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Ambiente | 09 luglio | 11:00

“Nei bar del Nord Italia ci si lamenta del freddo e c'è chi dice che il riscaldamento globale è una bufala". Luca Mercalli invita a guardare oltre il proprio "fazzoletto di terra"

Risulta un errore prendere in considerazione solo il Nord Italia, perché la temperatura globale di giugno sul pianeta Terra è stata anche in questo mese la più alta mai registrata: è il dodicesimo mese consecutivo. "Non si può valutare il clima guardando solo al proprio fazzoletto di terra: l’andamento climatico è un concetto globale, sul lungo periodo, e tutti i dati segnalano che va sempre peggio"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nei bar del nord Italia ci si lamenta del freddo e c'è chi perfino dice che il riscaldamento globale è una bufala! Ma non si può valutare il clima guardando solo al proprio fazzoletto di terra: l’andamento climatico è un concetto globale, sul lungo periodo, e tutti i dati segnalano che va sempre peggio”.

 

Così il climatologo Luca Mercalli a FamigliaCristiana. Risulta infatti un errore prendere in considerazione solo il Nord Italia, perché - come riportavamo ieri con un articolo - la temperatura globale di giugno sul pianeta Terra è stata anche in questo mese la più alta mai registrata: è il dodicesimo mese consecutivo.

 

Questo è il dato, unito alle parole di Mercalli, invita a uno sforzo d'immaginazione.

 

Immaginatevi di essere una foglia di faggio in autunno. Il picciolo si è irrigidito. Non ha più l'elasticità di inizio estate e potrebbe spezzarsi al primo alito di vento. Anzi: si è già spezzato. Così state lentamente scivolando verso il basso, in fluttuazioni larghe e leggere.

 

Durante la caduta, tuttavia, continuate a guardare il mondo come se foste ancora aggrappati al ramo. Sebbene il terreno sia ormai prossimo avete paura di affrontare una nuova prospettiva. Per questo motivo preferite ignorare, rifugiandovi nelle certezze che avevate tra le fronde.

 

La dinamica descritta è un riflesso della nostra società. Una società che, timorosa del cambiamento, preferisce rifugiarsi in schemi culturali (ed economici) un tempo vincenti, ma oggi inadatti alle esigenze ambientali del presente. E così, mentre volteggiamo inesorabilmente verso il basso, con portamento anacronistico continuiamo a pensare alla vita sul ramo.

 

Ecco, forse bisognerebbe iniziare a considerare anche il suolo; a guardare in faccia le problematiche e le oggettività evidenziate da decenni di ricerca scientifica.

 

Solo così la foglia potrà fondersi al sottobosco e trasformarsi in humus per rinnovare la vita.

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