Contenuto sponsorizzato
Ambiente | 09 settembre | 13:15

"Non c'è niente di più odiato dell'edera sugli alberi". È un'ostilità ingiustificata, oppure si basa su dinamiche concrete?

Negli ultimi giorni è rimbalzato di social in social un post dalla naturalista Jessica Peruzzo dedicato all'edera sugli alberi. Il contenuto, che ha dato vita a un'accesa discussione (quasi 2500 commenti al post su Facebook), riflette sull'"odio spesso ingiustificato" che viene spesso riversato sull'edera, ma anche del suo "grande ruolo ecologico". Abbiamo deciso di approfondire il tema con la dottoressa forestale Paola Barducci

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Negli ultimi giorni è rimbalzato di social in social un post dalla naturalista Jessica Peruzzo dedicato all'edera sugli alberi. Il contenuto, che ha dato vita a un'accesa discussione (quasi 2500 commenti al post su Facebook), riflette sull'"odio spesso ingiustificato" che viene spesso riversato sull'edera, ma anche del suo "grande ruolo ecologico".
 

 

Abbiamo deciso di approfondire il tema con la dottoressa forestale Paola Barducci:

 

Altro che le tasse, il dentista o l'inizio scolastico: non c'è niente di più odiato dell'Edera! Sì sì avete letto bene: l'edera comune (nome latino Hedera helix L.) genera un'insofferenza appena se ne parla, anche a bassa voce, nei boschi e sui banchi. Figuriamoci sui social! 

 

Ma qui non si ha paura di nulla e quindi proviamo a fare chiarezza: l'edera comune infatti è una pianta rampicante (e non una parassita) che sfrutta l'altezza delle piante (o di un lampione o di un muro) per raggiungere il sole con le sue foglie. Attenzione non cattura la linfa con le sue radichette né stritola con il suo tronco l'albero a cui si avvolge. 

 

In un bosco ben gestito l'edera sarà presente con alcuni esemplari che andranno a soverchiare l'albero a cui aderiscono solo se questo è già indebolito, parassitizzato oppure semplicemente vetusto.

 

Al contrario se la pianta è sana, giovane e forte, l'edera comparirà nella sua chioma solo parzialmente e le due specie potranno vivere felicemente assieme, meglio di certuni matrimoni!

 

Ovviamente c'è sempre un "dipende", come insegna Luigi Torregiani: se ho un castagneto da frutto abbandonato o se devo gestire un giardino con piante monumentali e vetuste, allora l'edera può diventare un problema, poichè andrà ad avvolgere la chioma degli alberi che io, giardiniere, forestale o proprietario, voglio mantenere più a lungo possibile. Allora solo in questi casi si può pensare di gestire la situazione a favore degli alberi che prediligo.

 

Altrimenti questa povera edera perché non la lasciamo al suo naturale decorso? In fondo anche lei apporta un incremento nella biodiversità, sia come specie differente, sia come attrattiva per numerosi animali che trovano nutrimento nei suoi fiori e nei suoi frutti, rifugio nelle sue fronde chiuse, sito di nidificazione.

Non vi abbiamo convinto? Non vi resta che andare in un bosco, e contare quante specie animali e vegetali vivono assieme all'edera.

 

Vi lasciamo con una "forestpoesia" di Matteo Mazzoni che a noi piace leggere a voce alta magari davanti alla nostra amica edera:

 

Nutrire

 

Nel mio nome
la mia condanna,
marchiata con pregiudizio
giustiziata senza appello.
Ma anch’io sono fatta
di foglie e di legno.
Anche le mie radici muoiono
se non dissetate.
Anch’io sanguino
se vengo recisa.
Anch’io ho diritto
a raggiungere il mio
raggio di sol
come tutte voi
sopra di me.
Per quanto lontano
possa essere
non posso rinunciarvi.
Anch’io come voi
nutro il bosco,
almeno finché il bosco
non si nutrirà di me.

 

 

 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Cultura
| 21 gennaio | 08:15
Durante il discorso di insediamento, ha promesso che il monte Denali (con i suoi 6190 metri d'altezza il più alto del Paese) tornerà a chiamarsi come stabilito nel 1917. Ecco i motivi
Idee
| 21 gennaio | 06:00
Promosso dal gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano e giunto nel 2025 alla quarta edizione, il premio chiede alle sezioni CAI di segnalare figure emblematiche nel preservare saperi e tradizioni dei paesi montani
Ambiente
| 20 gennaio | 19:19
 Specialmente tra la dorsale abruzzese e quella umbro marchigiana abbiam vissuto dei valori termici davvero molto bassi, con temperature che a 2000 metri hanno sfiorato anche i -12°C. Nel video siamo sul Vettore (Parco Nazionale dei Monti Sibillini immortalato da Paoloantonio D’Ettorre)
Contenuto sponsorizzato