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Attualità | 23 dicembre | 19:00

Muore a causa della caduta di un pioppo di 20 metri. Ferrini: "Bisogna passare dalla 'cultura del colpevole' alla 'cultura dell'errore'"

"Non significa eludere le responsabilità, ma piuttosto affrontarle in modo costruttivo". Questa tragedia ci invita a riflettere sulla gestione del verde e del territorio

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Una donna di 45 anni è morta a Roma a causa del crollo di un pioppo di circa 20 metri. Aveva portato i tre figli a giocare al parco Livio Labor ed era seduta su una panchina.

 

Nonostante la notizia riguardi una grande città ci sentiamo di riprendere la riflessione scritta sui social da Francesco Ferrini, professore ordinario di arboricoltura urbana, uno dei massimi esperti italiani sulla gestione del verde in città, poiché è molto connessa alla gestione dei territori montani e rurali, forestali e non solo.

 

Le tragedie legate alla caduta di alberi in ambito urbano, come quella avvenuta oggi a Roma, riaccendono ciclicamente il dibattito sulla sicurezza del verde urbano. Purtroppo, queste situazioni spesso innescano una reazione istintiva che si potrebbe definire "cultura del colpevole": una ricerca immediata di responsabili da incolpare, anziché una riflessione più ampia e sistemica. In contrapposizione, esiste la "cultura dell’errore", che mira a comprendere i fattori che hanno contribuito all’evento, per prevenire future tragedie e migliorare le pratiche gestionali.

La cultura del colpevole si manifesta attraverso un approccio che tende a semplificare la complessità degli eventi, focalizzandosi su un unico responsabile: un tecnico, un amministratore, o persino un intero ente. Questo atteggiamento, sebbene comprensibile in termini emotivi, ha effetti controproducenti:

1. Distrazione dall’analisi sistemica: La ricerca del colpevole rischia di oscurare le vere cause dell’evento, che spesso sono multifattoriali.
2. Inibizione del miglioramento: I professionisti e gli enti, temendo conseguenze legali o reputazionali, possono adottare un approccio iperconservativo, che potrebbero avere impatti sul patrimonio verde.
3. Clima di sfiducia: La demonizzazione dei tecnici e delle istituzioni riduce la fiducia nella gestione pubblica, rendendo più difficile promuovere politiche di lungo termine.

La cultura dell’errore, invece, si basa sul riconoscimento che gli errori sono inevitabili in sistemi complessi e che rappresentano un’opportunità di apprendimento. Questo approccio è già diffuso in settori come l’aviazione o la medicina, ma è molto meno, direi quasi per niente, consolidato nella gestione del verde urbano. Le sue caratteristiche principali includono:

1. Analisi approfondita simile alla procedura in medicina, anamnesi, diagnosi, prognosi: ogni incidente viene analizzato per identificare non solo cosa è successo, ma anche perché. Si considerano fattori come il monitoraggio delle condizioni degli alberi, le risorse disponibili e la formazione del personale.
2. Approccio sistemico: Si valutano le interazioni tra variabili, come il cambiamento climatico, l’urbanizzazione e la pressione economica sulle amministrazioni pubbliche.
3. Promozione della resilienza: L’obiettivo è migliorare i processi decisionali e la capacità di risposta, piuttosto che punire gli errori.

Per passare dalla cultura del colpevole a quella dell’errore, è necessario un cambiamento culturale e organizzativo. Alcune azioni chiave includono:

1. Formazione e sensibilizzazione: Tecnici, amministratori e cittadini devono essere educati sull’importanza di un approccio basato sull’analisi degli errori.
2. Sistemi di segnalazione e feedback: Creare strumenti per segnalare criticità senza timore di ripercussioni, favorendo un flusso continuo di informazioni.
3. Investimenti in ricerca e tecnologia: L’uso di tecnologie avanzate, come il monitoraggio con sensori o droni, può migliorare la valutazione dello stato degli alberi e prevenire eventi critici.
4. Trasparenza e comunicazione: Le amministrazioni devono comunicare in modo chiaro le decisioni prese, spiegando i vincoli e le motivazioni, per costruire un rapporto di fiducia con la cittadinanza.

Adottare una cultura dell’errore nella gestione del verde urbano non significa eludere le responsabilità, ma piuttosto affrontarle in modo costruttivo. Significa riconoscere che, in un contesto complesso e in continua evoluzione, come quello delle città contemporanee, la perfezione è un obiettivo irrealistico, ma il miglioramento continuo è una meta raggiungibile. Solo attraverso un approccio sistemico e orientato all’apprendimento possiamo trasformare le tragedie in occasioni per costruire città più sicure, verdi e resilienti.

Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale investire nel settore dell’arboricoltura urbana. Tali investimenti non devono limitarsi ai nuovi impianti, ma devono includere il monitoraggio del patrimonio arboreo esistente, spesso vetusto e fragile. Molti alberi nelle nostre città richiedono interventi urgenti di valutazione e gestione per garantire la sicurezza pubblica e preservare il valore ecologico e culturale che rappresentano.

La ricerca e la tecnica da tempo sottolineano la necessità di un rinnovo graduale delle alberature con problematiche manifeste. Questo approccio permette di ridurre i rischi, evitando interventi drastici e non pianificati, e di mantenere un equilibrio tra sicurezza, estetica e funzionalità ecologica. Inoltre, l’adozione di tecnologie avanzate e di pratiche gestionali innovative può supportare le amministrazioni nel prendere decisioni più informate e resilienti, contribuendo a creare città più vivibili e sostenibili.

 

 

 

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