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Attualità | 23 gennaio | 17:08

Pista da bob, via libera della Commissione aggiudicatrice, Pizzarotti: ''Opera fattibile''

Individuata l'azienda incaricata di realizzare l'impianto: una lotta contro il tempo, contro il parere del Comitato Olimpico Internazionale e dei molti che avrebbero preferito una soluzione diversa

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

A quanto pare ci siamo: "Il commissario di Governo Luigivalerio Sant'Andrea - spiega una nota di Simico - ha formalmente comunicato alle Amministrazioni e agli Enti di competenza che si sono conclusi i lavori della Commissione aggiudicatrice, con l'individuazione dell'operatore economico - la società Pizzarotti ndr - che ritiene l'opera fattibile nei modi e nei tempi previsti nello stesso Bando, come indicati dalle Federazioni internazionali".

 

Quello della pista da bob di Cortina sembrava un capitolo chiuso, dall’epilogo una volta tanto positivo. Forse per i tempi ristretti, forse per il timore di essere additate come corresponsabili di quella che si teme possa diventare una cattedrale nel deserto (o meglio nelle montagne), le imprese si erano ben guardate dal presentarsi ai primi bandi di gara per la realizzazione dell’opera.

Pure questo bando è stato ignorato dai più, sintomo di una notevole difficoltà delle aziende ad assumersi una responsabilità tanto gravosa. Questa volta però un nome c’è: la società Pizzarotti.

 

L’intento è dunque quello di proseguire verso la realizzazione dell’impianto a Cortina, nonostante il Comitato Olimpico Internazionale che, contrario alla realizzazione di infrastrutture altamente impattanti, ha invitato a più riprese a utilizzare quelle già esistenti.

Il proposito di realizzare l’oneroso impianto in Italia solleva inoltre numerose perplessità: i tempi risicati per ultimare l'opera, il rischio per gli atleti (esposti a una pista che, a causa dei tempi ristretti, verrà messa a disposizione per i test event a ridosso delle Olimpiadi), gli elevati costi di manutenzione annua, l’impatto paesaggistico, ma soprattutto il futuro dell'impianto a Olimpiadi terminate.

Lo spettro della pista di Cesana, realizzata per Torino 2006, costata oltre 100milioni e abbandonata a pochi anni dall’inaugurazione, si aggira infatti minaccioso nella conca ampezzana, togliendo il sonno persino al sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi.

 

Riuscirà Cortina a offrire longevità a un impianto che oggi verrebbe utilizzato da una manciata di atleti?
Riusciranno gli organizzatori a giustificare un eventuale abbandono e di conseguenza uno spreco di soldi e di territorio della collettività per una manifestazione che si esaurisce nel giro di pochi giorni?

 

L’Italia aveva l’opportunità di avvalersi della visibilità offerta dai giochi olimpici per offrire un esempio di sensibilità, connettendo le reali esigenze dei territori montani (i servizi essenziali per un vivere dignitoso) con le mutate caratteristiche climatiche che li rendono sempre più fragili.

Ancora una volta lo sguardo è rivolto alla punta degli scarponi, al presente, senza trovare la forza né il coraggio di guardare avanti. Di guardare al futuro.

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