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Ambiente | 23 novembre | 18:00

"Perché fermarsi a una montagna quando possiamo scalare il mondo?" Storia delle dieci nepalesi del Seven Summits Women Team

Da sogno a realtà: la storia delle dieci giovani donen nepalesi che hanno scelto di sconfiggere gli stereotipi entro cui sono cresciute e creare un progetto prezioso dedicato a cambiare per sempre la percezione del loro ruolo nella società e nello sport

scritto da Sofia Farina

Tra le varie storie che ho raccolto passando ore tra i padiglioni gestiti dai montanari di tutto il pianeta, ce n'è una che mi è piaciuta particolarmente, perché unisce l'amore per le alte quote alla parità di genere e riguarda un gruppo di giovani donne nepalesi che sono riuscite a sconfiggere gli stereotipi entro cui sono cresciute e creare un progetto prezioso.

 

Era il 2008, e un gruppo di dieci donne nepalesi stava per cambiare per sempre la percezione del loro ruolo nella società e nello sport. Provenivano da contesti diversi: alcune cresciute in villaggi rurali, altre nei caotici centri urbani del Nepal, tutte accomunate da un unico obiettivo che sembrava impossibile: scalare il Monte Everest. Per molte, la montagna non era solo una sfida fisica ma un simbolo di riscatto. Quando, contro ogni previsione, raggiunsero la vetta, il sogno non si fermò lì. Si chiesero: perché fermarsi a una montagna quando possiamo scalare il mondo? Nacque così il Seven Summits Women Team, con l’ambizioso progetto di raggiungere le vette più alte di ciascun continente.

 

Tra queste donne c’era Shailee Basnet, una giovane giornalista che aveva scoperto l’alpinismo quasi per caso. Shailee non era una sportiva nata, ma quando iniziò a prepararsi per l’Everest, trovò nella montagna uno scopo più grande. Con lei c’era Maya Gurung, cresciuta in un villaggio remoto dove i sogni delle donne erano spesso confinati alle mura domestiche. Maya, come tante altre, aveva dovuto affrontare il peso delle aspettative sociali, ma ogni passo verso la vetta era per lei una rivendicazione di libertà. C’era anche Puja Maharjan, che aveva imparato a resistere agli scherni di chi non credeva che una ragazza della sua famiglia potesse raggiungere simili altezze. Ognuna di loro portava con sé una storia di lotta e determinazione, e insieme si trasformarono in una squadra inarrestabile.

 

Il progetto delle sette vette, iniziato quasi come un’idea folle, divenne presto realtà. Ogni spedizione era un’avventura unica, piena di difficoltà, non solo fisiche ma anche logistiche. Per molte di loro, era la prima volta fuori dal Nepal, la prima volta a misurarsi con culture diverse, paesaggi estremi e lingue sconosciute. Durante il viaggio in Africa, per scalare il Kilimangiaro, visitarono villaggi e scuole, incontrando bambini che si meravigliavano alla vista di donne nepalesi in abiti da alpinismo. In America Latina, scalarono l’Aconcagua, imparando a gestire le asperità del terreno e le avversità climatiche. In Antartide, la conquista del Vinson Massif richiese tutta la loro resistenza, ma ogni sfida affrontata insieme rafforzava il loro legame e il loro messaggio.

 

Ma il Seven Summits Women Team non si limitò alle scalate. Per queste donne, la montagna era solo un mezzo per portare un messaggio più ampio. Durante le loro spedizioni, visitarono più di 20 paesi, raccontando la loro storia e ispirando altre donne a rompere le barriere. Tornarono spesso nei villaggi del Nepal per sostenere iniziative educative e parlare con le giovani generazioni. Dopo il devastante terremoto del 2015, si mobilitarono per ricostruire scuole e aiutare le comunità colpite.

 

Oggi, il loro lavoro continua attraverso progetti come la Female Leadership Academy, che offre formazione e mentorship a giovani donne provenienti da contesti difficili. Per Shailee, Maya e le altre, l’avventura delle sette vette non è mai stata solo una questione di scalate, ma una lotta per dimostrare che il cambiamento è possibile, anche quando le montagne sembrano insormontabili. Il loro viaggio, iniziato tra le nevi dell’Everest, ha trasformato le loro vite e ispirato migliaia di persone in tutto il mondo.

l'autore
Diario da Cop29

Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)

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