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Ambiente | 23 agosto | 06:00

Rasiglia, borgo nel cuore dell'Umbria rinato dai social e invaso dai turisti del selfie: 50 abitanti e oltre 30 ristoranti e negozi. ''Non ci aspettavamo questo''

Viaggio in quella che viene definita la ''Venezia dell'Umbria'', borgo molto grazioso attraversato da torrenti e fiumiciattoli in piena Valle del Menotre, in mezzo ai boschi. Rimesso a nuovo dopo il terremoto del '97, ora in certi periodi dell'anno (come questo) è invaso da migliaia di turisti al giorno. Un turismo troppo spesso mordi e fuggi, dal parcheggio facile (a bordo strada ci sono colonne interminabili di auto, moto e camper) e dal 'click' compulsivo

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Sembra Capri in quanto a caos, con tutto il rispetto per la splendida località nel Golfo di Napoli. E invece siamo nel cuore dell'Umbria, in piena Valle del Menotre, immersi nei boschi più verdi e fitti dell'Appennino più vero, tra paesini dimenticati e borghi che contano, ormai, poche decine di residenti e che in qualche modo devono al terremoto del 1997 la loro rinascita anche estetica. E le baracche e le casette prefabbricate date alla popolazione all'epoca, dopo il terribile sisma che causò anche 11 vittime e tanta distruzione, sono tutt'oggi ben visibili, abitate ed utilizzate a imperitura memoria di quanto accadde ormai 27 anni fa. 

 

 

 

Eppure in questo borgo che oggi conta 50 abitanti ed è raggiungibile con la provinciale 459, che tra una buca e un tornante e qualche toppa di asfalto più scuro messo di fresco (soprattutto a ridosso del borgo in questione), si è arrivati ad avere udite-udite, 17 tra bar e ristoranti e almeno una quindicina tra negozi e negozietti di souvenir e prodotti tipici.

 

 

Per non parlare delle code di auto parcheggiate a bordo strada, le macchine in doppia fila, quelle che fanno inversione di marcia, i camper, le motociclette accatastate all'ingresso del paese, le bandiere di Coldiretti che segnalano altri prodotti tipici della terra, i camion che vendono porchette, panini e bibite, addirittura un omino che ti ferma con biglietto da visita e, come sulla Riviera Romagnola, ti invita ad andare in quel ristorante ''se hai voglia di mangiare bene''.

 

 

La ragione di questo monumento all'overtourism? Perché Rasiglia è bellissima, senza alcun dubbio. Ma soprattutto perché Instagram ha reso questo borgo, che si trova poco sopra Foligno, uno dei luoghi 'imperdibili' dell'Umbria. Sembra incredibile ma i social negli ultimi 7-8 anni hanno fatto esplodere il 'fenomeno Rasiglia' rendendola quello che è oggi ben rintuzzato, poi, dagli articoli dei giornali e dai servizi televisivi. Un luogo preso letteralmente d'assalto dai turisti

 

 

 

Migliaia di persone che ogni giorno si aggirano armate di smartphone tra le viuzze e i corsi d'acqua che caratterizzano il borgo (ribattezzato, forse un po' esageratamente, 'La Venezia dell'Umbria') e inquadrano ogni dettaglio per aggiungerci, quasi sempre, la propria faccia. Le foto si sprecano, i selfie non ne parliamo.

 

 

E che si tratti di un turismo troppo spesso mordi e fuggi si palesa in quel che accade a meno di 1 chilometro di distanza dalla stessa Rasiglia; a poche decine di metri dalle ultime macchine che parcheggiano per scaricare i visitatori del borgo. Lì si trova una perla vera, storica e culturale, il Santuario Madonna delle Grazie della metà del '400 con affreschi interessantissimi e un tempietto esterno capace di accendere la curiosità di qualsiasi passante. Qui, però, è il deserto. Nessuno si avvicina. Delle migliaia di persone che finiscono nel microborgo di Rasiglia nemmeno una briciola (e per la gente del posto forse è meglio così) cade poco oltre. E nulla si riversa negli altri borghetti vicini.

 

''Ieri ero sul Trasimeno - si sente da alcuni avventori armati di telefono - oggi Assisi, Rasiglia e se avanza tempo Spoleto. Domani Marmore e Orvieto e abbiamo fatto il giro dell'Umbria''. Ovviamente non è così ma l'esercito del selfie è 'convinto' delle proprie idee e se trova una coda o una fila è quasi meglio: vuol dire che quel luogo merita davvero il suo post sui social. 

 

 

"Non siamo partiti per arrivare a questo, l'idea resta quella di far conoscere il borgo e apportare delle piccole migliorie facendolo crescere", racconta a L'AltraMontagna una volontaria dell'associazione "Rasiglia e le sue sorgenti" che è stata protagonista della rinascita di questo bellissimo borgo. "In alcuni periodi dell'anno, oggettivamente, ci sono troppe persone e la situazione rischia di scappare di mano con le ripercussioni del caso sul fronte della gestione e dell'esperienza dell'ospite. Non siamo preoccupati, però questo trend ci impone alcune riflessioni e per questo abbiamo chiesto chiesto un confronto alle istituzioni per trovare soluzioni adeguate".

 

Quello di Rasiglia è un caso emblematico della portata che, nel bene e nel male, possano avere i social nell'amplificare quello che un tempo era il passa parola e oggi è davvero un processo di promozione turistica senza pari. "Durante la maggior parte dell'anno siamo contenti dell'afflusso, ma ci sono criticità in determinati periodi: Ferragosto, i ponti oppure le festività natalizie sono momenti molto complessi perché arrivano anche 10 mila persone contemporaneamente, numeri che verrebbero mal sopportati da una grande città, figurarsi in un centro tanto piccolo qual è il nostro".

 

E' una storia di rinascita ma anche di una crescita diventata fin troppo esponenziale per il borgo il cui nome, secondo un recente studio, significherebbe "Sorgenti impetuose". L'acqua che scorre nel paese lo rende unico e bellissimo e per secoli è stata fonte di sostentamento tra mulini e filati. Poi come la maggior parte delle frazioni montane della zona è arrivato il processo di spopolamento e un quasi totale abbandono dopo il sisma del 1997. Da quel momento, lentamente si comincia a ricostruire, arrivano i finanziamenti nazionali e case fatiscenti e costruzioni ormai in disuso diventano costruzioni solide e in molti casi ben curate e attraenti. Questo avviene anche nei borghi vicini a partire dalla bellissima Pale per arrivare a Sellano (dove da poco è stato inaugurato il ponte tibetano più alto d'Europa) e in mezzo la piccola Sostino, Scopoli, Casenove. 

 

Ma nulla è paragonabile a quel che è successo a Rasiglia. In pochi anni un borgo che era sempre stato lontano dalle mappe del turismo, dove abitano 50 persone è passato da zero a diciassette bar e ristoranti, da nessun negozio ad una quindicina di esercizi di artigianati e gadget, traffico incredibile e file di persone che tentano di muoversi tra le piccole viette. Decisivo, in questo senso, è stata la creazione nel 2007 dell'associazione di promozione sociale per il recupero e per la valorizzazione dei beni paesaggistici e storico-antropologici del borgo. Il lavoro dei volontari si basa sulla politica attiva: sollecitano le autorità, ma non aspettano passivamente. Si mettono in gioco se c'è da tagliare l’erba, ripulire il fiume, scegliere fiori per le aiuole e innaffiarli con cura, costruire sedute lungo le vie, accudire colombe e caprette, anche cambiare i sacchetti dell’immondizia e farsi carico della pulizia dei bagni pubblici. 

 

 

E così, senza praticamente aiuti finanziari, vengono messe in piedi le manifestazioni "Penelope a Rasiglia” e “Natale a Rasiglia: paese presepe". "Abbiamo dialogato con i nostri anziani - proseguono dall'associazione Rasiglia e le sue sorgenti - per riscoprire le antiche tradizioni e le risorse raccolte con le varie iniziative vengono impiegate per gli interventi di salvaguardia, riqualificazione degli edifici e il recupero del paesaggio". I volontari, inoltre, accolgono, accompagnano e informano quei visitatori interessati a scoprire la storia e la cultura del luogo, propongono laboratori sulla tintura della lana, sulla tessitura, sulla panificazione a gruppi e scolaresche, così da riannodare i fili del passato con un presente di rinascita.

 

"Abbiamo sempre lavorato con le scuole per trasmettere i saperi, le tradizioni e la valorizzazione degli aspetti legati all'acqua e alle sorgenti. C'è stato fin da subito un grande successo - continua la volontaria - per certi versi inaspettato. Prima sono arrivati da Foligno, i cui abitanti conoscevano la zona ma non passavano quasi mai per il borgo, poi il raggio d'azione si è allargato con molte provenienze regionali e adesso siamo conosciuti a livello nazionale e internazionale".

 

Ai tempi dei social, il boom. Il successo di critica per la qualità dei contenuti degli eventi e delle numerose iniziative fino ad ora organizzate sono un punto di forza, ma c'è anche la consapevolezza di non voler subire l'overtourism. "L'afflusso non è dovuto solo alle foto, un'immagine da sola non può trasmettere l'emozione del rumore, della trasparenza e della schiuma dell'acqua, per esempio. La nostra riconoscibilità è dovuta a più fattori ma ci interroghiamo per costruire un futuro equilibrato: se ci sono troppe persone l'esperienza rischia avere effetti negativi. Vogliamo predisporre qualcosa di convincente per attrarre tutte quelle forme di turismo “consapevole” per caratterizzarci con elementi distintivi rispetto al turismo di massa", conclude l'associazione Rasiglia e le sue sorgenti. 

 

 

Al momento, almeno in questi torridi giorni di agosto, non è stato così e la navetta che da Casenove, dove ci sarebbe il parcheggio di attestamento, si sposta fino a Rasiglia sempre vuota sta lì a dimostrarlo mentre si tollera che le migliaia di turisti che arrivano parcheggino a bordo strada a ridosso del borgo. Mettere la navetta per cercare di provare a 'gestire' il turismo di massa è senz'altro cosa buona e giusta. Farla usare però diventa il necessario primo passo per provarci davvero. L'unico modo? Cominciare a multare i tantissimi che abbandonano la macchina a bordo strada rendendo loro un po' più scomodo l'arrivo a Rasiglia. Tutto sta a decidere cosa si vuole diventare. La certezza è che Rasiglia merita una visita perché è davvero un borgo delizioso. 

 

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