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Ambiente | 24 novembre | 06:00

Cambiamenti climatici? "La causa è il sole". Il seme del negazionismo sembra pronto a germogliare sulle teorie di Antonino Zichichi

Negli ultimi giorni i social sono stati attraversati da una forte ondata di sostegno alla teoria "controcorrente" dell'autorevole studioso. Ma il fisico ha mai portato dei dati in sostegno di questa tesi? No. Ha mai evidenziato scientificamente perché non è convinto dalla teoria antropogenica del cambiamento climatico? No. Ha mai pubblicato lavori di climatologia? No

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Da un paio di giorni è facile imbattersi in notizie e contenuti che rimandano alle note tesi negazioniste (in campo climatico) del fisico Antonino Zichichi. Il celebre studioso, esperto di fisiche di particelle, da anni rilascia dichiarazioni circa il suo scetticismo verso la teoria antropica del cambiamento climatico. Secondo Zichichi il riscaldamento del pianeta non ha nulla a che fare con le attività umane e il consumo dei combustibili fossili. Il fisico ritiene che la sola responsabile del riscaldamento in atto da decenni sia la variazione dell’attività solare.

 

In realtà il fisico non ha fatto particolari dichiarazioni in questi ultimi giorni. L’attenzione è stata catalizzata da alcuni post comparsi su Facebook, secondo cui Zichichi non apparirebbe più su televisioni e giornali a causa del dissenso verso la teoria antropogenica del cambiamento climatico. I post sono diventati virali, assicurandosi migliaia e migliaia di like, condivisioni e commenti in favore del fisico e del suo pensiero “controcorrente”. Il seme del negazionismo climatico sembra davvero sempre pronto per germogliare.

 

Queste situazioni, questi proclami sguaiati e anti-scientifici, mettono sempre più a disagio. E il disagio cresce se loro artefice è una personalità come quella di Zichichi. Il fisico è uno scienziato di prim’ordine e su questo non si discute. In quanto tale, conosce in profondità il metodo scientifico. Chiunque in ambito scientifico ha il diritto di criticare una teoria, anche la più diffusa e condivisa. Per farlo deve però portare a supporto evidenze robuste che siano in grado di rendere palese la mancanza della teoria incriminata e proporre una spiegazione alternativa valida. Con il cambiamento climatico è successo questo? No.

 

Il fisico non ritiene che l’attività umana sia responsabile del riscaldamento planetario. Indica il sole come causa dell’aumento della temperatura. Ha mai portato dei dati in sostegno di questa tesi? No. Ha mai evidenziato scientificamente perché non è convinto dalla teoria antropogenica del cambiamento climatico? No. Ha mai pubblicato lavori di climatologia? No. Il prestigio scientifico non può essere un alibi per sottrarsi ai rigidi protocolli su cui la stessa scienza si basa. In nome di straordinari risultati (ottenuti in tutt’altri campi del sapere, è bene ricordarlo), non si può transigere sul metodo scientifico, mai. Se Zichichi, o qualunque altra persona di scienza, un giorno produrrà una nuova teoria in grado di dimostrare che il cambiamento climatico è naturale, sarò il primo a riconoscerla. Se manca questo sostegno, le parole di critica sono prive di reale fondamento, sono chiacchiere. A oggi nessuno è riuscito a spiegare l’aumento della temperatura degli ultimi decenni senza prendere in considerazione l’aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera. Riprodurre il riscaldamento globale considerando solamente la variabilità climatica naturale è impossibile.

 

Addentriamoci un poco di più nella questione. Zichichi, insieme a molti altri negazionisti, ritiene che la variazione dell’attività solare sia la vera responsabile del riscaldamento. Cerchiamo di capire di cosa si tratta. Il sole investe il nostro pianeta con una quantità di energia che viene definita Costante Solare. Essa è pari a 1367 W m-2, vale a dire che ogni secondo il sole colpisce la Terra con un’energia di circa 1367 joule per metro quadrato (valore riferito all'alta atmosfera, non alla superficie terrestre). La costante solare, nonostante il suo nome, è in realtà soggetta a una certa variabilità. La più importante è quella prodotta dai cicli solari undecennali. Ogni undici anni la costante solare oscilla tra un minimo, corrispondente ai periodi con poche macchie solari, e un massimo, che è invece associato alla massima presenza di macchie solari. L’oscillazione è però estremamente ridotta. Osservando la curva blu del grafico qui sotto si può apprezzare che durante il minimo la costante solare “scende” a 1365 W m-2, durante il massimo “sale” a 1367 W m-2. Parliamo di variazioni pari a circa lo 0.1%. Può una variazione così piccola produrre effetti sul clima imponenti e globali come il riscaldamento globale?

 


L'andamento dell'attività solare (curva blu) e della temperatura media planetaria (curva rossa) dal 1940 a oggi. La costante solare (anche definita irradianza) oscilla in modo semi-regolare ogni 11 anni. La temperatura sale invece decisamente dagli anni '70. Dati da: Dewitte et al. (2022); ERA5; JRA-3Q; Berkeley Earth; GISTEMP; HadCRUT5; NOAA Global Temp.

 

In realtà con questo ragionamento non abbiamo ora gli strumenti per capire se quello 0.1% è effettivamente in grado di impattare sul clima. Osservando i dati risulta però evidente una cosa: i cicli solari salgono e scendono ogni 11 anni. Se fosse la variabilità solare a produrre il cambiamento climatico, dovremmo osservare l’alternanza di deboli riscaldamenti e deboli raffreddamenti, in accordo alla ciclicità solare. Non dovrebbe invece essere presente un trend di lungo periodo che riguarda la temperatura (curva rossa). La media della temperatura globale dovrebbe rimanere più o meno stabile. Sta succedendo? No, le temperature salgono senza tregua dalla fine degli anni ’70, ovvero da 50 anni. Da allora abbiamo attraversato diversi cicli solari, ma tracce di deboli e periodici raffreddamenti non se ne sono visti.

 

L’attività solare non può spiegare il riscaldamento in atto. Ci vuole un’enorme quantità di energia per alimentare il cambiamento climatico e l’unica compatibile con questo ordine di grandezza è quella intrappolata nell’atmosfera dall’aumentata concentrazione di gas serra. Questo dicono decenni di studi e migliaia di pubblicazioni. Certo qualcuno potrà sempre dire che gli studi, i grafici e la comunità scientifica sono inaffidabili, piegati agli interessi di oscuri poteri.

 

A chi sostiene questo ricordo sempre una cosa: vivere di scienza e ricerca non è una passeggiata. Ci vogliono enormi sacrifici fatti di anni (o anche decenni) di precariato, competizione, scarsi guadagni, trasferimenti da un paese all'altro. Chi decide di dedicare la propria vita alla scienza lo fa per un unico motivo: la passione. Posso assicurarvi che senza passione nessuno sceglierebbe di intraprendere una strada tanto difficile e incerta. Criticare in modo superficiale e affrettato la comunità scientifica non è un gesto leggero. Dietro a ogni grafico pubblicato non c'è solo rigore e competenza, ci sono appunto sacrifici, rinunce, fatiche. Ci sono persone, certamente non interessi oscuri e miliardi di dollari. Con questo non voglio certo impedire che la scienza e le sue teorie possano essere criticate. Quando lo si fa bisogna però avere validi argomenti. Tra questi certamente non rientrano gli innumerevoli “ho sentito”, “non credo”, “non mi convince” in cui ci si imbatte quando si esplora il negazionismo climatico.

 

Al netto di tutto ciò rimane una considerazione da fare. Se la scienza non riesce a raggiungere una fetta importante del pubblico, la colpa non è di quest’ultimo. Evidentemente c’è qualcosa che non funziona nella comunicazione che il mondo scientifico ha instaurato. Trovare la chiave per raccontare quanto accade al clima e al pianeta dovrebbe essere una priorità. Dobbiamo continuare a studiare e a capire, ma dobbiamo anche raccontarlo. Le pubblicazioni scientifiche da sole non sono sufficienti.

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