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Ambiente | 19 maggio | 08:00

(IL VIDEO) Le Foreste Casentinesi e l'eremo forestale dove oggi gli alberi sono "archeologia che vive e si rigenera", testimonianze di un passato millenario

Il video di Marco Albino Ferrari: "Quegli alberi ci dicono una cosa, che l’uomo non è sempre e per forza un distruttore. Dipende. Spesso è un distruttore, può essere anche però il creatore e il custode di foreste fantastiche. Proprio come quelle che oggi possiamo vedere in Casentino"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Camaldoli, nelle Foreste Casentinesi, è ciò che si definisce un “eremo forestale” dove fino dal Medioevo i monaci benedettini avevano vissuto in uno stretto rapporto di lavoro con gli alberi.

Erano selvicoltori, anzi tra i primi selvicoltori. Mettevano a dimora fino a cinquemila pianticelle all’anno e naturalmente abbattevano le fustaie più grandi. Dalla fine dell’11° secolo diedero vita a quell’immenso popolo vegetale che oggi possiamo vedere nel Casentino.

 

Il nucleo storico è una vastissima abetina, e gli abeti bianchi, come noto, non si manifestano mai in Appennino in queste densità, ma lì ci si proprio grazie al lavoro dei monaci. I lunghi tronchi ripuliti venivano portati giù all’Arno, poi per fluitazione, compivano questi lunghi viaggi sul fiume passando per Firenze, poi arrivavano alla marina di Pisa e all’Arsenale di Livorno, per costruire case e navi.

 

Oggi quegli alberi slanciati, quelle piante colonnari, è come fossero archeologia che vive e si rigenera. Sono testimonianze di un passato millenario giunto fino a noi attraverso diverse fasi storiche proprio grazie al lavoro dei monaci.

 

E soprattutto ci dicono una cosa, che l’uomo non è sempre e per forza un distruttore. Dipende. Spesso è un distruttore, può essere anche però il creatore e il custode di foreste fantastiche.

 

Proprio come quelle che oggi possiamo vedere in Casentino.

 

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