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Attualità | 02 marzo | 09:19

È un "laricidio", il CAI condanna il taglio dei larici e la pista da bob di Cortina

Il Club alpino italiano prende posizione sull'inizio dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina d’Ampezzo: "Ancora una volta si è scelta la realizzazione di una nuova 'opera inutile' in luogo della salvaguardia e della valorizzazione di beni naturali comuni"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il Club alpino italiano prende posizione sull'inizio dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina d’Ampezzo, sposando appieno la visione del Comitato scientifico centrale sul tema, che si dice fortemente scettico verso la realizzazione di una "nuova 'opera inutile' in luogo della salvaguardia e della valorizzazione di beni naturali comuni".

 

L'articolo del Comitato scientifico centrale del Cai inizia spiegando che, "come è stato anche opportunamente osservato da Luigi Torreggiani su L'AltraMontagna, l’azione – ossia il taglio degli alberi – non deve far dimenticare l’intenzione".

 

"Infatti - prosegue l'articolo - è certamente gravissima la perdita, in termini di naturalità del territorio e del paesaggio intorno a Cortina, provocata dall’abbattimento di così tanti alberi, ma va pure ricordato che i 'parchi a larice' da secoli sono soggetti a tagli per l’utilizzo di ottimo legname nell’edilizia e nell’industria del mobile (tuttavia con criteri ben diversi dal taglio a raso, che qui si sta operando senza alcuna considerazione delle procedure forestali!)".

 

"La questione più importante, dunque, è il motivo che sta dietro a tale abbattimento - evidenzia Comitato scientifico centrale - La costruzione dello Sliding Centre di Cortina: è questo il problema vero. Un’opera contro cui si sono espressi in molti, fra comuni cittadini, associazioni e comitati civici, e anche lo stesso Comitato Olimpico Internazionale. Un’opera che, mutuando le critiche mosse dal CIO, è da ritenere intempestiva rispetto al cronoprogramma predisposto per le Olimpiadi invernali 2026, enormemente costosa (verosimilmente poco meno di un centinaio di milioni di euro), non sostenibile quanto al suo mantenimento in futuro, sostanzialmente inutile (vista la disponibilità di altri impianti già funzionanti e considerato il ristrettissimo numero di praticanti delle discipline sportive interessate). E senza considerare l’ulteriore consumo di suolo (diversi ettari) che l’opera comporta, problematica questa che già vede il Veneto posizionarsi ai primi posti fra le regioni italiane!"

 

Il Comitato scientifico centrale del Cai ricorda inoltre la pista di Cesana, realizzata in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 e abbandonata a pochi anni dall'inaugurazione. Questa struttura doveva servirci da monito, ma "evidentemente, anche in questo caso la storia non è magistra vitae".

 

"A dispetto di ogni considerazione, anche di ordine economico - continua il Comitato scientifico centrale - si continua infatti ad inseguire un modello di montagna nello stile 'Vacanze di Natale', cercando di perpetuare modalità di frequentazione che da più parti vengono considerate ormai fuori dal tempo.

Per alcuni le 'strategie di adattamento' ai cambiamenti climatici (meglio: al riscaldamento globale) consistono non già nel perseguire nuove modalità di frequentazione e valorizzazione del territorio e dell’ambiente, di minore impatto e coerenti con le mutate condizioni, bensì nell’investire nuove ingenti risorse pubbliche per continuare ad assicurare, nonostante tutto, le ormai sorpassate modalità di fruizione, anche se ciò comporta l’adozione di soluzioni ancora più impattanti ed energivore. In tal senso rappresenta un esempio emblematico la scorsa edizione delle Olimpiadi invernali, che in Cina ha visto – per la prima volta nella storia di questa manifestazione – l’esclusivo utilizzo di neve artificiale".

 

Anche il Cai veneto ha ribadito, in più di un'occasione, la propria contrarietà verso la costruzione della pista da bob. All'appello ora manca soltanto la sezione Cai di Cortina, di cui saremmo interessati a riportare l'opinione.

 

Infine è forse necessario sviluppare una breve riflessione sul termine "laricidio", utilizzato in questo caso per esigenze mediatiche, ma che forse rischia di risultare un po' forzato. Lasciamo le parole che finiscono in "...cidio" ad altri fatti ben più gravi, che in questo momento colpiscono donne e uomini, in altre parti del mondo.

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