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Ambiente | 17 giugno | 18:00

Nonostante il voto negativo dell'Italia, l'Unione Europea si impegna a ripristinare almeno il 30% delle sue aree terrestri e marine entro il 2030

Grazie al cambio di direzione, a sorpresa, dell'Austria (e nonostante il voto negativo da parte dell'Italia), la legge sul ripristino della natura è stata ufficialmente approvata da parte del Consiglio dell'Unione Europea, che ha "scelto di ripristinare la natura in Europa, proteggendo così la biodiversità e l'ambiente di vita dei cittadini europei"

 

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dopo mesi di discussione è stata approvata "a sorpresa", durante la riunione del Consiglio a Lussemburgo, la Legge sul Ripristino della Natura, rendendo la giornata di oggi "epocale per la natura" e generando un’ondata di celebrazioni all’interno delle associazioni e organizzazioni ambientaliste di tutta Europa.

 

Questo regolamento (di cui avevamo parlato qui e qui) ha l’obiettivo di ripristinare almeno il 30% delle aree terrestri e marine dell'Unione Europea entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. Le azioni previste dalla Legge sul Ripristino della Natura, prima nel suo genere, si concentrano in particolare sugli ecosistemi con maggior potenziale di cattura e stoccaggio del carbonio, ovvero le zone umide, i fiumi, le foreste, le praterie, gli ecosistemi urbani e marini, e le specie che ospitano.

La notizia dell’approvazione della Legge è stata accolta con sorpresa a causa delle notizie che si sono susseguite negli ultimi mesi relativamente al supporto dei diversi stati membri. Infatti, è stata proposta per la prima volta dalla Commissione europea a giugno 2022 e verso la fine dello stesso anno, ha ricevuto l’approvazione della Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di Montreal, in Canada, quando i Paesi hanno concordato il "30x30", un impegno a ripristinare il 30% degli ecosistemi degradati del mondo entro il 2030.

 

Tuttavia, l’iter della sua approvazione ha visto una battuta d’arresto quando l'anno scorso le reazioni dei partiti conservatori europei hanno bloccato la proposta, definendola una minaccia per i mezzi di sussistenza degli agricoltori europei, per la produzione alimentare e le catene di approvvigionamento e soprattutto per i prezzi dei prodotti alimentari per i consumatori.

 

Da quel momento, la legge è stata oggetto di un acceso dibattito pubblico e politico, in cui alla visione dei conservatori è stata opposta quella degli scienziati del clima e delle organizzazioni ambientaliste che l’hanno definita essenziale per mirare ad una sostenibilità a lungo termine dell’industria europea.

 

A novembre era stato raggiunto un accordo provvisorio, che però si è presto scontrato con l'opposizione delle proteste degli agricoltori in tutta Europa all'inizio di quest'anno, spegnendo nuovamente le speranze in una rapida approvazione del testo.

 

Oggi, in una votazione tenutasi oggi tra i ministri dell'Ambiente dell'Unione, Finlandia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Svezia hanno respinto la legge, mentre il Belgio si è astenuto. Il colpo di scena però è stato fornito dall'Austria che, notoriamente divisa al suo interno, all'ultimo minuto si è schierata a favore, consentendo il raggiungimento della soglia minima per l'approvazione della legge.

 

 

Secondo la nuova legge, gli Stati membri dell'UE daranno priorità al ripristino delle aree protette Natura 2000, che coprono le specie e gli habitat più preziosi e minacciati d'Europa. Quelle considerate in cattive condizioni secondo il nuovo regolamento dovranno essere ripristinate per almeno il 30% entro il 2030, per il 60% entro il 2040 e per il 90% entro il 2050.

 

Inoltre, i paesi membri devono impegnarsi per prevenire il deterioramento delle aree già migliorate dalle misure di ripristino e di quelle che ospitano importanti habitat terrestri e marini, come le torbiere e le praterie coralline.

 

La legge prevede misure specifiche per ripristinare le popolazioni di impollinatori in declino in Europa e proteggere alcune specie di farfalle e uccelli, oltre a obiettivi relativi alla vegetazione che includono piantare almeno tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030 e assicurarsi che non vi sia una perdita netta di spazi verdi urbani e di copertura arborea. Inoltre, le barriere create dall'uomo dovranno essere rimosse dai fiumi per migliorare la connettività idrica, con l'obiettivo di riportare 25.000 chilometri di fiumi a condizioni di libero scorrimento entro la fine del decennio.

 

Con l'approvazione del regolamento e la sua entrata in vigore, gli stati membri dovranno dunque stabilire dei piani nazionali da presentare alla Commissione europea e le strategie dovranno dimostrare come verranno raggiunti gli obiettivi previsti dal regolamento. Inoltre, i governi dovranno inoltre monitorare e riferire sui loro progressi, sulla base di indicatori di biodiversità a livello europeo.

 

Gli Stati membri dovranno adottare misure volte a migliorare due di questi tre indicatori: la popolazione di farfalle delle praterie, lo stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità. Inoltre, dovranno aumentare la popolazione di uccelli forestali e combattere l'eccessiva edificazione.

 

"Grande notizia l'approvazione definitiva della restoration law - commenta Cristina Guarda, consigliere della Regione Veneto e recentemente tra i candidati più votati di Alleanza Verdi Sinistra alle elezioni europee -. Ora controlleremo attentamente come sarà applicata dagli Stati e, per competenza, dalla Regioni: la differenza la farà la capacità di progettare interventi di riqualificazione e ripristino di ambienti degradati, poveri di biodiversità e fertilità, incapaci di stoccare acqua, aree contaminati, etc". Secondo Guarda questa approvazione segna un cambio di passo in termini del rapporto tra la politica e l'ecologismo nel nostro paese: "L'approccio dei politici non potrà più essere svilente nei confronti degli ecologisti e della natura, visto che il suo ripristino ci consente di produrre anche benefici economici tra gli 8 e i 38 € per ogni euro speso (Commissione Europea), anche per danni e rischi evitati per la sicurezza e salute. Senza contare l'indotto economico che prodotti e servizi utili per la natura potrebbe generare fino a 10.000 miliardi di dollari all’anno per le imprese".

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