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Attualità | 26 febbraio | 06:00

I manganelli di Pisa colpiscono anche noi, che scriviamo di montagna

L'EDITORIALE. Giustamente, qualcuno di voi si starà chiedendo come mai abbiamo deciso di dedicare l’editoriale di questa settimana a un tema che, con la montagna, sembra avere poco a che vedere. Il motivo non è infatti legato al principale soggetto dei nostri contenuti (le Terre alte), ma al nostro ruolo di divulgatori e, in quanto tali, ci sentiamo in dovere di difendere la libertà di pensiero, soprattutto quando espressa in modo non violento e quando motivata da argomentazioni solide

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Qualche giorno fa, scorrendo svogliatamente la home di Instagram, mi sono imbattuto in questa massima:

 

"Colui che è riuscito a spostare la montagna ha iniziato spostando piccoli sassi".

 

Carina, ho pensato, e sono andato oltre, scordandomela in pochi minuti come avviene per la maggior parte dei contenuti che si incontrano sui social.

Leggendo quanto è avvenuto a Pisa, però, mi è tornata in mente. Sono andato a cercarla, l'ho trovata (su internet c'è scritto che si tratta di un detto Zen) e quasi involontariamente l'ho rivisitata in chiave contemporanea. Le trasformazioni infatti, non solo quelle positive, non si concretizzano in blocco, ma un sassolino alla volta, un episodio alla volta. Il cambio di paradigma non matura mai dall'oggi al domani (a meno che non avvenga in modo coercitivo, ad esempio con un golpe).

 

Quindi impariamo a indignarci anche per i singoli episodi, e facciamolo senza timore, ad alta voce. Altrimenti i sassi continuano ad essere accumulati altrove, la montagna a spostarsi e noi, con la nostra democrazia, rischiamo di rimanere in basso o, peggio ancora, schiacciati.

 

Giustamente, qualcuno di voi si starà chiedendo come mai abbiamo deciso di dedicare l’editoriale di questa settimana a un tema che, al di là dell’adagio Zen, con la montagna sembra avere poco a che vedere. Il motivo non è infatti legato al principale soggetto dei nostri contenuti (le Terre alte), ma al nostro ruolo di divulgatori e, in quanto tali, ci sentiamo in dovere di difendere la libertà di pensiero, soprattutto quando espressa in modo non violento e quando motivata da argomentazioni solide.

 

La libertà di pensiero, a meno che non leda la libertà altrui, sta alla base di un sistema democratico. Se il manganello viene utilizzato per chiudere le bocche o per fermare le penne, abbiamo il dovere, in quanto - ripeto - comunicatori, di ribadire il nostro sconcerto verso i fatti avvenuti a Pisa. E lo facciamo attraverso la nota ufficiale del Quirinale:

 

“Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

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