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Ambiente | 11 dicembre | 19:00

Ghiacciai: le temperature record di quest'estate hanno annullato i benefici delle nevicate primaverili. Il bilancio di Legambiente

"La crisi climatica cambia il volto delle montagne". In occasione della Giornata Internazionale della Montagna, Legambiente presenta i dati della Carovana dei ghiacciai e 12 proposte per mettere rilievi, ghiacciai e biodiversità al centro delle politiche europee: "Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili"

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nonostante le copiose nevicate tardive della scorsa primavera, anche il 2024 si è chiuso con un bilancio fortemente negativo per i ghiacciai alpini, sempre più sottili e quasi tutti in forte arretramento su tutto l’arco alpino e con impatti su ecosistemi e biodiversità. A stilare questo bilancio, in occasione della Giornata Internazionale della Montagna, è Legambiente con i dati del quinto report di Carovana dei ghiacciai dal titolo “Gli effetti della crisi climatica su ghiacciai, ambiente alpino e biodiversità”, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano e Cipra Italia e presentato oggi a Milano all’Università Bicocca.

 

L’associazione torna a ribadire l’urgenza di mettere in campo piani e politiche di adattamento a livello nazionale e regionale, dai comuni montani fino a valle, e presenta un pacchetto di 12 proposte – 6 dal carattere più generale e 6 specifiche per l’area alpina - per una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità e da attuare al più presto, già dal 2025, anno internazionale dei ghiacciai. In questa partita è importante che l’Italia faccia la sua parte. I ghiacciai, che sono tra gli ambienti protetti dalla Direttiva Habitat che li identifica come “Ghiacciai Permanenti”, e dei 123 siti di importanza comunitaria che al loro interno possiedono ghiacciai, il 50% si trova in Italia.


Credits: Legambiente Alpi

Anche se spesso non concentriamo la nostra attenzione su questo aspetto, gli impatti causati dalla fusione dei ghiacciai si ripercuotono con grande intensità anche su flora e fauna.

 

Tra le specie più a rischio ci sono i camosci: la diminuzione della quantità e della qualità del cibo disponibile rappresenta una condizione particolarmente critica, soprattutto a giugno, periodo in cui le femmine partoriscono e allattano e hanno un maggiore fabbisogno energetico. Ma i rappresentanti dell'associazione citano anche la lepre bianca, l'ermellino e la pernice bianca. Infatti, la mancata corrispondenza tra la stagione della neve e la muta espone questi animali ad una maggiore visibilità rendendo più difficile la ricerca di cibo e la fuga dai predatori.  Studi recenti condotti sull’arco alpino evidenziano, inoltre, una perdita di area idonea per la pernice bianca compresa tra il 17 e il 59% a seconda degli scenari di riscaldamento ipotizzati.

 

Tra le piante che vivono vicino ai ghiacciai quella maggiormente in pericolo è l’Artemisia genipi, un fiore che cresce solo negli ambienti proglaciali delle Alpi Occidentali, che va a unirsi alla Saxifraga bryoides, la Saxifraga oppositifolia, la Cardamine resedifolia, il ranuncolo dei ghiacciai: tutte piante fortemente minacciate dall'aumento della temperatura a causa della perdita di habitat. Chiaramente, lo spostamento verticale delle specie, lascia un vuoto che si presta a essere ripopolato da nuovi ecosistemi e dal bosco avanza. E così, sottolinea Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, nella sua relazione iniziale, nei prossimi 100 anni la temperatura si innalzerà di 3 gradi centigradi e conseguentemente le aree di vegetazione si dovranno spostare di circa 600 metri verso l’alto.


Credits: Legambiente Alpi

“Dopo gli anni critici del 2022 e del 2023, segnati da gravi perdite di massa glaciale non solo sul versante meridionale dell’Arco Alpino, il 2024 non ha portato il miglioramento sperato - dichiara Bonardo -. La crisi climatica oltre ad accelerare il deterioramento di ghiacciai montani, permafrost e calotte polari, determina anche profonde trasformazioni nell’ambiente montano, generando nuove aree proglaciali. In queste aree emergono nuovi ecosistemi, ancora da studiare e tutelare, che richiedono un’attenzione particolare”.

 

Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili - sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - perché questi fenomeni hanno ripercussioni anche a valle. È necessario e urgente lavorare sulle politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica. Da qui anche la necessità di definire al più presto una road map europea, di cui ci facciamo portavoce, per promuovere una gestione efficace e una protezione adeguata delle aree montane fragili ma importanti e degli ecosistemi”. 


Credits: Legambiente Alpi

“La perdita di massa che stanno subendo tutti i ghiacciai dell’arco Alpino ha portato alla scomparsa di numerosi piccoli ghiacciai specialmente nei massicci montuosi a minore quota – ha commentato Valter Maggi, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Professore dell’Università di Milano Bicocca – Questa perdita sta modificando in modo drammatico il paesaggio montano, la disponibilità della preziosa riserva d’acqua, andando ad impattare sulle comunità locali già colpite dai cambiamenti climatici”.

 

La presentazione del rapporto è l'occasione per condividere alcuni dati relativi al monitoraggio. Per Legambiente, il ghiacciaio simbolo della campagna 2024 è l’Adamello, il ghiacciaio più grande delle Alpi italiane, che nel 2024 ha registrato una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3100 metri di quota, con un aumento dei collassi circolari dovuti alla contrazione della massa glaciale. La situazione è molto simile per il ghiacciaio del Careser (Gruppo Ortles—Cevedale) con 190 centimetri in media di perdita di spessore, e in Alto Adige i Ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) con una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri, solo per citarne alcuni. Tra gli altri dati 2024, preoccupa anche quanto sta accadendo sul Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso, Piemonte) con un - 1050 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio del Grand Etrét (Valsavaranche, Valle d’Aosta): -1200 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio di Timorion (Valgrisenche, Valle d’Aosta): -654 millimetri di acqua equivalente. Un’unica nota positiva arriva dal ghiacciaio del Montasio in Friuli-Venezia Giulia che ha fatto registrare un + 200 millimetri di acqua equivalente. 


Credits: Legambiente Alpi

Solo una piccola parte dei ghiacciai e delle morfologie legate al permafrost è stata inclusa nella rete Natura 2000 nel tipo di habitat, lasciando così una significativa componente senza protezione formale. Eppure, i ghiacciai, il permafrost e gli habitat emergenti nelle aree proglaciali rappresentano una parte importante del territorio europeo per quel che concerne la funzionalità ecosistemica e la produzione di servizi ecosistemici indispensabili per la pianura e le città. Essi costituiscono elementi chiave dei cambiamenti ecologici in una situazione di fragilità che dovrebbe indurre al più presto verso un cambio di rotta nella strategia di conservazione delle Alpi, e per questo motivo, Legambiente propopone una serie di azioni articolate su due livelli: uno europeo e uno panalpino, che costituiscono "una road map europea non più rimandabile".

 

A livello europeo, Legambiente chiede: di avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali; di completare il monitoraggio delle potenziali aree-rifugio; avviare il recupero dei siti in cattive condizioni, preceduto da adeguati studi specifici sui processi ecosistemici determinati direttamente dai cambiamenti climatici; rendere più stringenti oltre che cogenti gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità al 2020 nelle aree montane; di orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali; e infine di sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ degli ecosistemi in quota per garantire la loro esistenza e la funzionalità ecosistemica. 


Credits: Legambiente Alpi

Per quanto riguarda l’area pan-alpina, per Legambiente per accelerare l’attuazione della Convenzione delle Alpi e della Strategia europea per la regione alpina (Eusalp) serve incentivare la connettività ecologica a livello di ecosistema alpino, implementare il percorso di definizione di Liste Rosse IUCN delle Alpi, porre particolare attenzione ai rischi antropici; evitare forme di overturism nelle aree dove la biodiversità e la geodiversità è già messa a rischio dai cambiamenti climatici e al contempo educare i turisti a una fruizione più attenta e consapevole;  raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% del territorio entro il 2030, attraverso strumenti giuridicamente vincolanti, con una particolare attenzione ai ghiacciai e alle nuove aree proglaciali; istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai alpini, della biodiversità e della geodiversità ad essi connessa.

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