Trento, Bolzano e Sondrio sono le città alpine con l’aria più inquinata: risolvere il problema è possibile ma serve volontà politica
La Pianura Padana è una delle aree più inquinate d’Europa, soprattutto per le elevate concentrazioni di polveri sottili e ossidi di azoto. Ad aprile 2024 il Parlamento Europeo ha votato per l’introduzione di limiti più rigorosi da raggiungere entro il 2030 e a opporsi all’introduzione di norme più severe sulla qualità dell’aria sono stati i partiti governativi. Esistono delle soluzioni applicabili per ridurre il numero di morti premature in Italia ma sembra che la volontà politica di affrontare questo problema sanitario sia insufficiente

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
La Pianura Padana è una delle aree più inquinate d’Europa, soprattutto per le elevate concentrazioni di polveri sottili (PM2.5 e PM10) e ossidi di azoto (NO2). La sua conformazione orografica, circondata dalle Alpi, aggrava il problema, trattenendo gli inquinanti nell’atmosfera.
La puntata di domenica di Report sull’inquinamento atmosferico ha evidenziato come il numero di morti premature causate dalla scarsa qualità dell’aria rimanga elevato e come, nel corso degli anni, la volontà politica di affrontare questo problema sanitario sia rimasta insufficiente.
Durante un’intervista al programma il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha ribadito l’impegno del governo a uscire dal carbone entro il 2030, a raggiungere due terzi della produzione energetica da fonti rinnovabili (sebbene senza una data obiettivo chiara) e a rinnovare il parco auto promuovendo la transizione verso l’elettrico. Nel Pnrr sono stati stanziati 6,5 miliardi di euro per sostenere queste politiche; tuttavia, le azioni concrete finora intraprese sembrano andare in direzione opposta, come dimostrato dall’intenzione di prorogare la vendita di veicoli a combustione interna e dal progetto di trasformare l’Italia in un “hub del gas” per l’Europa.
Quali sono le cause principali e chi si oppone ad un’aria migliore
Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha sollecitato i governi di tutto il mondo ad adottare misure per ridurre l’inquinamento atmosferico, sottolineando che ciò potrebbe prevenire fino al 15% delle morti premature. A differenza degli effetti del cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria ha origini locali e produce conseguenze dirette sulle aree circostanti, come dimostra il caso della Pianura Padana.
Le cause principali dell’inquinamento atmosferico sono ben note e legate al contesto locale: allevamenti intensivi, traffico automobilistico e i gas di scarico provenienti dal riscaldamento degli edifici. Secondo i dati dell’Ispra, il riscaldamento residenziale contribuisce al 38% dell’inquinamento, i mezzi di trasporto al 21%, gli allevamenti intensivi al 15% e l’industria all’11%.
Ad aprile 2024, il Parlamento Europeo ha votato per l’introduzione di limiti più rigorosi da raggiungere entro il 2030, in risposta a una situazione che in Europa causa circa 300.000 morti premature ogni anno. L’Unione Europea punta all’ambizioso obiettivo di “inquinamento zero” entro il 2050, il che implica una drastica implementazione di politiche di decarbonizzazione nei settori dei trasporti e del riscaldamento, con l’abbandono progressivo delle fonti fossili.
La votazione di aprile ha però evidenziato un netto contrasto politico. A opporsi all’introduzione di norme più severe sulla qualità dell’aria sono stati i partiti governativi, tra cui ECR (con Fratelli d’Italia), ID (con la Lega) e il PPE (con Forza Italia), che hanno votato contro l’emendamento. Questa posizione sembra anteporre un’ideologia contraria alla tutela ambientale rispetto alla salute dei cittadini e alla riduzione della spesa pubblica sanitaria.
Come stanno le province alpine
Il report di Legambiente “Mal’Aria 2024” fornisce un’analisi dettagliata del livello di inquinamento atmosferico nei capoluoghi di provincia italiani.
Focalizzandosi sui capoluoghi alpini, emerge una situazione generalmente migliore rispetto ad altre aree del Paese, con l’eccezione della Val d’Adige, dove i livelli di inquinanti atmosferici continuano a superare le soglie raccomandate dall’Oms.
Tra le principali città alpine, Bergamo, Trento e Bolzano risultano le più critiche per le concentrazioni di NO2 e PM2.5, mentre Sondrio presenta problematiche legate esclusivamente al particolato più fine, imputabile soprattutto al traffico automobilistico.

Il problema della qualità dell’aria è una questione concreta, per la quale esistono soluzioni già disponibili. La salute dei cittadini dovrebbe essere una priorità per le istituzioni, che però spesso faticano a mettere in discussione un modello di sviluppo e produzione – basato sull’uso del fossile per il riscaldamento, il consumo di suolo, l’incentivo della mobilità privata e la presenza di allevamenti intensivi – che contribuisce gravemente all’inquinamento atmosferico.
L’adozione di energie pulite e la riduzione degli allevamenti industriali rappresentano interventi relativamente semplici, i cui benefici possono essere osservati nel breve termine, anche in termini di impatto sanitario legato alla qualità dell’aria.
Gli obiettivi e gli investimenti del Pnrr possono rendere la Val d'Adige e la pianura padana dei luoghi dove non si muore per inquinamento e le città che più soffrono questi effetti potrebbero farsi portavoce di queste istanze.