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Alpinismo | 08 marzo | 19:00

“Una via d’arrampicata non si trasforma perchè è scalata da una donna": l'alpinismo auto-sufficiente di Silvia Vidal

Silvia Vidal, alpinista catalana nota per le sue esperienze sulle big walls in completa solitudine e autosufficienza, che promuove la parità di genere nella valutazione delle imprese alpinistiche

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Se qualcuno si congratula con me per essere stata la prima donna ad aver aperto una nuova via, quel qualcuno sta svalutando il mio raggiungimento: una via d’arrampicata non si trasforma perchè è scalata da una donna, non diventa più difficile, più facile e nemmeno meno bella”

 

Silvia Vidal, alpinista catalana nota per le sue esperienze in solitaria, risponde così ai complimenti legati all’essere una donna che compie mirabili imprese alpinistiche contando solamente sulle proprie forze. 

 

Vidal, come recita la motivazione della Menzione Speciale ricevuta nel 2021 ai Piolets d’Or è specializzata nell’”arrampicata in solitaria su big wall” alla quale si è dedicata continuamente “negli ultimi due decenni”. Il premio in questione è legato all’impresa compiuta in Alaska, sugli Arrigatch Peaks, durante la quale è rimasta in parete per 17 giorni e ne ha impiegati 36 per trasportare alla (e dalla) base della via cibo e materiale. Qualche anno prima, nel 2012, si era invece ritrovata a passare ben 32 giornate in parete, sulla Serrania Avalancha, in Patagonia, di cui ben 16 passate nel portaledge in completa inattività a causa delle condizioni meteo. 

 


Silvia Vidal durante la sua ultima esperienza in Patagonia.

 

“E’ qualcosa che, per me, cambia molto la fatica, l’impegno da dedicare all’esperienza - ha raccontato Vidal nel corso di una intervista - e l'impegno è una delle cose più importanti per me, che apprezzo. Solitamente i numeri sono quelli che contano: quanti metri di dislivello, che grado di difficoltà, e certo, anche questo è rilevante e importante ma, dal mio punto di vista, è altrettanto importante vedere come sono state fatte le cose”. Utilizzare questo stile “è un modo per dire che sono veramente sola. Se vado da sola, sono sola”.

 

Anche la sua impresa più recente, sempre in Patagonia, l’ha portata a passare più di trenta giorni in solitaria in parete per percorrere i 1180 metri di salita sulla via (da lei stessa aperta) Sincronia Magica, sulla parete Ovest del Cerro Chileno. “Ero sola e totalmente isolata e senza comunicazioni; niente radio, niente telefono, niente GPS, nessun tipo di dispositivo di comunicazione per un mese e mezzo, da sola nella valle” ha raccontato ad una platea attonita durante un evento della scorsa edizione del Trento Film Festival. Per i fan dei numeri: durante quella avventura, Vidal ha allestito 3 campi in parete, ha impiegato 4 giorni per scendere in doppia, ha superato due grandi tempeste, ha impiegato 16 giorni per trasportare l'attrezzatura a mandate di 25 chili alla volta (e lei ne pesa 45!). 

 


Silvia Vidal in parete.

 

Silvia Vidal, che arrampica da quando ha 24 anni, è nota proprio per queste ascese in solitaria di difficili vie in regioni remote e difficilmente raggiungibili del mondo. Nelle sue spedizioni predilige un approccio molto indipendente e ad alta intensità di lavoro, svolgendo in prima persona gran parte della ricerca, della preparazione e del trasporto dell'attrezzatura. 

 

"Pianificare una spedizione su una grande parete in luoghi remoti richiede una logistica complessa - ha spiegato - innanzitutto, bisogna informarsi il più possibile sul luogo in cui si va, perché la maggior parte delle ascensioni che ho fatto sono state effettuate in luoghi con pareti non scalate, senza alcuna informazione. Preparare la logistica dell'attrezzatura e decidere cosa portare è un handicap".

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