Contenuto sponsorizzato
Ambiente | 22 novembre | 19:00

Tra ritardi e malumori, Cop29 entra nella corsa finale verso un obiettivo di finanza climatica condiviso

Aggiornamenti di fine giornata (e fine settimana) da Baku: oltre alle occhiaie sempre più profonde, il numero di caffè in corpo sempre più alto, vi possiamo finalmente raccontare che è uscita una nuova versione del testo negoziale e come le parti hanno reagito a essa

scritto da Sofia Farina

Aggiornamenti di fine giornata (e fine settimana) da Baku: oltre alle occhiaie sempre più profonde, il numero di caffè in corpo sempre più alto, mentre continuiamo ad accumulare decine di ore in questa struttura senza finestre, vi possiamo finalmente raccontare che è uscita una nuova versione del testo negoziale.

 

Un riassunto per chi arriva ora: ci troviamo in Azerbaigian per raccontare la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, che è stata anche definita la “climate cop”, l’edizione dedicata alla finanza climatica, e quindi essenzialmente alla mobilitazione di risorse economiche per portare avanti le azioni di mitigazione e adattamento, oltre che per affrontare i danni già causati dal cambiamento globale.

Siamo ormai in dirittura di arrivo, i negoziati sono andati avanti per undici giorni e le parti stanno cercando di convergere verso un testo finale, che tecnicamente è chiamato con la sigla Ncqg, che sta per “new collettive quantified goal” (scusate l’inglese, ma siamo alle Nazioni Unite), ovvero un nuovo obiettivo globale di mobilitazione di risorse.

 

Fin dal primo giorno gli obiettivi delle parti coinvolte nella negoziazione sono stati chiari, e la cosa più importante da sapere è che i paesi in via di sviluppo chiedevano e chiedono 1.3 trilioni di dollari l’anno ai paesi sviluppati. Questi, dal canto loro, hanno le loro richieste, per tutelarsi e per promuovere la propria idea di giustizia climatica, e quindi, ad esempio, di chi deve contribuire alla mobilitazione di finanze e di chi ne deve usufruire. I sotto-temi discussi in contemporanea sono tantissimi e vanno dall’Annesso I della convenzione quadro delle Nazioni Unite da cui è nato il processo delle Cop al ruolo della finanza privata. Discuterli qui va decisamente al di là dei nostri obiettivi, quindi cerchiamo semplicemente di capire come sta procedendo il negoziato e quanto siamo vicini alla sua chiusura.

 

Partiamo dal fatto che in teoria la Cop29 avrebbe dovuto concludersi alle 18 (ora locale) di oggi, venerdì 22 novembre, ma mentre scrivo questo pezzo siamo già oltre e siamo ancora nel mezzo dei dialoghi bilaterali tra le delegazioni. Non si tratta di una cosa inaspettata, né poco comune, infatti molti giornalisti già mesi fa avevano preso il biglietto per tornare nei propri paesi d’origine molto più avanti di oggi.

 

La situazione è questa: ieri è uscita una prima bozza del testo, che conteneva ancora due opzioni che rispecchiavano essenzialmente le due visioni (lontane) dei paesi in via di sviluppo e di quelli sviluppati, e che ha generato scompiglio e reazioni molto negative da praticamente tutte le parti. Il commissario per il clima dell’Unione Europea, per dirne una, l’ha definito “inaccettabile”.

 

La presidenza ha poi promesso una nuova versione in grado di mettere d’accordo tutte le parti per la mattinata di oggi. In realtà le negoziazioni sono andata avanti tutta la notte e la mattinata, e il testo è arrivato nel pomeriggio. Sebbene con notevoli progressi rispetto alla versione precedente, anche questa bozza è stata ritenuta impossibile da approvare all’unanimità (così funziona in questi contesti, si approva solo quando nessuno si oppone), per una serie di motivi ma soprattutto per la cifra che c'è scritto mobilitare ogni anno (entro il 2035) per i paesi in condizioni di bisogno, che è molto più bassa di quella richiesta.

 

Riporto le parole di Ali Mohamed, che è a capo del gruppo africano dei negoziatori: “L'obiettivo proposto di mobilitare 250 miliardi di dollari all'anno entro il 2035 è totalmente inaccettabile e inadeguato a realizzare l'Accordo di Parigi. Il Rapporto sul divario di adattamento dice che il fabbisogno di adattamento è di 400 miliardi di dollari; 250 miliardi di dollari porteranno a un'inaccettabile perdita di vite umane in Africa e nel mondo, e mette a rischio il futuro del nostro mondo. Inoltre, non sono più i paesi sviluppati ad essere responsabili in questa formulazione. È un obiettivo per il quale tutti i Paesi sono responsabili e per il quale tutti i Paesi sono responsabili e per il quale i Paesi sviluppati stanno assumendo la guida. Questo è inaccettabile”.

 

Il pomeriggio (e la sera, e la notte) procede dunque con un nuovo round di negoziati, di consultazioni bilaterali per redigere una nuova versione del testo da presentare poi alla plenaria per l’approvazione (o no).

I giornalisti intanto, in sala stampa, fanno incontri con gli analisti del settore per capire come interpretare il testo.

 

“Le prossime 24 ore saranno decisive per chiudere la Cop29 con un risultato accettabile - commenta Luca Bergamaschi, Direttore e Co-fondatore del think tank Ecco -. La proposta di partire da 250 miliardi di dollari, da parte dei Paesi sviluppati, per raggiungere 1300 miliardi al 2035, è troppo debole. C’è ampio spazio per puntare più in alto per i prossimi 10 anni. In linea con le richieste dei Paesi africani. Un obiettivo molto più ambizioso è possibile con il conteggio di tutta la finanza per il clima, compreso il contributo delle Banche Multilaterali di Sviluppo, e attraverso nuovi strumenti come la tassazione internazionale. Sulla mitigazione, sarebbe essenziale uscire da Baku con nuovi obiettivi sugli stoccaggi e sulle reti, ma soprattutto con l’accordo di redigere un rapporto annuale in grado di valutare l'implementazione degli impegni di Dubai, compresa l'uscita progressiva dai fossili. Senza tutti questi elementi è difficile vedere un accordo e un risultato di successo”.

 

Abbandonata l'idea di farla oggi (la notizia è arrivata alle 21), domani in tarda mattinata dovrebbe svolgersi la plenaria di chiusura: stiamo a vedere.

l'autore
Diario da Cop29

Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Cultura
| 21 gennaio | 08:15
Durante il discorso di insediamento, ha promesso che il monte Denali (con i suoi 6190 metri d'altezza il più alto del Paese) tornerà a chiamarsi come stabilito nel 1917. Ecco i motivi
Idee
| 21 gennaio | 06:00
Promosso dal gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano e giunto nel 2025 alla quarta edizione, il premio chiede alle sezioni CAI di segnalare figure emblematiche nel preservare saperi e tradizioni dei paesi montani
Ambiente
| 20 gennaio | 19:19
 Specialmente tra la dorsale abruzzese e quella umbro marchigiana abbiam vissuto dei valori termici davvero molto bassi, con temperature che a 2000 metri hanno sfiorato anche i -12°C. Nel video siamo sul Vettore (Parco Nazionale dei Monti Sibillini immortalato da Paoloantonio D’Ettorre)
Contenuto sponsorizzato