibile ai più. Ma mettendo da parte l’aspetto economico e quello paesaggistico-ambientale, vale la pena chiedersi se la montagna abbia un valore intrinseco o se acquisti valore solo attraverso la realizzazione di strutture analoghe alle stanze panoramiche, come panchine giganti o ponti tibetani. Abbiamo bisogno, in altre parole, di essere guidati da queste istallazioni per lasciarci suggestionare dai territori alpini?

 

Ovviamente no. Il valore della montagna è infatti contenuto nel caleidoscopio di unicità ambientali e culturali che è già in grado di offrire. Tuttavia, per rendere questo ventaglio di singolarità attraente, è necessario uno sforzo divulgativo e culturale (prima di essere raccontato, il territorio andrebbe infatti studiato).

Ma è un lavoro che costa tempo e fatica. Di conseguenza spesso preferiamo calare dall’alto oggetti vistosi, appariscenti, fotogenici, ma culturalmente vacui. Un’operazione semplice, perché svincola dallo studio e dal ragionamento, ma che porta con sé lo spettro dell'omologazione.

 

Turismo mordi e selfie, quindi, che “non rende onore a quel patrimonio naturale e storico che le nostre alture ci consegnano”, come lamenta la consigliera Guarda, ma si fa riflesso di una società che sembra trovare conforto solo guardandosi attraverso uno schermo.

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