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Ambiente | 29 dicembre | 19:00

"Il mercato della lana come isolante per l’edilizia era tutto da creare": Villgraten, la valle della lana, si reinventa guardando al futuro

Una storia di riscoperta e valorizzazione di un prodotto ormai considerato di scarto, creando una filiera di nuovi prodotti, legati all’edilizia e al benessere, a 1500 metri di quota

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il confine italo-austriaco tra San Candido e Sillian, con la sua sfilata di distributori di benzina, di supermercati e di import-export di legname, è, letteralmente, a un paio di chilometri. La distanza geografica, però, non conta. La Villgratental è un mondo a parte. Una vallata che non insegue i turisti, dove i masi sembrano cristallizzati nel tempo, senza grandi concessioni alla modernità: i  prati sono liberi, a disposizione delle bestie al pascolo, i boschi sono fitti, avvolgenti. Una vallata dove l’energia elettrica è arrivata solo nel 1948, la televisione nel 1971 e la popolazione vive, orgogliosamente, soprattutto di allevamento. 

 

La Villgratental si imbocca nel comune di Sillian, in un punto dell’Alta Pusteria che non può passare inosservato. E’ proprio sopra lo sbocco del torrente Villgraten, a fianco del Burnbrugge, un ponte coperto, in legno, datato 1731, un capolavoro di falegnameria dell’epoca degli Svevi. Sopra svetta il castello di Heinfels,  che ha alle spalle una storia importante. 

 

Poi, finalmente, si sale. E’ una strada comoda quella che si insinua nella vallata. Si guadagna quota mentre le case diventano sempre più piccole, la gente sempre meno numerosa. Tanto che gli abitanti, in tutta la valle, sono meno di duemila. Una sfilata di curve e si arriva al primo paese, Außervillgraten. Fa comune ma è soprattutto un borgo, con un paio di invitanti Gasthof, le trattorie locali, un piccolo supermercato, un ufficio postale mignon e una rivendita di souvenir.

 

D’inverno arrivano anche gli sciatori, che scendono sulla pista che arriva dalla Hirtenhütte, raggiungibile da Sillian con la cabinovia Thurntaler. Si superano un paio di bivi, che portano a splendide piccole valli laterali, e proseguendo dritti si arriva a Innervillgraten, a 1400 metri di quota.  E’ il centro più grande della vallata, anche se l’aggettivo può fare sorridere. Poi la vallata si biforca. Seguendo la strada asfaltata per Oberlahnberg, lungo la Arntal, si arriva alla Wegelate Säge, un’antica segheria ancora funzionante, un altro pezzo di storia, fondamentale, del Tirolo.

 

Proseguendo ancora lungo la Arntal, si giunge a Unterstallerarm. Da qui si continua, a piedi, verso Oberstallerarm. E’ un villaggio tutto in legno, abitato da fine maggio all’inizio di ottobre dagli allevatori che portano pecore, capre e mucche al pascolo. Un posto così bello che è stato inserito nell’elenco dei monumenti nazionali austriaci. In estate ci si può fermare: molte delle 16 baite del villaggio offrono un’ ospitalità genuina, autentica. Dopo Oberstalleralm, e la sua scenografica cascata, la vallata va esaurendosi. Incombono le cime delle Villgrater Alpen a sbarrare il passo. 


Crediti: Oberstaller Alm TVB Osttirol Peter Maier Innervillgraten

Per scoprire altro bisogna quindi ritornare sui propri passi, sino alla biforcazione della vallata principale, alla Maxer Kappelle di Innervillgraten. Si gira a destra, seguendo le indicazioni per Kalkstein. Le montagne si fanno sempre più aspre, la valle più stretta, le acque del torrente Kalksteinbach più rumorose. Ci sono un paio di masi, la casa del parroco e la piccola chiesetta barocca di Maria Schnee, Maria Neve, e mai nome fu più azzeccato. Maria Schnee è famosa per il suo coro, il migliore di tutta l’Alta Pusteria se contiamo i premi nei concorsi, e per la sua Madonna, capace, si racconta da quelle parti,  di regalare miracolose guarigioni. Kalkstein finisce contro le pareti delle prime vette delle Deferegger Alpen: il Blankenstein, il Toblacher Pfannhorn, l’Hochhorn, il Gasthörndl. Dall’altra parte c’è l’altoatesina Val Casies. Con un paio di buone pedule, e un ottimo allenamento, in cinque ore circa si può fare la traversata, raggiungendo l’Italia. Con la neve, da dicembre sino a maggio inoltrato, tutta la zona diventa un vero paradiso per gli appassionati di sci alpinismo.  
 

È chiaro che l’obiettivo di chi vive nella vallata è tutelare, conservare, guardando al futuro. Da sempre, qui, si allevano ovini e da sempre la lana è protagonista. Le 70.000 pecore che pascolano in Villgratental sono puntini bianchi che si trovano un po’ ovunque, onnipresenti, capaci di mantenere i pascoli, anche quelli più in alta quota, di scongiurare la chiusura del bosco. In inverno scendono di quota e vengono ricoverate nelle stalle. A gestire l’enorme quantità di lana che arriva dalla tosatura annuale, tra fine ottobre e inizio novembre, c’è Villgrater Natur. Nato dall’idea dell’allevatore di ovini Josef Schett, ormai più di 25 anni fa, Villgrater Natur è un laboratorio, con annesso uno sfiziosissimo shop, dedicato alla lana. Si trova davvero di tutto. Ci sono i classici gomitoli, soprattutto nei colori neutri. Ci sono tappeti, di ogni foggia e dimensione, e coperte.

 

Si trovano materassi, traspiranti e isolanti, e cuscini super morbidi. E poi topper e trapunte, borse dell’acqua calda rivestite in lana, tappetini per lo yoga. E, ancora, rotoli enormi di  pannelli di feltro di lana, isolante, per l’edilizia, e di feltro colorato, per l’arredo, in spessori e larghezze diverse. E poi una scelta enorme di prodotti a base di lanolina, il grasso della lana: creme per viso e corpo, detergenti e saponi, con il profumo del bosco.  


Crediti: Oberstaller Alm TVB Osttirol Peter Maier Innervillgraten

All’inizio c’erano i gomitoli di lana,  i cappellini e le sciarpe fatte dalle donne della vallata e qualche saponetta, artigianale. Oggi Villgrater Natur dà lavoro a una dozzina di persone ed è una vera attrattiva della valle. Schett, che ha pensato e creato Villgrater Natur, è cresciuto qui, a 1550 metri di quota, sul Lahnberg. “Quando avevo otto anni, mi fu affidata ufficialmente la responsabilità del nostro piccolo gregge di pecore”, ricorda con un sorriso. Poi la vita sembrava avesse in serbo qualcos’altro per lui: gli studi economici, il lavoro in banca. Ma le radici, affondate tra i pascoli della Villgratertal, erano forti, potenti. “Nel 1985 rilevai l’azienda di famiglia, soprattutto per mantenerla, per non perdere qualcosa a cui mio padre teneva, ma decisi di lasciar perdere l’allevamento dei bovini, che da sempre era l’attività principale a cui ci dedicavamo. In Austria avevamo troppo latte vaccino, troppa carne”, racconta Schett. 

 

"La carne di cui c’era un’offerta interna davvero bassa, era quella d’agnello. Così investì sulle pecore, rimanendo legato alla razza Villgrater, una razza rustica, forte, di animali che si adattano benissimo alla vita in alta quota, perfetti per mantenere i nostri pascoli”, aggiunge. Schett coinvolse, da subito, altri allevatori locali, convinto che l’unione potesse essere una forza. 

 

Il “problema” di come gestire la lana nacque da subito. “Ci rivolgemmo ad un negozio di Lienz, l’unico della regione che ancora la commercializzava, ma la lana veniva pagata talmente poco che non ne ricavavamo davvero nulla” , ricorda Schett. “Pensammo ad un’altra strada, la valorizzazione. Chiedemmo all’Empa,  l'istituto federale svizzero per le prove e la ricerca sui materiali, uno studio sulle peculiarità della nostra lana e i risultati furono eccellenti, soprattutto per quanto riguarda le capacità di isolamento e di assorbimento dell’umidità, per l’edilizia” aggiunge Schett. Da qui il “salto”, la fondazione di Villgraten Natur, nel 1991. “Il mercato della lana come isolante per l’edilizia era tutto da creare, poteva essere interessante. Quindi investimmo prima per avviare degli studi che potessero  confermare le eccellenti qualità isolanti, poi per sviluppare dei processi tecnici per lavorarla, al meglio”, spiega. Ed è stato un successo. 

Un percorso analogo è stato fatto con la lana dedicata alle trapunte. “Abbiamo capito da subito, da quando abbiamo avuto tra le mani per la prima volta la lana delle nostre pecore, che era il materiale ideale per imbottire. Lavorata nel modo giusto diventa leggerissima, quasi un terzo del suo peso originale, incamera aria e ha delle performance molto simili alle piume d’oca. Senza alcun tipo di crudeltà. Inoltre assorbe l’umidità, senza appesantirsi,  e mantiene un ambiente piacevole, senza scaldare troppo, anche quando le temperature sono miti” aggiunge Schett. La lana usata per tutti gli accessori “da letto” arriva da pecore che vengono allevate in zone libere da pesticidi. Il futuro? Da queste parti lo vedono bene.

 

“L’interesse per la lana di pecora, per come la proponiamo noi, è tanto”, commentano da Villgraten Natur. E la lana, come materiale isolante, si sta facendo conoscere. Guadagnando credito sia per la sua efficienza, sia per il suo essere “pulita” e naturale.

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