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Attualità | 14 novembre | 13:00

Straordinaria scoperta in quota, il ghiaccio arretra e svela "un ecosistema fossilizzato di 280 milioni di anni"

Gli esperti: "Un intero ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria a grana finissima, che hanno conservato dettagli inimmaginabili, che è rimasto nascosto fra le vette alpine per 280 milioni di anni. Ora la riduzione della copertura nivo-glaciale dovuta al cambiamento climatico lo sta riportando alla luce, rivelando incredibili tracce di vita preistorica"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

E' una scoperta straordinaria, quella fatta in Val d'Ambria, in Provincia di Sondrio. Ad annunciare quanto rinvenuto sono stati nelle scorse ore i referenti del Parco delle Orobie Valtellinesi, che attraverso un post apparso sui social hanno raccontato quanto verrà presto presentato (anche) attraverso una conferenza stampa. 

 

Come detto, recenti ricerche effettuate in zona da un team di esperti "hanno portato alla luce un'eccezionale ricchezza dal punto di vista paleontologico, rivelando un sito di notevole interesse scientifico". L'area studiata si trova nella porzione centrale del Bacino Orobico, più precisamente nell'anticlinale Trabuchello-Cabianca, sul versante valtellinese dello spartiacque Pizzo del Diavolo di Tenda, Pizzo dell'Omo, Pizzo Rondenino e Monte Aga.

 

"Questo bacino sedimentario - fanno sapere gli esperti - è noto per la sua complessità geologica e per aver conservato una fitta sequenza stratigrafica risalente al primo Permiano. I fossili rinvenuti nel sito appartengono alla Formazione Kunguriana di Pizzo del Diavolo e sono caratterizzati da una notevole varietà, costituita principalmente da impronte di tetrapodi, tracce di invertebrati e scarsi resti di macroflora".

 

Le impronte di vertebrati sono rappresentative di una fauna diversificata, con la presenza di 8 diversi itnogeneri, tra cui Amphisauropus, Batrachichnus, Dimetropus, Dromopus, Erpetopus, Hyloidichnus, Limnopus e Varanopus. "Gli itnogeneri Dromopus ed Erpetopus sembrano essere i più comuni, mentre le impronte assegnate a Dimetropus sono le più rare e, quindi, di particolare interesse.

 

"Le tracce fossili indicano che l'area era frequentata da una comunità di animali terrestri, tra cui rettili, anfibi e rari sinapsidi - fanno sapere -. Oltre alle impronte di tetrapodi, il ritrovamento di tracce di invertebrati e di resti di macroflora fornisce ulteriori dati chiave per l'interpretazione degli ambienti deposizionali".

 

Si tratta di orme fossili di 280 milioni di anni: "Un intero ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria a grana finissima, che hanno conservato dettagli inimmaginabili, che è rimasto nascosto fra le vette alpine per 280 milioni di anni. Ora la riduzione della copertura nivo-glaciale dovuta al cambiamento climatico lo sta riportando alla luce, rivelando incredibili tracce di vita preistorica". I primi reperti sono stati recuperati pochi giorni fa in alta quota con un'operazione spettacolare supportata da un elicottero.

 

I dettagli della scoperta verranno resi noti in occasione di una conferenza stampa prevista per il 20 novembre alle 08e45 negli spazi della sede del Parco delle Orobie Valtellinesi, in via Moia 4, ad Albosaggia.

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