Los Angeles a fuoco: una "lezione" per le nostre montagne? Ecco cosa sono gli incendi di interfaccia (e come prevenirli)
Da martedì scorso in California, nelle immediate vicinanze di Los Angeles, sono divampati quattro diversi incendi molto estesi e violenti, sospinti dalla siccità e da raffiche di vento a oltre 160 km/h. Un’occasione per approfondire il tema degli incendi di interfaccia, sempre più minacciosi anche per le nostre aree rurali

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Da martedì scorso in California, nelle immediate vicinanze di Los Angeles, sono divampati quattro diversi incendi divenuti in poco tempo molto estesi e violenti, perché favoriti dalla fitta vegetazione secca e sospinti da raffiche di vento a oltre 160 km/h. Questi incendi hanno causato almeno 5 morti, distrutto oltre 2.000 abitazioni e obbligato le autorità ad evacuare numerose aree urbane, tra cui le Hollywood Hills, famose per l’industria cinematografica. Per questo la notizia ha fatto presto il giro del mondo e le fotografie della città statunitense lambita dalle fiamme sono rimbalzate su tutti i giornali e i social network. Oltre ai morti, circa 100mila persone al momento sono state evacuate e diverse centinaia di migliaia sono rimaste senza elettricità.
Questo evento, così lontano geograficamente, può suggerisci qualcosa di utile anche per i nostri territori, in particolare rurali e montani? La risposta è sì. Il tema degli “incendi di interfaccia” tra aree urbane e forestali è infatti sempre più sentito tra gli addetti ai lavori e gli esperti, perché rappresenta una minaccia che cresce insieme all’abbandono del territorio e all’avanzata della crisi climatica.
Ferdinando Cotugno, giornalista esperto di clima, ha raccontato così, sulle sue pagine social, l’evento che ha colpito Los Angeles: “Ci sono varie notizie dentro i grandi roghi che circondano Los Angeles come un triangolo di fuoco. Primo: ci sarà sempre meno una stagione degli incendi. Due: a seconda del climatologo con cui parli, lo chiamano colpo di frusta o tiro alla fune. Dicono che gli anni dobbiamo vederli a coppie di due, poliziotto buono e cattivo, California esempio perfetto. Nel 2023 ha piovuto tanto, e la vegetazione è cresciuta, il fuoco ha apparecchiato. Nel 2024 non ha piovuto per niente, tutta quella vegetazione si è seccata, il fuoco ha cucinato. Ora è il 2025 e il fuoco può mangiare. Terza notizia: il fuoco va veloce. La domanda che ti devi fare non è quanto è grande l'incendio, ma quanto è veloce l'incendio. Il Palisades (uno degli incendi) ieri è passato in poche ore da quattro a milletrecento ettari. Fast moving fire li chiamano, quando superano la soglia di appetito di sedici chilometri quadrati al giorno. Veloci, infidi e imprevedibili. L'ingrediente che ha creato il disastro finale in California è stato il vento di Santa Ana fuori stagione, e c'è un vento molto simile a quello dalle nostre parti, il maestrale”.
Cotugno termina la sua riflessione spostando l’attenzione dagli Stati Uniti ai nostri territori: “Noi stiamo diventando sempre più bravi a spegnere gli incendi piccoli, ma non ci stiamo attrezzando per quelli grandi, e la California è una lezione. Anche qui, in tanti territori, c'è stato un colpo di frusta: acqua, vegetazione che cresce, secco, vegetazione che diventa infiammabile. Qualunque incendio possa apparire tra mesi dobbiamo iniziare a spegnerlo ora, attrezzando territorio e comunità”.
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Per approfondire il tema degli incendi di interfaccia abbiamo contattato Davide Ascoli, professore forestale dell’Università di Torino e uno dei massimi esperti italiani in tema di incendi boschivi.
“Gli incendi di interfaccia sono una tipologia di incendi che arrivano a bruciare in prossimità di aree abitate”, spiega Ascoli. “Immaginate le aree adibite a campeggio lungo le coste italiane con bungalow costruiti sotto i pini e tende sparse in mezzo alla macchia mediterranea. Oppure immaginate delle borgate montane immerse nei boschi di castagno, o le aree agricole abbandonate ed i lembi di campagna che entrano nelle periferie delle nostre città, come a Roma ad esempio. L’incendio può percorrere questi corridoi infiammabili e arrivare fino alle abitazioni, che in alcuni casi possono prendere fuoco, oppure coprire di fumo le strade limitando la visibilità lungo la viabilità e peggiorando la qualità dell’aria in zone urbane per molti giorni. Questi incendi richiedono azioni di protezione civile da parte degli operatori antincendio come evacuazioni, chiusura di strade, e gestione del fuoco non solo di vegetazione ma anche degli spazi civili”.
In Italia, secondo Ascoli, il rischio incendi in “zone di interfaccia urbano-rurale” (come definite dalla legge 155/2021), sta aumentando perché le zone urbane di pianura sono in continua espansione verso gli spazi rurali, mentre in montagna il bosco si sta chiudendo attorno alle borgate. “Questi due processi, che sembrano opposti, contribuiscono entrambi ad aumentare l’esposizione delle abitazioni e dei cittadini al pericolo di incendio” sottolinea l’esperto. “Inoltre, considerata la maggiore frequenza di estremi meteorologici che possono portare a grandi incendi simultanei, aumenta la probabilità di situazioni in cui superficie estese in zone di interfaccia urbano-rurale vengono investite dal fuoco con problemi concreti di gestione dell’emergenza”.
Sulle soluzioni Ascoli non ha dubbi: “Per mitigare il rischio nelle zone di interfaccia urbano-rurale è importante pianificare e attuare la prevenzione a scala territoriale”.
Un esempio è realizzare infrastrutture preventive come viali tagliafuoco, dove l’infiammabilità viene ridotta, attraverso la selvicoltura, per offrire agli operatori antincendio delle zone sicure dove contrastare efficacemente la propagazione dell’incendio prima che arrivi nelle zone di interfaccia urbano-rurale.
“Tuttavia, se il fuoco raggiunge le abitazioni”, chiosa l’esperto, “è fondamentale che queste abbiano uno spazio di sicurezza garantito, in modo che gli operatori possano lavorare sicuri avendo il tempo per effettuare le evacuazioni, se necessarie”. La gestione dell’infiammabilità nello spazio privato, secondo Ascoli, deve seguire delle linee guida che diverse regioni italiane come il Piemonte, la Toscana o la Puglia hanno predisposto a beneficio dei cittadini.
È insomma fondamentale investire più che in passato nella prevenzione e nel presidio attivo delle aree rurali, per garantire la sicurezza dei cittadini e delle infrastrutture. Non pianificare e non mettere in atto le necessarie opere di prevenzione antincendio, lasciando in stato di abbandono le aree forestali, specie se in vicinanza dei nuclei abitati e nelle zone più a rischio (e ricordiamoci quanti ambienti di questo tipo sono presenti nelle aree interne dell'area mediterranea), può rivelarsi estremamente rischioso: guardare cosa sta accedendo a Los Angeles (e cosa è accaduto questa estate in Grecia e Portogallo) per credere.