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Cultura | 24 gennaio | 06:00

Da Milano alle montagne di Kyoto per valorizzare il legno locale. Storia di Matsugi Hironori: da manager del settore tecnologico a segantino ambulante

Tornare nel proprio territorio d'origine, tra le foreste di cedro e cipresso del Giappone, per riscoprire una materia prima che è al tempo stesso antica e modernissima: il legno. La storia di Matsugi Hironori, dirigente d'azienda in pensione, oggi segantino ambulante e falegname, ci fa riflettere sul valore di una risorsa centrale per il futuro della montagna

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Le storie di persone che per fuggire dallo stress della città cambiano vita e si trasferiscono in campagna sono all'ordine del giorno, non fanno nemmeno più notizia. Ma questa è una storia diversa. In questo racconto si intersecano città e montagna, tradizione e innovazione, amicizia e lavoro, Italia e Giappone. È la storia di Matsugi Hironori, un uomo giapponese da poco in pensione, ex dirigente di un'importante azienda del settore tecnologico, che ha vissuto a Milano per oltre 15 anni sviluppando soluzioni all'avanguardia che hanno permesso a molte industrie del nostro Paese di continuare a competere sui mercati internazionali. Ma in questa storia non si parla di industria, si parla di legno, di legno locale, lavorato da piccoli artigiani.

 

Si tratta in particolare di “segantini ambulanti”, un vero e proprio movimento, nato tra Svizzera e Italia una decina di anni fa sull’onda di altre esperienze nordeuropee e nordamericane. Attraverso piccole segherie mobili, trasportabili con facilità da una zona all’altra, questi “pionieri della riscoperta del legno locale” hanno contrastato un fenomeno drammatico: la progressiva scomparsa delle piccole segherie e falegnamerie, che fino agli anni '70 del '900 punteggiavano ogni valle di Alpi e Appennini. Se il legno è una risorsa rinnovabile importantissima per i territori, ma non ci sono più i luoghi in cui lavorarlo, allora è difficile trasformarlo in loco, attraverso filiere corte sostenibili e dal grande valore aggiunto. L'avvento delle mini-segherie portatili ha così ribaltato il concetto: se è difficile portare i tronchi in segheria, allora portiamo la segheria direttamente in bosco, nei piazzali, laddove è possibile ricavare legno che può diventare un manufatto utile.

 

Uno dei personaggi più eclettici e carismatici di questo movimento è Carlo Petrolo, in arte “Boratt” (in dialetto ticinese “lavoratore di tronchi”). Anche lui proveniente da un altro mondo (quello dell’informatica), ha deciso di dedicare anima e corpo al legno locale, spingendo negli anni decine di piccoli imprenditori o semplici appassionati a seguire le proprie orme. È stato Boratt, con il suo proverbiale entusiasmo, ad avermi fatto scoprire la storia di Matsugi.

 


Matsugi al lavoro con la sua segheria mobile

 

Dentro la materia

 

“Il ritorno in Giappone di Matsugi è iniziato con un processo culturale e formativo molto prima della sua partenza”, mi ha spiegato Carlo-Boratt, “da amante del legno si è innamorato dell’idea che portiamo avanti immergendosi completamente nel nostro mondo. Nonostante i suoi impegni manageriali, che lo costringevano a viaggiare in tutto il pianeta, ha trascorso innumerevoli fine settimana con scarpe antinfortunistiche, cuffie, guanti e attrezzi, imparando a segare tronchi e a lavorare il legno”. A guidarlo in questo insolito percorso un maestro falegname comasco, Raul Luraschi, che intravedendo una luce particolare nei suoi occhi ha sentito il dovere di prenderlo sotto la propria ala protettrice.

 

“Quando ho conosciuto Matsugi ho capito immediatamente che dentro di lui c’era un grande sogno da realizzare, un desiderio complesso, ma visionario. Ikigai dicono in Giappone: uno scopo che rende la vita degna di essere vissuta”, mi ha raccontato Raul Luraschi al telefono, “io sono fatto così: quando trovo qualcuno che ha sogni grandi almeno quanto i miei sento che devo fare di tutto per aiutare a realizzarli. Matsugi aveva appena acquistato una segheria mobile, era quindi chiaro che voleva lavorare il legno, ma non conosceva né l’attrezzatura né il materiale legnoso, così mi sono offerto di accompagnarlo, passo dopo passo. Non si impara a lavorare il legno in pochi mesi, bisogna entrare dentro la materia, piano piano, giorno dopo giorno”.

 

L'esempio

 

Durante quella prima fase di formazione Matsugi, all’inizio timido e riservato, ha svelato lentamente a Raul il suo sogno: chiuso il primo ciclo della sua vita dedicato all'innovazione tecnologica, l’idea era di tornare nella sua terra d'origine, nel suo villaggio posto sulle montagne a nord di Kyoto, tra i boschi di proprietà della famiglia. A guidarlo una forte motivazione volta ad innovare l'economia rurale della propria regione montana; l'obiettivo, quello di creare un esempio, in grado di indicare una delle vie possibili per rivitalizzare le aree interne del Giappone, fortemente spopolate, ancor più che in Italia.

 

“La sua idea, fin da subito, era di realizzare un piccolo centro benessere in legno locale, con sauna e vasca riscaldata, da installare in mezzo ai boschi”, mi ha raccontato Raul in un fiume in piena di parole, “così abbiamo iniziato da un prototipo, che abbiamo studiato e in parte assemblato qui in Italia; poi, quando abbiamo sentito che era giunto il momento, siamo partiti insieme per il Giappone, per trasferire la segheria mobile e posare in opera la prima realizzazione. Oramai lavoro e amicizia erano diventati un tutt’uno. In quella zona rurale, tra templi e piccoli villaggi, il tempo sembra essersi fermato. Il contrasto tra città ipertecnologiche e campagna è incredibile, molto più netto che da noi. Appena iniziato il cantiere ho capito davvero l’importanza del progetto di Matsugi: tornare a far vivere quel territorio, ormai quasi completamente abbandonato, attraverso una materia prima locale, il legno di cedro e di cipresso giapponese, che ha in sé una storia importante. Deriva infatti dagli estesi rimboschimenti fatti realizzare dallo stato dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, dopo le bombe atomiche.

 


Il legno derivato dai boschi di Matsugi e la sauna in fase di allestimento

 

Attualmente da quelle piante si produce quasi esclusivamente cippato e pellet con destinazione energetica, ma Matsugi, grazie all’esempio dei segantini italiani, ha intuito che quel materiale abbondantissimo nelle montagne di casa aveva il potenziale di trasformarsi anche in manufatti durevoli, quindi di essere valorizzato diversamente, diventando il perno di un progetto più ampio di rinascita del territorio. Non si trattava soltanto di realizzare piccoli centri benessere, ma di dimostrare il potenziale di quella risorsa. Da lì in poi, libero spazio alla creatività artigiana.

 

“Sono stato in Giappone una quarantina di giorni insieme a Matsugi, lavorando fianco a fianco no stop. Un’esperienza di vita fantastica, in un altro mondo!” mi ha spiegato ancora Raul, incontenibile nella sua voglia di raccontare, “Mi ha colpito particolarmente la conoscenza di suo padre. Ha 98 anni e ancora lavora nei boschi, ci ha dato una mano ogni giorno, anche sotto la neve. Una persona luminosa, curiosa, sempre sorridente, che mantiene vivo giornalmente il legame con alberi, foreste e legno. Un giorno si è presentato con un sacchettino per me. Ero curioso, pensavo ad un souvenir, invece mi ha portato un cerotto e una medicina contro le infiammazioni muscolari. Nel suo silenzio, soltanto osservandomi lavorare, aveva intuito che sentivo male a una spalla. Era vero, ma non lo avevo detto a nessuno, per non fermare il cantiere…”

 


Raul in una pausa dal lavoro e insieme al padre di Matsugi

 

Ikigai

 

Raggiungo Matsugi in videochiamata. Sette del mattino italiane, tre del pomeriggio in Giappone. Sullo schermo appare con un gran sorriso. È al tempo stesso stupito e lusingato che la sua storia abbia destato interesse.

 

“Ogni anno tornavo nel mio paese sulle montagne di Kyoto. Vedevo solo anziani, pochi giovani, poca vita, sempre più animali selvatici e sempre meno esseri umani. Questo mi rattristava, così durante il resto dell'anno continuavo a pensare a cosa avrei potuto fare per me e per il mio territorio una volta in pensione. In Giappone il bosco è tantissimo, copre il 70% circa del Paese, ma è ancora abbastanza ignorato, poco valorizzato. Anche la mia famiglia è proprietaria di boschi, piantati da mio nonno e mio padre. Così mi sono chiesto: perché non mettere alberi e legno al centro del mio futuro? Perché non dimostrare, attraverso piccoli manufatti, che è possibile utilizzare questa risorsa mescolando tradizione e innovazione?

 

Il mini-centro benessere in legno, mi fa capire, non è altro che una “prova generale” (non a caso ben visibile a chiunque passi da quelle parti), che apre a una visione più ampia.

 


Il mini centro benessere in fase di allestimento, di fianco ai boschi di Matsugi

 

Matsugi pensa al turismo lento, che necessita di infrastrutture ben inserite nel territorio, come ad esempio un campeggio. Pensa all'agricoltura e all'allevamento (il prossimo progetto in cui cimentarsi sarà la costruzione di un grande pollaio, per produrre uova, poi ancora di arnie, per fare miele). Immagina di utilizzare cedro e cipresso anche per realizzare oli essenziali, di recuperarne le radici, richieste dagli artisti del legno, ma anche di piantare e gestire altre specie, come il castagno, o coltivare funghi shiitake.

 

Quando pronuncio il termine “Ikigai” sorride timido, mentre il suo sguardo lascia lo schermo del computer per abbandonarsi altrove, forse verso i suoi boschi, oltre la finestra: “Il mio scopo è contribuire, attraverso i boschi, il legno e l’innovazione, a migliorare la vita delle persone. Penso di farlo attraverso l’ecoturismo, l’agricoltura, l'artigianato, il benessere, la bioedilizia, proponendo un nuovo stile di vita, insegnando a mia volta ad utilizzare questa materia prima così antica e attuale. Tutto questo può generare felicità”.

 

Mi saluta pregandomi gentilmente di citare anche Raul e Carlo, i segantini ambulanti da cui ha imparato la sua nuova professione. Mi invita a visitare le sue montagne, a provare di persona la sauna e la vasca.

 

“Tutto questo può generare felicità”, ripeto lentamente tra me e me, mentre sorseggiando il primo caffè della giornata penso a montagne, boschi, legno locale, filiere corte, idee di futuro.

 

 

 

Il sito web della nuova avventura di Matsugi: https://en.hironourin.jp/

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