C'è molta Italia tra i 13.000 ghiacciai del Pakistan. Tutelarli è fondamentale: "Gli impatti di ciò che sta succedendo qui, colpiranno tutti”
Da Baku una storia di collaborazione internazionale raccolta nel padiglione del Pakistan, un paese con cui l'Italia ha una lunga storia di collaborazione scientifica (e non solo) dedicata alle terre alte del paese, alla loro tutela, e il punto di vista di Romina Khurshid Alam, ministra del Cambiamento Climatico del paese, sull'azione globale per i ghiacciai

L’AltraMontagna è ufficialmente arrivata a Baku! Oggi ho recuperato il mio accredito e sono entrata in quello che sembra un vero e proprio mondo parallelo: Cop29, infatti, come tutte le Cop, è tante cose, un negoziato globale ma anche una gigantesca “fiera” del cambiamento climatico, con spazi enormi, decine di migliaia di persone che camminano velocemente da una zona all’altra e parlano in tutte le lingue del mondo, centinaia di eventi che avvengono in contemporanea e un susseguirsi di padiglioni a perdita d’occhio. Insomma, il primo giorno qui dentro è sempre un po’ “traumatico”, e per riuscire a orientarsi nel caos a volte non bastano le gigantesche planimetrie della sede della conferenza, stampate sui muri ogni pochi metri.
La “blue zone”, quella dedicata a chi è accreditato con le Nazioni Unite, quindi essenzialmente i delegati nazionali, i giornalisti e gli osservatori della società civile (membri, ad esempio, di associazioni e organizzazioni), è essenzialmente divisa tra le stanze utilizzate per le assemblee e gli incontri istituzionali, quelle usate per le conferenze stampa che vanno avanti a ciclo continuo (più di una in parallelo), il media center, dove i giornalisti di tutto il mondo scrivono articoli e registrano servizi, e infine l’area dei padiglioni espositivi, dove i paesi, le organizzazioni e le associazioni hanno uno spazio fisico per raccontare quello che fanno, per ospitare piccoli eventi (che si chiamano “side events”), per mettere i loro delegati a disposizione per incontri e interviste.
Passeggiare tra i padiglioni è un’esperienza travolgente, ci si muove in un turbinio di persone che discutono delle tematiche più disparate, dalle dighe al nucleare, dalle coltivazioni agli orsi polari. E anche in questo caso, osservare come ogni paese o ogni realtà sceglie di utilizzare lo spazio a propria disposizione è molto interessante, e io ho iniziato a farlo cercando i padiglioni che parlano di terre alte.

Un paese che ha scelto di dedicare ampio spazio alla montagna e ai suoi problemi legati al cambiamento climatico è il Pakistan: fotografie di montagne imponenti, ghiacciai sofferenti, laghi color smeraldo decorano le pareti che delimitano lo spazio che il paese asiatico ha scelto di riempire con numerosi eventi e incontri tematici. Su un tavolino ci sono alcune copie di una pubblicazione che ha l’aspetto di un qualsiasi quotidiano cartaceo, ma intitolato “MountainNews”: si tratta di un pamphlet divulgativo prodotto da “EvK2Cnr”. Questo è il nome di un’associazione fondata nel 1989 da Ardito Desio e Agostino Da Polenza, che da allora si occupa della ricerca scientifica e tecnologica relativa al “terzo polo” del pianeta, l’area himalayana. Nel corso degli anni, questo progetto ha ridefinito l’importanza delle regioni montane dell’intero pianeta (anche all’interno di congressi internazionali come quello delle Cop) con una lunga lista di azioni sul territorio, di progetti di ricerca e di cooperazione internazionale.
Potrebbe sorgere spontanea una domanda: cosa ci fanno i materiali di un progetto italiano nel padiglione del Pakistan? Ebbene, tra le azioni messe in atto con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali in zone montuose, EvK2Cnr ha creato il Central Karakorum National Park (appunto, in Pakistan), sviluppato dei piani di gestione per altri parchi nazionali nel paese himalayano e, in collaborazione con una cordata di centri di ricerca internazionali e università italiane e pakistane, ha recentemente completato il censimento dei ghiacciai del paese.
Il Pakistan, ora possiamo dirlo con certezza, ha 13.032 ghiacciai, che costituiscono la più importante riserva di acqua dolce del paese e che ricoprono una superficie complessiva di 13.550 chilometri quadrati. Per ottenere queste informazioni son state usate 116 mappe, 1117 immagini da satellite e 33.145 dati.
Domani il padiglione ospiterà un intero evento proprio alla restituzione dei risultati di questo progetto di ricerca, con la partecipazione di diversi ricercatori e rappresentanti delle università di Milano, Cagliari, Venezia e del Cnr. Oggi, intanto, ho avuto l’occasione di intervistare brevemente una persona che a questo progetto tiene particolarmente: Romina Khurshid Alam, ministra del Cambiamento Climatico del Pakistan.
“Apprezzo tanto la presenza di così tanti rappresentanti dell’Italia nel padiglione pakistano - ha dichiarato Alam - perché i nostri paesi sono molto amici. Infatti, il governo italiano ha sempre fatto grandi sforzi di cooperazione e collaborazione per quando riguarda i ghiacciai”. In particolare, la ministra ha espresso una profonda gratitudine per il “necessario lavoro di monitoraggio dei ghiacciai del paese, che permette una presenza ancora più consapevole ai negoziati di Cop29”.

“Il nostro obiettivo principale qui a Cop29 è quello di ottenere supporto per l’intera regione himalayana - ha spiegato - per l’ecosistema e per chi lo abita, per le specie animali e vegetali ma anche per le persone che abitano nei dintorni dei ghiacciai”. Per il Pakistan, racconta, le Cop sono degli ambienti privilegiati per sviluppare delle collaborazioni con gli altri paesi che costituiscono la regione himalayana ma anche per avere degli scambi produttivi con altre regioni montane del pianeta che si trovano ad affrontare problemi simili.
Alla mia richiesta di un commento circa la presenza degli ambienti montani nell’agenda di Cop29, Alam ha risposto: “Sarò molto onesta, penso che i paesi sviluppati dovrebbero fare molto di più per proteggere le montagne, soprattutto quelli che le hanno nel loro territorio, che hanno i ghiacciai che si stanno ritirando, come i paesi alpini”. Infatti, per la ministra pakistana: “La nostra regione sta facendo del suo meglio, ma abbiamo bisogno anche dell’azione dei paesi più sviluppati, perché gli impatti di ciò che sta succedendo qui, colpiranno tutti”.
La chiacchierata con la ministra si è conclusa con una nota che mi ha fatto sorridere: “Desideriamo fortemente che il leopardo delle nevi venga dichiarato l’animale del cambiamento climatico”. Il leopardo delle nevi, infatti, “non è solo un simbolo di bellezza naturale ma è un indicatore cruciale del cambiamento climatico, perché il riscaldamento globale lo impatta direttamente".

Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)