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Ambiente | 13 luglio | 08:45

(IL VIDEO) "Ogni due-tre anni ormai c’è un evento che non dà tregua alle piante": la stretta connessione tra bostrico e fenomeni meteorologici estremi

"La ripresa del bosco sarebbe possibile, ma richiederebbe tempo e condizioni ambientali favorevoli per lunghi periodi: purtroppo la frequenza e l’intensità degli eventi estremi è tale da bloccare questa rinascita e tutto ricomincia da capo". Il bostrico è legato a doppio filo con la crisi climatica

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Cosa c'entrano gli eventi meteorologici estremi con l'epidemia di bostrico? Quella delle epidemie di bostrico è una situazione che, ci ha spiegato l'entomologo Massimo Faccoli, sarà destinata a ripetersi ancora, con cicli molto più ravvicinati di quelli a cui siamo stati abituati in passato.

 

"Ogni due-tre anni ormai c’è un evento che non dà tregua alle piante: tempeste di vento o temporali fortissimi, neve pesante, grandine, siccità, ondate di calore".

 

"Non importa quale sia il fattore scatenante: ogni qualvolta si ripresenta un problema di questo tipo i boschi alpini vengono fiaccati e non sono più in grado di reagire come eravamo abituati, soprattutto se maturi. La ripresa del bosco sarebbe possibile, ma richiederebbe tempo e condizioni ambientali favorevoli per lunghi periodi: purtroppo la frequenza e l’intensità degli eventi estremi è tale da bloccare questa rinascita e tutto ricomincia da capo"

 

(...) "Alcuni ricercatori hanno recentemente stimato che un evento di precipitazione con un tempo di ritorno di cinquant’anni potrà diventare circa quattro volte più frequente nel futuro, quindi ritornare ogni dieci-quindici anni", ha proseguito la meteorologa Sofia Farina

 

"Proprio per questo, chiamarli eventi estremi avrà sempre meno senso. Bisogna iniziare a interiorizzarli come espressione della crisi climatica e quindi agire di conseguenza, sia sul fronte della mitigazione, diminuendo drasticamente l’uso di combustibili fossili, sia su quello dell’adattamento. I nostri territori, in special modo quelli montani, devono prepararsi a una nuova normalità".

 

Una nuova normalità in cui i boschi saranno sempre più stressati e quindi dove il bostrico sarà sempre più presente, almeno finché ci sarà abete rosso sulle nostre montagne. Perché l’avanzata del coleottero non è soltanto legata agli eventi meteorologici che provocano schianti. In alcune aree del centro Europa, infatti, migliaia di ettari di abete rosso si sono disseccati senza tempeste di vento.

Il bostrico è legato a doppio filo con la crisi climatica. Eventi come Vaia possono essere un grande, poderoso innesco. Ma ci sono altri fattori, direttamente connessi al riscaldamento globale, che soffiano sul fuoco dell’infestazione. 

 

Per questi motivi, - informano Massimo Faccoli e Luca Deganutti dell'Università di Padova - "per il primo decennio del XXI secolo è stato stimato un aumento dei danni di Ips thipographus (bostrico) in Europa pari a sei volte quelli registrati nel periodo 1971-1980, e un ulteriore aumento del 764 per cento è previsto per il periodo 2021-2030".

 

Testo tratto dal libro SOTTOCORTECCIAUn viaggio tra i boschi che cambiano, il primo libro targato L'AltraMontagna.



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