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Ambiente | 09 settembre | 12:00

La sensibilità degli artisti è fondamentale per affrontare la crisi climatica. Giuliani: "Permette di divulgare con efficacia temi cruciali per l'umanità"

Il tema del ruolo dell'arte nell'affrontare la crisi climatica è l'oggetto della conversazione con Nicola Giuliani, fondatore di Campo Base Project, nell’ultima puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La crisi climatica è sempre più evidente, e i suoi impatti ci ricordano ogni giorno l'urgente necessità di un'azione collettiva. E se i dati e numeri svolgono un ruolo cruciale in questo processo, è anche estremamente importante riconoscere il potere dell’arte, dell’esplorazione e della connessione con sé stessi e con l’altro, nel sensibilizzare e mobilitare gli individui, e soprattutto nell’immaginare futuri diversi.

 

Abbiamo approfondito questo tema nell'ultima puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi" con Nicola Giuliani, fondatore di Campo Base Project che produce l’omonimo festival.


Credits: Chillera.

"Il linguaggio artistico e gli artisti siano dei grandi sismografi - inizia così Nicola Giuliani a raccontarci del rapporto tra arte e azione e climatica-. Sono delle realtà, delle persone, degli individui, dei collettivi che hanno una sensibilità accesa che ci permette in qualche maniera di poter arrivare con grande facilità a dei temi che sono cruciali per l'umanità". E se è vero che la scienza è di fondamentale importanza per affrontareun clima che cambia, è anche vero che "noi siamo fatti di due parti, siamo una parte razionale e una parte emotiva e quindi abbiamo bisogno di essere toccati dalle emozioni". Il ruolo degli artisti, allora, commenta Giuliani, è quello di "farci vibrare e aiutarci così a cogliere delle questioni, toccandoci".

 

"In realtà noi siamo parte della natura, quindi sui temi poi ambientali credo che nessuno possa sentirsi escluso - continua Giuliani - basta semplicemente trovare la linea giusta di comunicazione".


Credits: Benedetta Damiani

Nicola Giuliani è il direttore di Campo Base Festival, che inizia, nella sua quarta edizione, proprio questo venerdì in Val Saviore, una laterale della Val Camonica: "Un festival è un luogo dove lo spazio e il tempo vengono modificati, dove il nostro fuire giornaliero degli spazi e del gestire il nostro tempo viene modificato. Questo festival nello specifico nasce con l'obiettivo di indagare delle questioni, è un festival estremamente interrogativo, non ha l'ambizione di dare delle risposte, ma di porre delle domande complesse". Le questioni che animano campo base, infatti, possono trovare una risposta solamente "collettiva" secondo Giuliani, che sia "figlia di tante somme, di tante risposte individuali" e proprio seguendo questa filosofia è strutturato il programma.

"Quest'anno lavoriamo sul tema del perdersi, sul percorrere delle strade che non sono state percorse - spiega il direttore del festival -. Parliamo dell'abbandonarsi a queste nuove esperienze o meglio ancora meglio esperire direttamente".

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

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