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Ambiente | 11 settembre | 18:00

Sposi in vetta: il fotografo li "obbliga" a salire a piedi. "In elicottero non accetterei di organizzare il servizio. Il risultato dopo fatica è impagabile"

"Io sono un fotografo, ho fatto anche io un servizio sulla Grigna con degli sposi, ma la differenza è che siamo saliti a piedi: zaini in spalla con tutta l’attrezzatura. La soddisfazione di questo servizio è stata impagabile"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo dedicato alla discutibile tendenza a servirsi degli elicotteri per raggiungere vette particolarmente panoramiche e farsi fotografare in abiti nuziali.

 

Nessun processo all'elicottero, ma un invito a utilizzarlo quando è realmente necessario.

 

"Volare per scopi ludico/ricreativi - scrivevamo - potrebbe essere evitato. Anzi: dovrebbe essere evitato considerata la fragilità di molte aree montane e le difficoltà climatiche che stiamo attraversando. Sarebbe una rinuncia semplice che, in ogni caso, non vieta di frequentare le montagne con mezzi più adatti alle caratteristiche ambientali di una determinata area".

 

Il giorno seguente ci ha contattato un fotografo, Marco Crea. Dopo aver letto l'articolo ci ha scritto: "Io sono un fotografo, ho fatto anche io un servizio sulla Grigna con degli sposi, ma la differenza è che siamo saliti a piedi: zaini in spalla con tutta l’attrezzatura. La soddisfazione di questo servizio è stata impagabile".

 

"Ovvio, io sono un appassionato di montagna e li ho invitati a salire a piedi, in elicottero non avrei accettato. Loro hanno accettato e il risultato dopo la loro fatica è stato impagabile".

 

Ne abbiamo quindi approfittato per confrontarci con lui su questo argomento, anche perché le fotografie in montagna indossando gli abiti nuziali stanno gradualmente prendendo piede.

 

 

Marco, raccontaci com’eravate eravamo organizzati.

 

I ragazzi si sono sposati un paio di mesi prima rispetto al servizio. Ovviamente non si poteva salire lo stesso giorno del matrimonio. Siamo partiti una mattina di inizio ottobre, alle cinque di mattina, con il materiale negli zaini. Un mio caro amico ci ha dato una mano: abbiamo portato su l’abito, abbiamo portato su tutto a piedi, e abbiamo iniziato a scattare alle sette meno un quarto. Alle nove avevamo già finito. Per salire abbiamo coperto un dislivello di quasi mille metri. La cosa bella è stata la reazione delle persone che sono salite dopo di noi. In molti ci chiedevano, stupiti: “Ma come avete fatto a salire?” Questo perché erano convinti che ci avesse trasportati in vetta l’elicottero.

 

 

Al di là dell'aspetto ambientale, perché a tuo parere eliminare l'elicottero dall'esperienza fotografica offre un risultato finale più appagante?

 

Sono convinto che se fossimo saliti in elicottero il risultato non sarebbe stato lo stesso, perché tutte le cose che si guadagnano con fatica sono sempre le migliori e hanno un risultato eccezionale nella vita. Io sono appassionato di montagna. Ho detto agli sposi: “Se volete organizziamo il servizio come dico io”. Ne abbiamo un po’ parlato ed erano molto felici e quindi come dicevo abbiamo deciso di affrontare la salita a piedi. Dopo questo servizio mi hanno contattato in molti chiedendomi altri servizi, sempre sulla Grigna.

 

 

La prospettiva aerea delle vette offre indubbiamente suggestioni uniche. Tuttavia, ti è mai capitato di organizzare servizi fotografici nuziali a quote inferiori, magari tra quei paesi di montagna dove si respira ancora un dialogo equilibrato tra persone e territorio?

 

Sì, assolutamente. Come fotografo ho sempre cercato, quando possibile, di organizzare servizi anche a quote più basse, a valle, dove si riescono ugualmente a fare degli scatti fantastici grazie all’ambiente peculiare di alcuni territori. Unire l’amore di un matrimonio all’ambiente montano credo sia una cosa bellissima: ovviamente se ci si approccia con rispetto.

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