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Itinerari | 18 febbraio | 16:40

Gli itinerari de L’AltraMontagna: sulle creste e tra i laghi dei Monti Sibillini

Un lungo e grandioso anello alla Cima del Redentore, seconda elevazione dei Sibillini dopo il Monte Vettore, tra lunghe creste e specchi d’acqua

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
L'itinerario
Marche
EE (escursionisti esperti)
1750
8/9 h
Foce (959 m)
Cima del Redentore (2448 m)

l’area si può raggiungere da molte direzioni, ma in ogni caso bisogna poi salire ad Amandola, procedere per Montefortino e Montemonaco, da dove si sale fino al minuscolo borgo di Foce

È mattina presto, e per le vie del piccolo borgo di Foce non c’è in giro nessuno. Mi sono mosso dalla costa che era ancora buio, anche perché spero di rientrare presto. Lo spero, perché il giro che voglio fare non è corto. E nemmeno banale. Quindi supero le case, parcheggio, e dopo aver fatto scorta d’acqua mi incammino senza perdere tempo. La mia destinazione, i 2448 metri della Cima del Redentore, la intuisco là sopra, in fondo alla stretta valle che penetra in questo angolo di Monti Sibillini, sul confine tra Marche e Umbria. Alla mia destra, oltre il crinale, si apre la grande Piana di Castelluccio, che mi accompagnerà quando sarò sulle creste. Più a est, invece, il Monte Vettore, 2476 metri di quota, cima più alta dei Sibillini e di tutto il territorio marchigiano. E poi i Laghi di Pilato, i caratteristici specchi d’acqua a forma di occhiali adagiati in un’antica conca glaciale alla testata della valle, alimentati solo dalla fusione delle nevi e dove vive il Chirocephalus marchesonii, uno gamberetto endemico di questi laghi, che curiosamente nuota a pancia in su. E ancora, le leggende che aleggiano su queste montagne, i cambiamenti climatici che ne minacciano gli ecosistemi, gli eventi tellurici… Basta, basta! Sto pensando troppo, non fa mai bene iniziare un’escursione con troppi ragionamenti, troppi pensieri, troppe aspettative. Devo lasciare che sia il corpo, per primo, a entrare in contatto con l’ambiente circostante. A partire dalle gambe, che sono ancora un po’ intorpidite dopo tanta macchina, e hanno bisogno di scaldarsi, di prendere il ritmo, insieme al fiato. Via, camminare, non pensare. Andiamo!

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