Contenuto sponsorizzato
Ambiente | 18 luglio | 19:00

"Il suolo, nostro alleato invisibile": per ridurre l'instabilità delle montagne è nato un progetto di ricerca che coinvolge cinque paesi

"Soil: our invisible ally" è stato selezionato tra gli oltre 170 progetti presentati al bando europeo "Spazio alpino" e, con un budget da 2,8 milioni di euro e il coinvolgimento di cinque paesi, mira a studiare gli effetti del progressivo abbandono dei pascoli alpini

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Migliorare le conoscenze per pianificare ed eseguire buone pratiche per la mitigazione delle emissioni  inquinanti, ma anche per migliorare la gestione delle acque e, più in generale, per ridurre al minimo  l'instabilità del suolo, risorsa preziosa e limitata. Sono gli obiettivi del progetto denominato "Soil: our invisible ally", il suolo, il nostro alleato invisibile, uno dei 13 finanziati sui 170 presentati sul bando europeo "Spazio alpino", che vede il Parco delle Orobie Valtellinesi tra i partner.

 

Un progetto da oltre 2,8 milioni di euro che concentra l'attenzione su quello che succede oltre il limite del bosco per verificare gli effetti del  progressivo abbandono dei pascoli alpini. Uno studio corale che coinvolge cinque Paesi.

 

"Come Parco delle Orobie siamo orgogliosi di partecipare a uno studio di tale portata, grati per il finanziamento ottenuto che premia la progettualità e le attività che stiamo svolgendo che arricchiscono il territorio in conoscenze e in  competenze - evidenzia il presidente Doriano Codega -. I dati raccolti saranno fondamentali per elaborare  nuove strategie di gestione dei territori alpini, soprattutto in uno scenario di cambiamento climatico,  promuovendo una corretta gestione del territorio e la prevenzione dei rischi naturali".  

 

Il Parco delle Orobie Valtellinesi, che può contare su un contributo di 250 mila euro, si avvarrà della collaborazione del Dipartimento di scienze teoriche e applicate dell'Università dell'Insubria, che ha alle spalle una lunga esperienza di indagine e studio sulla risposta degli ecosistemi alpini al cambiamento climatico. L'attività di ricerca si articolerà in tre fasi principali: mappatura del suolo, misura dei flussi di anidride carbonica e modellazione dell'erosione e della stabilità del suolo.

La mappatura combinerà tecniche di telerilevamento, con l'utilizzo di satelliti ad alta risoluzione per classificare terreni e vegetazione, il carotaggio, che prevede il prelievo di campioni fino a un metro di profondità, e l'analisi dei profili del suolo. I dati sulle temperature del suolo confluiranno in un database globale: la realizzazione  delle diverse mappe del suolo e della traccia della storia potranno aumentare la consapevolezza delle giovani generazioni sull'importanza dei suoli per la vita negli ambienti terrestri e sul loro ruolo ecologico essenziale.

 

"Il suolo - spiega il direttore Massimo Merati - è un elemento cruciale per la resilienza  climatica, in quanto fornisce servizi ecosistemici essenziali e sostiene la biodiversità. Grazie a questo progetto potremo colmare il divario tra le conoscenze esistenti e le pratiche di gestione della risorsa suolo. L'ampio partenariato, composto da organismi tedeschi, austriaci, francesi e sloveni, oltre che italiani, consentirà di estendere lo studio a tutto l'arco alpino".

 

Il gruppo di lavoro è formato da ricercatori,  proprietari terrieri, enti comunali e regionali che, attraverso piattaforme di divulgazione, si impegnerà per  aumentare la consapevolezza e migliorare le pratiche e le politiche locali nella gestione del suolo. 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Cultura
| 21 gennaio | 08:15
Durante il discorso di insediamento, ha promesso che il monte Denali (con i suoi 6190 metri d'altezza il più alto del Paese) tornerà a chiamarsi come stabilito nel 1917. Ecco i motivi
Idee
| 21 gennaio | 06:00
Promosso dal gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano e giunto nel 2025 alla quarta edizione, il premio chiede alle sezioni CAI di segnalare figure emblematiche nel preservare saperi e tradizioni dei paesi montani
Ambiente
| 20 gennaio | 19:19
 Specialmente tra la dorsale abruzzese e quella umbro marchigiana abbiam vissuto dei valori termici davvero molto bassi, con temperature che a 2000 metri hanno sfiorato anche i -12°C. Nel video siamo sul Vettore (Parco Nazionale dei Monti Sibillini immortalato da Paoloantonio D’Ettorre)
Contenuto sponsorizzato