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Ambiente | 24 luglio | 17:00

Snowfarming: pratica sempre più diffusa, ma anche riflesso di un "mal-adattamento" al clima che cambia?

Negli ultimi anni la scarsità di neve ha reso evidente la sua importanza per le località turistiche montane. Di conseguenza, lo snowfarming - la pratica di conservare la neve durante l'estate - sta via via prendendo piede. Ma è la soluzione alle trasformazioni provocate dai cambiamenti climatici?

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il seguito portale di divulgazione sulle Terre alte L'Occhio del Gigiàt oggi ha dedicato uno spazio allo snowfarming, pratica di anno in anno più diffusa.

 

"Negli ultimi anni - si legge sulla pagina - la scarsità di neve ha reso evidente la sua importanza per le località turistiche alpine. Di conseguenza, lo snowfarming, ossia la pratica di conservare la neve durante l'estate, è diventata sempre più diffusa. Questa tecnica prevede la creazione di grandi mucchi di neve tecnica, coperti da uno strato isolante come segatura o cippato di legno, per preservarla fino all'inverno successivo. La neve così conservata permette di anticipare la stagione invernale e di garantire la presenza di neve per eventi specifici".

"Un'indagine dell'SLF condotta tra i gestori di comprensori sciistici nelle Alpi e in Scandinavia - prosegue - ha rivelato un crescente interesse per lo snowfarming: circa metà degli intervistati ha mostrato interesse a iniziare attività di snowfarming, mentre il 15% ha dichiarato di voler iniziare definitivamente. I principali motivi a favore sono la garanzia di un'offerta minima di sport invernali, l'avvio puntuale della stagione e la compensazione dei periodi con poca neve".

"I principali ostacoli all'adozione dello snowfarming - conclude - includono la mancanza di superfici di deposito idonee e la quantità insufficiente di neve accumulabile. Tuttavia, solo il 30% degli attuali praticanti ritiene che i vantaggi economici siano inferiori ai costi. La maggioranza degli intervistati vede un potenziale di miglioramento, con perdite di volume della neve estiva comprese tra il 13% e il 50%, e una media del 28%. Il costo maggiore è rappresentato dalla distribuzione della neve in autunno.
Si tratta comunque di una tecnica di mal-adattamento climatico: la neve stoccata è artificiale e per produrla di utilizzano risorse che vanno a peggiorare la crisi climatica. Inoltre, nel lungo periodo, neanche lo snowfarming potrà essere LA soluzione all'aumento delle temperature globali".

 

 

 

 

 

 

 

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