Abruzzo, turisti cresciuti del 40% durante le feste di Natale ma il dato è vincolato alla neve e all'industria dello sci: meglio cambiare?
Con la crisi climatica il rischio che la normalità diventino gli inverni come quello del 2023/2024 e non questo è sempre più concreto. Federalberghi: ''Soprattutto nel periodo invernale, per la montagna, è necessario lavorare di più ad una programmazione volta ad una destagionalizzazione delle presenze, che non sia limitata ad alcuni periodi dell’anno''

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Federalberghi ha messo a disposizione i dati del periodo di Natale che si riferiscono all’andamento del flusso turistico in Abruzzo. E’ emerso che c’è stato un aumento del 40% rispetto all’anno precedente, il 2023. Un inizio di stagione invernale davvero positivo per la montagna abruzzese, che rispetto a quella passata sta facendo riscontrare dei numeri di tutto rispetto. In particolare le aree montane dell’aquilano e i comprensori sciistici del Gran Sasso, di Roccaraso, Ovindoli e Campo Felice hanno fatto registrare degli afflussi davvero notevoli.
Tuttavia entrando nel dettaglio ci accorgiamo che il turismo abruzzese, come gran parte di quello delle montagne dell’Appennino cento settentrionale, è legato quasi ed esclusivamente alla presenza della neve. Il 2023/2024 è stato condizionato dalla totale assenza di neve e di conseguenza i turisti hanno scelto altre mete per le loro vacanze. Ad esempio, entrando ancor di più nello specifico, questo +40% deriva soprattutto da quegli impianti o quelle aree dove è stato possibile sciare. Per esempio già sulla montagna teramana, Prati di Tivo, versante orientale del Gran Sasso d’Italia, l’affluenza per via dell’inagibilità delle stazioni sciistiche è stata piuttosto limitata.
Ancora peggiori sono risultati i dati dell’affluenza turistica sulle coste, dove il dato rispetto allo scorso anno è di un buon -30%.
In una nota Giammarco Giovannelli presidente Federalberghi Abruzzo e presidente Confcommercio Teramo Abbiamo ha fatto sapere che: “Abbiamo registrato un aumento delle presenze di circa il 40% rispetto allo scorso anno, in particolare in provincia dell’Aquila. Un risultato legato al turismo della neve, con un boom di visitatori a cavallo delle festività natalizie, grazie anche al buon innevamento delle piste, che ha consentito di recuperare quel margine percentuale perso nella scorsa stagione invernale a causa della carenza di neve. Di contro, la Costa e la provincia di Teramo hanno subìto un tracollo, con un -30% circa di turisti, nello stesso periodo”.
Ha spiegato Giovannelli che “se a livello regionale il dato è molto soddisfacente, con un Abruzzo sempre più orientato al settore turismo con una vocazione specifica, soprattutto nel periodo invernale, per la montagna, è necessario lavorare di più ad una programmazione volta ad una destagionalizzazione delle presenze, che non sia limitata ad alcuni periodi dell’anno”. Da questi dati ne emerge che la mancanza di servizi ed infrastrutture non permette all’Abruzzo, in questo momento, di destagionalizzare il turismo, di permettere ai turisti di soggiornare nei territori della regione anche senza la presenza della neve.
L’Abruzzo d’altra parte è ricco di storia, di attività, di grandi professionisti di ogni settore e quindi ci sarebbe la possibilità di mettere in piedi un piano condiviso che possa far conoscere la regione sotto il profilo turistico anche in altre stagioni. Il turismo legato alla neve porta dei risultati legati al breve termine e solo per alcuni territori, un po' come quello esclusivamente dedicato al mare, ma sono necessarie delle attrattività che siano in grado di attirare il turista anche in altri periodi dell’anno magari prolungando anche il periodo di soggiorno nelle aree ricettive che ad oggi vedono una media di appena 1,5 notti. Anche perché la crisi climatica è sempre più realtà e gli inverni senza neve una costante. Meglio farsi trovare pronti.