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Ambiente | 02 gennaio | 12:16

In difesa dell’idroelettrico italiano: 29 associazioni chiedono di aumentare gli investimenti nell’ "oro blu" delle Alpi

L'idroelettrico risente degli effetti del cambiamento climatico e di un'incertezza normativa persistente che sta rallentando il raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili e la creazione di circa 2000 nuovi posti di lavoro per le terre alte. L’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori ha lanciato un appello al Governo per una tutela legislativa del comparto idroelettrico italiano, accompagnato da un manifesto politico

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori (Adoc), insieme ad altre 28 associazioni nazionali, ha lanciato un appello al Governo per una tutela legislativa del comparto idroelettrico italiano, accompagnato da un manifesto politico concreto.

 

Secondo il documento, "nel 2023, i 4.800 impianti idroelettrici italiani hanno prodotto energia elettrica verde sufficiente a coprire il fabbisogno di oltre 15 milioni di famiglie, generando un valore economico di circa 2 miliardi di euro all’anno e impiegando circa 12.000 lavoratori altamente specializzati, sia direttamente sia nell’indotto".

 

L'idroelettrico, una delle principali fonti di energia rinnovabile a disposizione del nostro Paese per la decarbonizzazione del sistema elettrico, risente degli effetti del cambiamento climatico e di un'incertezza normativa persistente. La mancanza di un quadro chiaro sulle concessioni idroelettriche, sia a livello nazionale che comunitario, sta rallentando il raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili. Inoltre, gli operatori italiani rischiano di perdere i propri asset sul territorio nazionale a vantaggio di operatori stranieri. Questa instabilità normativa e politica ha ripercussioni significative sia sul mantenimento dei posti di lavoro legati al settore sia sugli investimenti necessari per modernizzare il parco idroelettrico nazionale.

 

Per queste ragioni, le associazioni chiedono al Governo di adottare immediati provvedimenti normativi volti a tutelare il comparto idroelettrico nazionale, creare condizioni favorevoli per investimenti stimati in circa 15 miliardi di euro, in collaborazione con le comunità locali e introdurre meccanismi di concessione che limitino la partecipazione di operatori provenienti da Paesi che non garantiscono condizioni di mercato simili a quelle italiane.

 

Con una potenza installata complessiva di circa 19,7 GW, l’idroelettrico rappresenta il 33% delle fonti rinnovabili in Italia e copre annualmente circa il 14% del fabbisogno energetico nazionale. Attualmente il 76% dell'energia idroelettrica proviene da impianti situati nel Nord Italia. La maggior parte di questi impianti ha oltre 70 anni, e il settore soffre di una cronica mancanza di interventi di manutenzione e investimenti.

Gli interventi di ammodernamento potrebbero aumentare la potenza disponibile di 5,8 GW, senza creare nuovi bacini artificiali, generando circa 2.000 nuovi posti di lavoro e consentendo un risparmio di oltre 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

 

L’idroelettrico italiano, considerato la "Cenerentola" delle fonti rinnovabili, necessita urgentemente di politiche industriali chiare e investimenti a lungo termine. Le richieste del manifesto sono esplicite; ora si attendono azioni concrete dai rappresentanti politici.

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