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Attualità | 01 gennaio | 18:00

Che fine farà l’albero di Natale del Papa dopo le feste?

Anche quest’anno sono state numerose le polemiche attorno all’abete di Piazza San Pietro, donato come ormai di consuetudine da una comunità della montagna italiana al Pontefice. In pochi però si chiedono che fine farà l’albero dopo le festività natalizie. Ecco come verrà valorizzato dal comune di Ledro

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La telefonata risale a qualche settimana fa, nel culmine del polverone mediatico e della raccolta firme, arrivata a oltre 53.000 sottoscrizioni, contro l’abbattimento dell’abete natalizio destinato a Piazza San Pietro.

 

Renato Girardi, Sindaco di Ledro, la comunità che quest’anno ha donato al Pontefice un abete rosso di circa 30 metri d'altezza, ha risposto alle domande evidentemente scosso per quanto stava montando attorno a questa vicenda. Una polemica che un po’ si aspettava, ma non con i toni, il clamore e le parole (come “abeticidio”) utilizzate dai contestatori. Termini evidentemente fuori luogo per un comune certificato da PEFC per la gestione forestale sostenibile che ogni anno utilizza e vende, secondo un normalissimo piano di gestione, centinaia di metri cubi di legno derivante dai propri boschi.

 

Una domanda, in particolare, ha scaldato l’animo del primo cittadino: “Ma che fine farà l’abete dopo le feste? Vederlo smaltire in discarica dopo pochi giorni di utilizzo non sarebbe, in effetti, un bel messaggio…”

 

“Eh no!”, ha risposto bruscamente Girardi, “L’albero non finirà in nessuna discarca! Era tutto deciso fin da subito ma nessuno parla di questo, si preferisce urlare allo scandalo!”

 

E allora, avvicinandoci al giorno del battesimo di Cristo, che si celebra la prima domenica dopo l’Epifania e in cui tradizionalmente in Piazza San Pietro vengono disallestiti gli addobbi natalizi, è giunto il momento di spiegare come il comune di Ledro ha previsto, da tempo, di valorizzare l’ormai famoso abete.

Il tronco, ci ha spiegato Girardi, riprenderà la strada del Trentino e tornerà al paese natio dove, in collaborazione con Ledro Land Art, il comune organizzerà un concorso di scultura.

 

Ledro Land Art è un parco d’arte nato nel 2012 come progetto per la valorizzazione del territorio. Il percorso espositivo, ubicato nella pineta di Pur, racchiude decine di opere site-specific in dialogo con l’ambiente circostante e realizzate prevalentemente con materiali naturali come pietra e legno. Grazie alle residenze artistiche e alle iniziative promosse ogni anno, il parco continua a popolarsi di nuove opere d’arte mentre, con lo scorrere delle stagioni, le opere stesse si degradano, fondendosi nell’ambiente. È questo il concetto chiave della Land Art, un’espressione artistica in cui opere e natura interagiscono in un processo di costante rinnovamento e trasformazione.

Il tronco dell’abete del Papa, ci ha spiegato il Sindaco, si trasformerà in una o più opere d’arte destinate al Parco e in una statua di legno che invece rimarrà in municipio, a perenne ricordo del dono al Pontefice da parte della comunità. Con la parte del tronco di minor pregio saranno invece realizzate delle piccole targhe in legno da distribuire a tutte famiglie, sempre per ricordare questo evento che ha portato il piccolo comune trentino nel cuore della cristianità (e delle polemiche).

 

Al di là delle tante possibili (e legittime) prese di posizione sull’utilità o meno di donare un albero vero, di grandi dimensioni, per abbellire una piazza per poche settimane facendogli compiere due viaggi di centinaia di chilometri, l’iniziativa del comune è comunque interessante e degna di nota. Come avviene normalmente nella gestione forestale sostenibile, a fronte di un albero tagliato c’è sempre una sua “seconda vita” nell’utilizzo che viene fatto del legno, mentre il bosco avrà lo spazio e il tempo per rinnovarsi.

 

Peccato che, al momento dell’annuncio di quale comunità donerà l’albero al Pontefice, non viene quasi mai raccontato a dovere questo secondo utilizzo, che tra l’altro potrebbe avvenire (perché no?) anche in Vaticano o nella Capitale, magari a seguito di una giornata di educazione ambientale aperta a scuole e cittadini. Ci si concentra sempre e solo sull’albero tagliato, su quel simbolo divisivo che secondo alcuni stona con il “Papa ambientalista” dell’Enciclica Laudato Si', ma mai sull’opportunità di spiegare, in questa straordinaria occasione pubblica e mediatica, il perché l’utilizzo del legno e la gestione forestale sono utilissimi a tutte e tutti noi, e non certo per produrre solamente addobbi. 

 

Il Governatorato della Santa Sede potrebbe cedere, prima o poi, alle richieste dei contestatori: non ci sarebbe da stupirsene, vista la crescente sensibilità comune su questo argomento simbolico e delicato. In alternativa, potrebbe impegnarsi di più nel raccontare, insieme ai comuni coinvolti, che cosa c’è di importante e profondo dietro ad un bosco gestito e certificato, spostando la narrazione dal singolo albero donato al Pontefice all’intera superfice boscata di un territorio montano, con i suoi problemi, le sue opportunità e i servizi che si generano dalla buona gestione forestale.     

 

Il Natale è passato e manca un anno al prossimo. Speriamo che in questi mesi qualcuno inizi a pensare seriamente a questo cambio di narrazione, intanto che a Ledro l’albero del Papa si starà trasformando in un’opera d’arte. Un'opera destinata a suscitare emozioni mentre piano piano, anno dopo anno, tornerà humus di bosco. 

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