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Attualità | 18 dicembre | 20:00

Speleologa bloccata nell'abisso, il soccorso alpino: "Tutti parlano dei costi ma noi salviamo vite. Gli incidenti possono succedere e qui parliamo di attività scientifiche"

Il presidente del soccorso alpino del Trentino, Walter Cainelli: "Le grotte di Frasassi sono aperte ai turisti per vari motivi, ma il pubblico può entrare in quel mondo affascinante perché dopo la scoperta qualcuno le ha esplorate per anni"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Il rischio zero non esiste, possono succedere incidenti in ogni attività". Queste le parole di Walter Cainelli, presidente del soccorso alpino e speleologico del Trentino, sul complesso e difficile intervento per la salvare Ottavia Piana, la 32enne intrappolata e ferita nella grotta di Bueno Fonteno (Bergamo) per circa 75 ore. Un'operazione che ha coinvolto 159 tecnici, costantemente monitorata e assistita da un totale di 6 medici e 8 infermieri. "La sinergia tra le varie squadre è stata fondamentale". 

 

Oltre alle squadre della Lombardia, attivate anche quelle da Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Friulia Venezia Giulia e Sardegna. Tantissime competenze e professionalità unite negli sforzi per tirare fuori la speleologa dall'Abisso. Una sinergia inter-forze basata, in grandissima parte, sul volontariato. 

 

Fin da subito, forse anche perché la 32enne è rimasta ferita per la seconda volta nella stessa grotta nel giro di poco più di un anno, si è scatenata la polemica. Giovane ma esperta speleologa è stata imputata incoscienza, inconsapevolezza, sfrontatezza e, addirittura, impertinenza. Subito si è parlato dei costi, la "paura" che ricadano sulla collettività. Rassicuriamo, come spiegato dal soccorso alpino: questi sono coperti da un'assicurazione (Qui articolo).

 

L'intervento è stato, certo, complesso: i soccorritori hanno tirato una linea telefonica per agevolare i contatti e i passaggi sono stati disostruiti con piccole cariche di esplosivo. Ci si è mossi tra cunicoli, meandri e strapiombi. "E' evidente che c'è una difficoltà maggiore - prosegue Cainelli - un conto è intervenire in montagna di giorno e un altro totalmente al buio in ambienti poco conosciuti e particolarmente ostici ma noi arriviamo ogni volta che c'è bisogno di aiuto".

 

Oltre 150 operatori per 14 ore di attività ma un intervento non per un'escursionista non attrezzato bloccato con le scarpe da ginnastica in quota: Piana laggiù era andata per attività scientifiche, per esplorazione, per restituire dati sul sottosuolo a enti pubblici e di ricerca. Insomma, lavoro. 

 

"La raccolta dati è fondamentale anche per noi e un'attività importante in generale, poi in alcuni casi ci possono essere alcune opportunità di sviluppo alternative. Le celebri grotte di Frasassi sono aperte ai turisti per vari motivi, ma il pubblico può entrare in quel mondo affascinante perché dopo la scoperta qualcuno le ha esplorate per anni", conclude Cainelli.

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