Il Monte Fuji senza neve in ottobre per la prima volta in 130 anni
Insieme al cambiamento climatico, a preoccupare le autorità locali c'è anche l’overtourism. Ecco perché

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il Monte Fuji come non si era mai visto. Dal 1894 ad oggi, infatti, ad ottobre l'iconica vetta che sovrasta la città di Fujiyoshida non era mai stato privo di neve. E così l'immagine classica, quella da cartolina, film, cartone animato, del monte col ''cappello'' bianco quest'anno tarda da venire. D'altronde l'estate passata anche in Giappone è stata la più calda mai registrata nel pieno rispetto di una tendenza globale e a cui, ormai, ci stiamo forse abituando (il 2024 si rivelerà con ogni probabilità l’anno più caldo mai registrato per i . Alla luce di quanto evidenziato negli ultimi giorni sorge spontaneo chiedersi se la minore copertura nevosa inciderà sulla frequentazione già critica del Monte Fuji.
Ma andiamo con ordine. Le insolite temperature che ad ottobre non hanno permesso la formazione di neve sulla cima della iconica montagna come invece era solito accadere, sembrano essere rese tre volte più probabili dalla crisi climatica come mostrano le analisi di Climate Central, Secondo questa organizzazione no profit che si occupa di studiare e comunicare gli effetti della crisi climatica, le temperature medie giornaliere hanno raggiunto un livello 3 del CSI (Climate Shift Index) in 259 località del Giappone, la cui mappa Climate Shift Index global map è consultabile per ogni località del mondo. Questo indice rivela quanto i cambiamenti climatici influenzino la temperatura in un determinato giorno, esso varia da -5 a +5, con livelli positivi che indicano temperature sempre più probabili a causa del cambiamento climatico. Per i livelli pari o superiori a 2, l'indice è un multiplo della frequenza con cui una particolare temperatura si verificherà a causa dei cambiamenti climatici. Ad esempio, un CSI di livello 5 significa che una temperatura si verifica 5 volte più frequentemente rispetto a un mondo senza inquinamento da carbonio causato dall'uomo e nel caso del Fuji il ‘multiplo’ raggiunto è, appunto, 3.
Da 130 anni, ogni anno, l’Ufficio Meteorologico Locale di Kofu annuncia la prima nevicata sulla montagna, quest’anno non l’ha ancora fatto, citando condizioni climatiche insolitamente calde. Shinichi Yanagi, un funzionario meteorologico dell'ufficio di Kofu, ha dichiarato martedì alla Cnn: “Non ci sono state nevicate a causa del fatto che le alte temperature in Giappone sono continuate per tutta l’estate e ci sono state piogge”.
Il Monte Fuji, un vulcano di 3776 metri, rappresenta un importante punto di riferimento spirituale e culturale, venerato come dimora delle divinità da una parte della popolazione giapponese, è stato proclamato Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
La situazione odierna che si presenta sul monte Fuji è l'ennesimo enorme campanello di allarme che ci invita a riflettere sulla velocità con cui sta avanzando la crisi climatica e sugli impatti sempre diversificati che porta con sé. Dell’assenza di copertura nevosa e delle possibili conseguenze ne avevamo parlato nell’articolo “Montagne senza neve, l’aumento delle temperature sta trasformando la nostra idea di inverno”.
Solitamente quel cono che siamo abituati a vedere rappresentato in molti contesti come simbolo della cultura nipponica, è ricoperto di neve per la maggior parte dell'anno, fino a luglio, mese in cui inizia l’assalto dei turisti che invadono a migliaia le sue pendici. Negli ultimi anni la montagna ha visto transitare circa 220.000 persone a stagione, che, iniziando a luglio per concludersi a settembre,, risulta un tempo troppo breve per diluire questa fruizione. Tra gli impatti di una frequentazione eccessiva del luogo, ci sono l’ abbandono di quantità ingenti di rifiuti, sovraccarico delle strutture igieniche e interventi dei soccorsi più frequenti a causa di attrezzature inadeguate o scarsa preparazione nell’approccio alla scalata. Insomma tutte dinamiche che purtroppo ben conosce chi abitualmente frequenta o abita l’ambiente montano.
L’amministrazione locale, comunque, ha preso iniziativa nel tentativo di arginare gli importanti numeri di persone che ogni anno vogliono accedere alla cima della nota montagna, imponendo una tassa di 2000 yen a persona (che equivalgono a circa 12 dollari) e un numero massimo di accessi pari a 4000 scalatori al giorno. Che futuro si prospetta per questa montagna una volta ritenuta inviolabile, ora sempre più accessibile, che inesorabilmente e neanche tanto lentamente perderà la sua protezione nevosa, protezione forse che funzionava contro l’assalto delle masse?