"Tra di loro gli alberi si chiamano compagni"; "gli uomini sono esseri dannosi": frasi ad effetto, ma pericolose per chi opera con passione e rispetto
Una camminata nei boschi carnici in questi giorni d'inverno, tra i segni ancora “freschi” della tempesta Vaia e della successiva epidemia di bostrico. Un'occasione per riflettere su come la narrazione che mette in netta contrapposizione elementi della natura ed esseri umani - due mondi da sempre interconnessi - sia oggi non solo sbagliata, ma anche pericolosa

Sei anni sono tanti per noi, ma un nulla nell'esistenza di una foresta.
Camminando nei boschi carnici in questi giorni d'inverno ho trovato tanti segni ancora “freschi” della tempesta Vaia e della successiva epidemia di bostrico.
Boschi raggiungibili dai mezzi, dove è stato tolto in buona parte il legname degli alberi sradicati e morti in piedi. E boschi difficili da raggiungere, in cui tanto è stato lasciato all'evoluzione naturale. Zone dove sono stati realizzati estesi rimboschimenti con nuove piantine - conifere e latifoglie, per mettere le basi di un bosco misto - e aree dove il futuro della foresta sarà garantito unicamente dalla rinnovazione naturale che inizia timidamente ad affermarsi.

Più volte, durante il cammino, ho incrociato lo sguardo di un operatore forestale, intento a caricare o trasportare tronchi sramati e pronti per la segheria. Un incrocio di sguardi, un cenno di saluto, e via.
Spesso si osserva il bosco, il suo mutare lento o improvviso, non pensando alle persone che attorno a quegli alberi lavorano, ragionano, scelgono, pianificano, si interrogano, a volte sbagliano, altre volte compiono scelte lungimiranti. Ma Vaia e il bostrico ci hanno insegnato che le nostre foreste custodiscono storie antiche, tanto di alberi quanto di esseri umani.
Le distese artificiali di abete rosso, il cambiamento climatico, ma anche la selvicoltura naturalistica, la gestione sostenibile, le filiere di una materia prima rinnovabile in aree marginali, gli studi e i nuovi approcci per immaginare e "guidare" i boschi del futuro verso strutture più resilienti e ricche di biodiversità.
Proprio tornando da una di queste camminate ho letto un articolo dedicato ad un recente romanzo di fantasia in cui: “Tra di loro gli alberi si chiamano compagni, e gli uomini sono chiamati gli esseri dannosi”. Ripensando a quegli operatori forestali incontrati nel bosco, intenti nel loro lavoro, mi sono sentito ferito da questa frase.

Certamente noi esseri umani abbiamo compiuto, e stiamo ancora compiendo, scelte deleterie e scellerate verso molti ambienti naturali della Terra. Ma è anche vero che molti passi in avanti, specie in Europa, sono stati mossi nell’ultimo secolo nella conservazione e nella gestione sostenibile delle foreste. Per questo credo che proporre costantemente la narrazione di una netta contrapposizione tra elementi della natura ed esseri umani sia oggi non solo sbagliato, ma anche pericoloso. Perché le sfide del futuro - transizione ecologica in primis - si possono vincere soltanto attraverso il difficile compito di tenere insieme questi due mondi da sempre interconnessi, trovando zona per zona - bosco per bosco in questo caso - un equilibrio accettabile e il più possibile condiviso.
Creare dicotomie assolute è una semplificazione inaccettabile. Basta camminare nei boschi colpiti da Vaia e dal bostrico per comprendere che l'unica via percorribile sta lì, nel mezzo, dove i presunti "esseri dannosi" che vivono gli spazi montani hanno in realtà la possibilità di rivelarsi, ogni giorno, custodi del territorio aperti alle innovazioni e al cambiamento. Non sempre lo fanno, è indubbiamente vero. Talvolta agiscono guidati da logiche di profitto fini a sé stesse, certamente. Ma molto spesso operano con passione e rispetto, seguendo le regole e garantendo a tutti noi beni, servizi e la pronta manutenzione in caso di eventi estremi di questo genere.

Camminare nei boschi colpiti da Vaia e dal bostrico non permette soltanto di percepire un’idea diversa di tempo, quello umano e quello naturale, ma anche di abitare uno spazio ibrido, naturale e al tempo stesso umano. Un tempo e uno spazio in profondo mutamento, in cui reimparare a convivere.
I disturbi sono da sempre i motori del cambiamento, per gli ecosistemi così come per tutti noi. C'è una profonda speranza in questa banale considerazione.

Luigi Torreggiani è giornalista e dottore forestale. Collabora con la rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” e cura per Compagnia delle Foreste la comunicazione di progetti dedicati alla Gestione Forestale Sostenibile e alla conservazione della biodiversità forestale. Realizza e conduce podcast, video e documentari sui temi forestali. Ha pubblicato per CdF “Il mio bosco è di tutti”, un romanzo per ragazzi, e altre storie forestali illustrate per bambini. Per People ha pubblicato “Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano”, scritto a quattro mani con Pietro Lacasella.