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Ambiente | 15 ottobre | 06:00

Nel mondo del giornalismo online è ancora necessario raccontare la montagna nelle piazze. Nel fine settimana il primo festival de L'AltraMontagna e People

Troppo spesso importanti decisioni vengono discusse al chiuso, tra pochi, in stanze inaccessibili. Questo è ancora più vero per territori e comunità che da decenni di politiche urbanocentriche sono state spinte ai margini e che oggi hanno poco peso politico e sempre meno rappresentanza. Portare certi temi nelle piazze, attraverso le riflessioni di esperti, significa innaffiare quei semi, dare loro ancora più possibilità di germogliare

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Scrivere, talvolta, è come affidare all'oceano un messaggio chiuso in una bottiglia: su quali spiagge approderà? Chi lo raccoglierà? Cosa ne farà? 

Scrivere, inserire un articolo online e poi cliccare "pubblica", spesso stimola queste stesse identiche domande, insieme a un po' di speranza, a tanto senso di responsabilità e anche ad una strana solitudine.

 

È anche per questo che, quando possiamo, amiamo lasciare tastiere e monitor dei PC per portare i nostri messaggi nelle piazze. Per aprire la bottiglia approdata sulla spiaggia insieme a chi ha scelto con curiosità di avvicinarsi ad essa, cogliendo la scommessa di aprire il nostro misterioso foglietto. 

 

Da circa due anni cerchiamo di proporre i temi delle Terre alte e della crisi climatica nelle piazze, in occasione di eventi e manifestazioni pubbliche. Quando ne abbiamo l'occasione, coinvolgiamo ospiti di rilievo che si confrontano insieme a noi su alcuni argomenti di grande attualità. 

Negli scorsi giorni abbiamo realizzato tre talk al Festival "Oltre le Vette" di Belluno e, come sempre, è stata un'esperienza originale e stimolante. Anche divertente e gioiosa, piena di umanità. 

 

Osservare chi ci ascolta ripaga quel vuoto appena descritto, riempie quella strana solitudine, ma al tempo stesso ci fa percepire la reazione attorno a un tema, ci mostra quali sensazioni suscitano alcune riflessioni. Osservare e ascoltare, per noi che scriviamo, è un esercizio fondamentale. 

In uno dai talk di Oltre le Vette la sindaca di Pieve di Cadore, Sindi Manushi, parlando del contestato progetto della diga del Vanoi, ha espresso un concetto che sentiamo di fare nostro e che riassumiamo così: far uscire i grandi temi che coinvolgono la montagna dal silenzio che troppo spesso li avvolge significa spargere semi di cambiamento nella società. 

 

Troppo spesso importanti decisioni vengono discusse al chiuso, tra pochi, in stanze inaccessibili. Questo è ancora più vero per territori e comunità che da decenni di politiche urbanocentriche sono state spinte ai margini e che oggi hanno poco peso politico e sempre meno rappresentanza. Portare certi temi nelle piazze, attraverso le riflessioni di esperti, significa innaffiare quei semi, dare loro ancora più possibilità di germogliare. 

 

I nostri "messaggi nella bottiglia" e i nostri "innafiatoi immaginari" servono esattamente a questo: innescare pensieri per stimolare cambiamenti necessari, per portare idee e visioni che poi meritano di essere prese, messe a terra e coltivate, valle per valle. 

Scrivere e organizzare dibatti serve a questo, oltre a farci sentire meno soli dietro alle nostre tastiere.

 

Ed è per questo che rilanciamo immediatamente la proposta, grazie al primo festival de L'AltraMontagna e People. Tre giornate di incontri, dal 18 al 20 ottobre, a Trento, nell'ambito di Autumnus (qui il programma). 

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